Verbo | |
Ridere è un verbo della 2ª coniugazione. È un verbo irregolare, intransitivo. Ha come ausiliare avere. Il participio passato è riso. Il gerundio è ridendo. Il participio presente è ridente. Vedi: coniugazione del verbo ridere. |
Parole Collegate |
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Informazioni di base |
La parola ridere è formata da sei lettere, tre vocali e tre consonanti. È una parola bifronte senza capo, la lettura all’inverso produce una parola di senso compiuto (eredi). Divisione in sillabe: rì-de-re. È un trisillabo sdrucciolo (accento sulla terzultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
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Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Seta di Alessandro Baricco (1996): Insieme decisero che sarebbe stato maschio. E che si sarebbe chiamato Philippe. Partecipavano con discrezione alla vita mondana della stazione balneare, divertendosi poi, chiusi nella loro stanza, a ridere dei tipi strani che avevano incontrato. A concerto, una sera, conobbero un commerciante di pelli, polacco: diceva che era stato in Giappone. La notte prima di partire, accadde a Hervé Joncour di svegliarsi, quando ancora era buio, e di alzarsi, e di avvicinarsi al letto di Hélène. Quando lei aprì gli occhi lui sentì la propria voce dire piano: – Io ti amerò per sempre. Canne al vento di Grazia Deledda (1913): Solo quando non lo vide più s'accorse di non aver sognato, e balzò in piedi, ma gli parve che una mano lo tirasse giù costringendolo a sedersi di nuovo, a stare immobile. E a poco a poco alla sorpresa seguì un impeto di gioia, un desiderio di ridere: e rise, e tutto intorno il cielo si colorì di azzurro e di rosa, e le cinzie cantarono fra le macchie. L'amica geniale di Elena Ferrante (2011): Lila scoppiò a ridere per la tensione. L'uomo sorrise a sua volta e, fattole un inchino contenuto, stava per tornare al suo tavolo quando Rino lo agguantò per la collottola, gli fece fare il percorso a ritroso di corsa, lo mise seduto a forza e, davanti alla moglie e ai figli, gli scaricò addosso una serie di insulti come li dicevamo al rione. L'uomo allora si arrabbiò, la moglie strillò mettendosi in mezzo, Antonio tirò via Rino. Altra domenica rovinata. |
Espressioni e Modi di Dire |
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Canzoni |
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Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per ridere |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
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Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: radere, ribere, ridare, riderà, riderò, ridete, rideve, ridire, rodere, rudere. Cambiando entrambi gli estremi della parola si possono avere: fiderà, fiderò, videro. |
Scarti |
Scarti di lettere con resto non consecutivo: idee, idre. |
Zeppe (e aggiunte) |
Aggiungendo una sola lettera si possono ottenere le parole: riderei, riderne. |
Parole con "ridere" |
Iniziano con "ridere": riderei, rideremo, riderete, riderebbe, riderella, riderelle, riderelli, riderello, rideremmo, ridereste, rideresti, riderebbero. |
Finiscono con "ridere": arridere, deridere, irridere, stridere, intridere, sorridere, sottoridere. |
Contengono "ridere": griderei, arriderei, deriderei, grideremo, griderete, ibriderei, irriderei, sgriderei, striderei, arrideremo, arriderete, derideremo, deriderete, griderebbe, grideremmo, gridereste, grideresti, ibrideremo, ibriderete, irrideremo, irriderete, rigriderei, sgrideremo, sgriderete, sorriderei, strideremo, striderete, arriderebbe, arrideremmo, arridereste, ... |
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Parole contenute in "ridere" |
ere, ride. Contenute all'inverso: dir, eredi. |
Incastri |
Inserito nella parola gi dà GridereI; in ari dà ARridereI; in dei dà DEridereI; in armo dà ARridereMO; in arte dà ARridereTE; in demo dà DEridereMO; in irte dà IRridereTE; in demmo dà DEridereMMO; in deste dà DEridereSTE; in desti dà DEridereSTI; in sorte dà SORridereTE. |
Inserendo al suo interno est si ha RIDERestE; con sta si ha RIDEstaRE; con fon si ha RIfonDERE; con per si ha RIperDERE; con acca si ha RIaccaDERE; con chiù si ha RIchiuDERE; con fini si ha RIDEfiniRE; con sten si ha RIstenDERE; con conce si ha RIconceDERE; con nomina si ha RIDEnominaRE; con termina si ha RIDEterminaRE. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "ridere" si può ottenere dalle seguenti coppie: ricorro/corrodere, rifò/fodere, rigo/godere, rise/sedere, rive/vedere, ridavi/aviere, ridefinito/finitore, ridenomina/nominare, ridenominato/nominatore, ridesta/stare, ridestate/statere, ridestato/statore, ridesto/store, ridetermina/terminare, rideterminato/terminatore, rideve/vere. |
