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Informazioni utili online sulla parola italiana «negozio», il significato, curiosità, forma del verbo «negoziare», sillabazione, frasi di esempio, definizioni da cruciverba, definizioni storiche, rime, dizionario inverso. Cosa vuol dire.


Negozio

Forma verbale

Negozio è una forma del verbo negoziare (prima persona singolare dell'indicativo presente). Vedi anche: Coniugazione di negoziare.

Parole Collegate

»» Aggettivi per descrivere negozio (grande, piccolo, aperto, chiuso, nuovo, ...)

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Liste Parole: Tipi di Negozi

Foto taggate negozio

Serra1

Il negozio di Simonetta

Cartolina da Bassano D.G.
Tag correlati: vetrina, insegna, porta, vetrine, luci, scritta, manichini, serranda, esposizione, vetro, legno, disegno, vestiti, vasi, bottega, piante, murales, fiori, cibo, donna, scarpe, bicicletta, manichino, abbigliamento, abiti, scritte, strada, cappelli, tre, vaso

Informazioni di base

La parola negozio è formata da sette lettere, quattro vocali e tre consonanti. Divisione in sillabe: ne-gò-zio. È un trisillabo piano (accento sulla penultima sillaba).
Parole con la stessa grafia, ma accentate: negoziò.

Frasi e testi di esempio

»» Vedi anche la pagina frasi con negozio per una lista di esempi.
Esempi d'uso
  • Il negozio di ferramenta, che si trova all'angolo di casa, ha chiuso.
  • Passeggiando per il corso si incontra il negozio di mio fratello.
  • La ditta fece fallimento e fu costretta a chiudere il negozio.
Citazioni da opere letterarie
L'Esclusa di Luigi Pirandello (1919): Uscivano di casa insieme per qualche compera, senza saper dapprima dove dirigersi. Si fermavano a guardar nelle vetrine di questo o di quel negozio, fuggendo la tentazione di entrare nei più ricchi. Smarrite per le vie della città, tra tanta gente ignota e il moto e il frastuono continui, provavano, nello smarrimento, un certo sollievo: nessuno lì le conosceva; potevano andare di qua, di là, indugiarsi a guardare a loro agio, liberamente, senza attirar gli sguardi maligni della gente. A Marta dava segreto fastidio l'ammirazione che suscitava nei passanti. Talvolta, per esser meno notata, usciva di casa senza rifarsi a modo i capelli.

I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): “ Se te lo devo dire, non sono venuto via di mia volontà, ” disse Renzo; e, con la più gran brevità, non però senza molta commozione, gli raccontò la dolorosa storia. “ È un altro par di maniche, ” disse Bortolo. “ Oh povero Renzo! Ma tu hai fatto capitale di me; e io non t'abbandonerò. Veramente, ora non c'è ricerca d'operai; anzi appena appena ognuno tiene i suoi, per non perderli e disviare il negozio; ma il padrone mi vuol bene, e ha della roba.

La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Il padre di Alice sbuffò e si sistemò sulla sedia, come se trovasse tutto questo intollerabile. Alice immaginò il marito di Sol che usciva dal negozio con la scatola delle scarpe sotto il braccio. Lo conosceva dalla foto che lei teneva appesa sopra la testiera del letto, con un rametto secco di ulivo infilato tra il chiodo e il gancio.
Canzoni
  • Il negozio di antiquariato (Cantata da: Niccolò Fabi; Anno 2003)

Giochi di Parole

Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per negozio
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione
Definizioni da Cruciverba in cui è presente
»» Vedi tutte le definizioni
Cambi
Cambiando una lettera sola si può ottenere: negozia.
Scarti
Rimuovendo una sola lettera si può avere: negozi.
Altri scarti con resto non consecutivo: ezio.
Zeppe (e aggiunte)
Aggiungendo una sola lettera si può avere: negozino.
Parole con "negozio"
Finiscono con "negozio": rinegozio, rinegoziò.
Parole contenute in "negozio"
ego, ozi, zio, nego, ozio, negozi.
Incastri
Si può ottenere da nego e ozi (NEGoziO).
Lucchetti
Usando "negozio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: annego * = anzio.
Cerniere
Usando "negozio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: ori * = rinegozi.
Lucchetti Alterni
Usando "negozio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: anzio * = annego; * ateo = negoziate.
Sciarade e composizione
"negozio" è formata da: nego+zio.
Sciarade incatenate
La parola "negozio" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: nego+ozio, negozi+zio, negozi+ozio.
Intarsi e sciarade alterne
Intrecciando le lettere di "negozio" (*) con un'altra parola si può ottenere: * arno = negoziarono; * atre = negoziatore; * atri = negoziatori.