Usando "ridere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * erede = ridde; arri * = ardere; cari * = cadere; ceri * = cedere; ferì * = federe; fori * = fodere; pori * = podere; rari * = radere; * rete = ridete; seri * = sedere; veri * = vedere; * rendo = ridendo; * resse = ridesse; * ressi = ridessi; * resta = ridesta; * reste = rideste; * resti = ridesti; * resto = ridesto; * retta = ridetta; * rette = ridette; ... |
Lucchetti Riflessi |
Scartando le parti in comune (in coda e il riflesso in capo), "ridere" si può ottenere dalle seguenti coppie: riel/ledere, ridde/edere. |
Usando "ridere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * erte = ridete; * errai = riderai; venir * = vendere. |
Cerniere |
Scartando le parti in comune (prima in capo e poi in coda), "ridere" si può ottenere dalle seguenti coppie: littori/derelitto, aride/rea, iride/rei. |
Usando "ridere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: derelitto * = littori; * littori = derelitto. |
Lucchetti Alterni |
Scartando le parti in comune (in coda oppure in capo), "ridere" si può ottenere dalle seguenti coppie: ridde/erede, aride/are, taride/tare, cantaride/cantare, anidride/anidre, berberide/berbere, viperide/vipere, elateride/elatere, negride/negre, iride/ire, alligatoride/alligatore, arride/arre, viverride/viverre, corride/corre, torride/torre, geometride/geometre. |
Usando "ridere" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: ardere * = arri; cadere * = cari; cedere * = ceri; federe * = ferì; fodere * = fori; podere * = pori; radere * = rari; * fodere = rifò; * godere = rigo; * sedere = rise; * vedere = rive; sedere * = seri; vedere * = veri; scadere * = scari; stadere * = stari; arre * = arride; incedere * = inceri; rideremo * = remore; * aviere = ridavi; rigodere * = rigori; ... |
Sciarade incatenate |
La parola "ridere" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: ride+ere. |
Intarsi e sciarade alterne |
Intrecciando le lettere di "ridere" (*) con un'altra parola si può ottenere: del * = deriderle; pese * = presiedere; * balì = ribalderie; * cori = ricorderei; * crei = ricrederei; * etti = ridetterei; * doni = ridonderei; * onte = ridonerete; * fora = rifoderare; * fora = rifodererà; * foro = rifodererò; * foni = rifonderei; * mani = rimanderei; * sali = risalderei; * tari = ritarderei; * annoi = riannoderei; * cormo = ricorderemo; * corte = ricorderete; * cremo = ricrederemo; * crete = ricrederete; ... |
Definizioni da Dizionari Storici |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Ridere, Deridere - Il ridere è un'espansione naturale dell'interna allegrezza; è moto prodotto in noi al vedere, all'udire cosa spiritosa o curiosa; il ridere è innocente quasi sempre, se non è prodotto da malignità o da malizia: il ridere smodato è o si cangia in una specie di convulsione. Deridere è ridere di altri; s'accosta al burlare e più al beffare, che è sempre male e atto contro la carità. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Ridere - V. n. ass. T. Far colle labbra l'atto e il suono di chi dimostra gioia con affetto, o anche allegria con sentimento men delicato. Aureo lat. = Dant. Conv. 123. (C)E che è ridere, se non una corruscazione della dilettazione dell'anima, cioè un lume apparente di fuori secondo sta dentro? E Purg. 25. Quindi parliamo, e quindi ridiam noi (noi Ombre, per un colpo aereo). E Par. 21. Ed ella non ridea, ma s'io ridessi, Mi cominciò, tu ti faresti quale Semele fu, quando di cener fessi (il mio riso col suo splendore ti trarrebbe di vita). E 25. Ridendo allora Beatrice disse. But. Purg. 22. 1. Il ridere è atto che procede dalla passione dell'animo, che si chiama allegrezza. (Qui a modo di sost.) Bocc. Nov. 3. g. 7. La donna fece bocca da ridere. E nov. 3. g. 8. Della quale le donne avevano tanto riso, che ancora ridono. E appresso: Io non so se… egli mi si verrà fatto di farvi… tanto ridere, quanto ha fatto Panfilo. E nov. 7. g. 8. Molto avean le donne riso del cattivello di Calandrino. Petr. Son. 187. part. I. Non vede un simil par d'amanti il sole, Dicea ridendo e sospirando insieme. Franc. Sacch. nov.161. Buonamico, veggendo questo, ridette, e scoppiava a un punto. E nov. 163. E 'l cavaliero, quasi ridendo disse. E nov. 183. Alla piazza a ponte si rise più tempo di questa novella. [Laz.] Bart. Simb. 3. 11. Scoppiò (Zeusi) veramente ridendo, e cadde morto a piè di quella sua micidiale vecchia, vendicatrice innocente.