Definizioni da Dizionari Storici

Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884
Negozio, Faccenda, Affare - Negozio è opera di qualche importanza, e dove ha luogo il senno e la sufficienza. - Faccenda dicesi per lo più delle cose di abituale esercizio. - Affare è faccenda, trattativa, occupazione che riguarda la economia, il mantenersi in istato; ed è più o meno grave secondo il soggetto. [immagine]
Fondaco, Negozio, Magazzino - Fondaco si dice propriamente a Firenze quella bottega dove si vendono pannine in grosso e anche a minuto. - Negozio è bottega dove si vendono merci gentili o di pregio, o che ha qualcosa di elegante. - Magazzino è luogo dove i mercanti tengono in deposito la mercanzia, che poi vendono al negozio. Il dir magazzino per negozio abbondante o di lusso, è gallicismo. [immagine]
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860
Bottega, Fondaco, Magazzino, Studio, Banco, Negozio, Banca - Bottega è il luogo ove si vende a ritaglio merce qualunque; ma d'ordinario s'intende più di comestibili o di minuterie: nel fondaco invece si vendono merci di maggior valore, come panni, drappi di seta e simili; il fondaco, come suona in parte la parola, suppone un fondo di mercanzie non lieve. Magazzino è il luogo ove si ripone il soprappiù della roba che non puossi in una sol volta esporre in vendita; il magazzino fornisce il fondaco e la bottega: ne' magazzini si puonno fare vendite in digrosso ai piccoli mercanti: mette ne' magazzini il fabbricante, il manifatturiere, il produttore insomma, e quivi la merce o il genere attende il momento propizio per la vendita.

« I nostri antichi pittori e statuarii chiamavano bottega il luogo ove lavoravano; oggi è chiamato studio ». Cioni.

Oggi la parola bottega par divenuta ignobile, e perciò ogni mediocre negoziante dirà: vo al negozio; ogni fabbricantuccio o magro uomo d'affari dirà: vo al banco. Studio dicesi anche quello degli avvocati, de' procuratori, de' letterati, quando questi ultimi sono assai ricchi da avere uno studiuolo a sè, ove non abbiano ad essere ogni tratto disturbati per faccende estranee allo studiare. Banca, quella de' banchieri, ove di cambiali, di sete, di metalli fini e di carte pubbliche si negozia. Le pubbliche banche sono quelle che scontano cambiali con biglietti proprii al portatore, a ciò autorizzate dal governo: Banca di Francia, Banca Nazionale da noi. Anticamente dicevansi banchi questi pubblici stabilimenti: Banco di San Giorgio [immagine]
Negozio, Affare, Faccenda, Affaruccio, Affaretto; Faccendiere, Faccendone, Affaccendato; Sfaccendare, Sfangare, Acciapinare - Negozio parrebbe a prima vista valer meglio a significare affare di commercio, perchè della famiglia di negoziare, negoziante ecc., ma pure non è; due negozianti all'incontrarsi non si domanderanno già come vanno i negozii, ma sì, come gli affari. Negozio ha del generico e dell'indeterminato: che negozio è questo? sapete in quale negozio vi siete impacciato? Affare è più esplicito, meglio determinato; ognuno ha i suoi affari, gli affari prima d'ogni altra cosa, andare agli affari, fare affari sono frasi che corrono tuttogiorno nella bocca d'ognuno. Affaruccio è affare buonino, più che la parola non dice: affaretto, sembra voler significare affare di poca entità, e poi intricato, che dà da pensare e da studiare per uscirne bene; dicendo: è un affaretto da cui non so ancora come mi riescirà il sortirne, si dice anche qui meno che non si vorrebbe dire, e l'affaretto non è così piccolo, e sarà forse affare grave e spinoso; ma già al mondo gli eufonismi son molti, e guai a chi dice tutta e schietta la verità! Faccenda in sè dice affare da poco, ma che va fatto subito; anzi si dice per lo più in plurale per aumentarne l'importanza: le faccende di casa; vado alle mie faccende; ho un mondo di faccende e non so a quale metter capo. Faccendiere è chi fa, sbriga di molte faccende, chi in esse si compiace: appellativo meglio spettante alle donne; faccendone, chi si spaccia per persona di molti affari, o faccende: il faccendone ha sempre da fare di grandi cose; così dice, e mai ne fa una; buono a metter sossopra e nulla più, e a dare con ciò da fare agli altri. Affacendato chi è in faccende, in mezzo alle faccende, e dà a divedere che ha da fare: se però un si affaccenda, farà poco o poco bene: la calma dello spirito invece, una sollecita ma tranquilla operosità farà più e meglio. Sfaccendare vorrebbe proprio dire, tor via le faccende, sbrigarle sicchè non ve ne restino più; così giudico dell's, lettera, suono che indica privazione; infatto sfaccendare vale lavorare di molto, sbrigare le cose, farne più che si può, e allora è chiaro che fatte che siano, non restano più a sbrigare. Sfangare, propriamente, levare il fango, la pece, ogn'inciampo che arresta l'andamento delle cose, e significa sudarvi attorno acciò riescano a bene. Acciapinare, è far cosa con fretta, e adirandosi per non vederla riuscire a modo nostro: io, se fosse lecito, darei a questo verbo un significato attivo, e direi che acciapinare le cose è farle male o per la fretta, o per la non sufficiente abilità; a ciò mosso dalle parole sciapin, sciapinà, sciapinè che trovo ne' dialetti genovese e piemontese, le quali hanno in ambidue questo significato: sciapin, come si vede, è il sostantivo, colui che fa male le cose per non saperne abbastanza. [immagine]
Negoziato, Negozio, Negoziazione, Maneggio, Traffico, Rigiro, Negozietto, Negoziuccio - « La negoziazione è politica; il negoziato è mercantile; il negozio è, in senso generalissimo, qualunque affare, o per celia, cosa qualunque che abbia in sè del singolare, dello strano o che si voglia rappresentare in aspetto ridicolo. Poi, negozio, è il luogo dove si vendono le merci; da ultimo è l'atto del far cambii o vendite o compre: e in questo senso è affinissimo a negoziato. Se non che il negoziato versa sopra valori non piccoli; il negozio anche sopra minuti: ond'ha i diminutivi negozietto, negoziuccio. Chi compra o baratta libri, fa un negozio che certo non è negoziato. Il negozietto può indicare negozio anche buono e ben utile, ma che così si chiama per vezzo; il negoziuccio è sempre da poco ». Tommaseo.

La negoziazione io non la direi sempre politica; ma anche in genere l'atto e gli atti del trattare altri affari e contratti. Negoziato, colla sua forma di participio passato mi fa pensare che bene si potrebbe dire di contratto già stabilito nelle sue basi principali, o presso ad esserlo. Maneggio dice l'autorità di trattare gli affari, e il modo destro con cui si trattano, e l'amministrarli, il che si spiega coi modi di dire: avere, pigliare il maneggio, maneggiare le cose, maneggiarsi in modo da escirne e condurle a bene. Il rigiro può essere una parte del maneggio; però ha sovente mal senso, per la sua affinità con raggiro: rigirare o rigirarsi è studiare ogni mezzo di fare alla meglio e il più convenientemente; e talora ai mezzi, purchè convengano, non si fa coscienza di badar tanto per minuto. Traffico è commercio vivo di cambio o vendita di merci, danaro, cambiali e altre valute. [immagine]
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879
Negozio - e † NEGOCIO. Aff. al lat. aureo Negotium. Affare, Faccenda. Dant. Par. 11. (C) E chi rubare, e chi civil negozio. Cas. Lett. 8. E le raccomando assai il negozio che si tratta. Red. Cons. 1. 83. Crederei che sano consiglio, e molto giovevole per questa signora, fosse… rimettere il negozio della sua salute all'opera della natura. Stor. Eur. I. 19. (M.) Consumò in questo negozio quasi che un anno intero. Buon. Fier. 2. 3. 4. Negozii e spacci quant' altri abbia voglia Si faran fra un'ora. Fir. Dial. bell. donn. Negocii amorosi. Cas. Lett. Uom. ill. (Man.) Dopo le quali (lettere) non ho inteso altro poi sopra 'l negocio della triegua. E 149. E prima che non abbi dato fine a questo negozio non può V. E. fare disegno sopra di lui. [Cam.] Borgh. Selv. Tert. 145. Questa maga (parlando di Circe) per tal guisa fece il negozio di coloro, di cui ella era sacerdotessa, cioè dei demonii, e degli angeli suoi. E 150. Non poteva procurarsi avanti da altri quello, che in onore di loro medesimi (i demonii) era per ridondare, nè per mezzo d'altri l'averebbono dato in luce, se non per mezzo di quegli stessi, ne' nomi, ed immagini, ed istorie de' quali avevano decretato di fare il lor negozio con arrogarsi d'esser consacrati falsamente Dei. [G.M.] Segner. Quares. Pr. 7. Non solo il negozio della nostra eterna salute non è, quale a voi sembra, di agevole riuscita; ma… che, ancora dopo un'immensa sollecitudine, ha tenuto in timore i più eccelsi Santi.

T. Apost. Implicarsi ne' negozi secolari.

2. Faccenda commessa. Ar. Fur. 27. 13. (Man.) E ad un altro suo diede negozio D'affrettar Rodomonte e Mandricardo Per le vestigia donde l'altro sozio A condur Doralice non è tardo.

3. † Lavoro in gen. D'anim. Petr. cap. 4. (C) E Progne riede Colla sorella (Filomela) al suo dolce negozio.

4. Negozio vale anche Traffico. (C)

5. Il luogo in cui vendesi. Malm. 1. 82. (M.) Tosto che v'ebbe fitto il capo, volle Che ognun serrasse il traffico, e il negozio. Lam. Dial. p.217. (Gh.) Quam quisque notavit artem, in hac se exerceat, ho sentito dire a' saggi che praticano il mio negozio.

6. T. Le cose in esso contenute, e attenenti al commercio, Far la consegna del negozio.

7. Per Cosa, Punto. Vit. Pitt. 18. (Man.) Lo stabilire in qual anno del mondo cadesse la prima Olimpiade è negozio difficilissimo.

8. Nel num. del più per le parti dell'uomo. Salvin. Odiss. 378. (M.) E i negozii strappando darà a' cani A partir crudi. E Esiod. 8.

[T.] L'orig. Nec (non) otium, lo dimostra applicabile a ogni occupazione; e quindi, per estens., a ogni cosa che più o meno occupi l'operosità nostra o la mente. Spesso, però, si limita alle occupazioni che concernono l'utile; e, ancora più ristrettamente alle utilità che risultano o speransi dal comprare o dal vendere per abito e professione. In questo senso è aff. a Traffico; ma il Traffico è ancora più strettamente commerciale: e però, applicato a altre cose, suona peggiore biasimo. T. C. alla v. CONTO, § 13. Andare a conto d'alcuno; Andare a pro o danno d'alcuno; e dicesi di negozio, traffico o sim. E alla v. COMPAGNIA § 14. Comunanza d'interessati in alcun negozio o traffico mercantile, detta altrimenti Ragione. – In questo senso Negozio, è più gen. di Traffico. Hor. Persius hic permagna negotia dives habebat Clazomenis, etiam lites cum Rege molestas.

II. La quantità delle cose che hannosi negoziabili, e il luogo dove si tengono. T. Crusca alla v. COMPLIRE, § 5. Complire una somma o la tratta, dicono i mercanti il… Cavare danaro dal negozio proprio o dell'amico corrispondente. – Aprire un negozio. – Tiene negozio; Ce l'ha.Ricco, Bello, Bene avviato.

T. Negozio di droghiere. – Negozio di rigattieri. – Direzione del negozio; Giovane di negozio.

III. T. D'affari in gen. Red. Lett. fam. 2. 334. Al sereniss. Granduca… ho letto la lettera che V. S. III. mi ha scritto intorno al consaputo negozio e alla sua terminazione. – Maneggiatore di turpi negozii.

T. D'affari pubblici, ass. non sarebbe ora chiaro; e piuttosto dicesi Negoziato, o Negoziazione: questa seconda L'atto, il tempo; Negoziato, Il soggetto, il risultamento. Car. Lett. 2. 175. Delle lettere scritte ai signori, ella sa che quelle dei negozii sono le più considerate. [Cors.] † Pallav. Stor. Conc. 3. 19. 2. Giunto l'imperadore a Roma, ebbe… stretti ragionamenti col papa: tanto che il dì settimo d'aprile furono a negozio sette ore insieme.

IV. T. Siccome Affare, fam. per Cosa più in gen.; così Negozio negli es. seg. [Pol.] Fortig. Ricciard. 1. 79. E legge a carte settecento e tre Tutto questo negozio come sta. Red. Lett. 6. 258. Del suo negozio non mi cheto. T. G. Gozz. Negozii grossi

Cel. o iron. T. Di qualunque sia cosa, Gli è un brutto negozio. Di rumore o di cosa che non s'intenda: Che negozio è questo?
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