[G.M.] Cellin. Vit. Benvenuto mio, ha' tu mai sentito dire che quando il povero dona al ricco, il diavol se ne ride? (Quando il povero lo faccia non per carità, ma per vanità o paura). [G.M.] Modi enf. Fag. Rim. Rido talora a più non posso. E ivi: Ridono a crepapelle. [Laz.] Sovente nel signif. di Sorridere, espressione della felicità degli Eletti. Dant. Purg. 28. Ella ridea dall'altra riva dritta, Traendo più color colle sue mani, Che l'alta terra senza seme gitta. E Par. 10. Nell'altra piccioletta luce ride Quell'avvocato de' templi cristiani, Del cui latino Agostin si provvide. E 17. La luce in che rideva il mio tesoro Ch'io trovai lì, si fe' prima corrusca. E 21. Ed ella (Beatr.) non ridea; ma: S'io ridessi, Mi cominciò, tu ti faresti quale Fu Semelé quando di cener fessi. E 25. Ridendo allora Beatrice disse… Fa risonar la speme in questa altezza. E 31. Vid'io quivi a' lor giuochi ed a' lor canti (degli angeli) Ridere una bellezza, che letizia Era negli occhi a tutti gli altri santi. 2. Trasl. Petr. Sest. 4. 6. part. I. (C) Ridon or per le piagge erbette e fiori. E Son. 42. part. II. Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena (cioè: rendono aspetto ameno). Dant. 2. 1. Lo bel pianeta, ch'ad amar conforta Faceva tutto rider l'orïente (cioè: risplendere). [Camp.] E 3. 23. Quale ne' plenilunii i più sereni Trivia ride tra le ninfe eterne Che dipingono 'l ciel per tutti seni. = Bern. 37. 3. (C) Sebbene aveva giusto sdegno seco, E gran cagion di rider del suo male (cioè: rallegrarsi). Tass. Ger. 4. 33. Lodata passa e vagheggiata Armida Fra le cupide turbe, e se n'avvede; Nol mostra già, benchè in suo cor ne rida, E ne disegni alte vittorie e prede (cioè: se ne rallegri). Dant. Par. 30. Il fiume e li topazii, Che entrano ed escon, e 'l rider dell'erbe. (Qui a modo di sost). Alam. Colt. 1. 2. Come rida il giardin d'ogni stagione… Cantare intendo. E 5. 127. I frutti e l'erbe… Splender fanno i giardin, rider le mense. Bocc. Filoc. 2. 258. (Gh.) Questo luogo… rideva tutto d'alberi e d'erbe. [G.M.] Del tempo. Prov. Aprile, quando piove e quando ride; La pioggia si alterna col sereno nel mese d'aprile. 3. Gioire, in gen. G. V. 9. 349. 1. (C) Contuttochè la fortuna l'avesse fatto ridere, s'acconciava di voler pace co' Fiorentini (datogli cagion d'allegrezza). Prov. Sempre non ride la moglie del ladro, e vale A lungo andare sono scoperte le tristizie, e gastigate. V. LADRO, § 1. Bracc. Rinald. Dial. p. 168. (Gh.) E' mi pare che Maestro Imbratta abbia fatto come il Barbagianni, che mette le corna in sua vecchiaja; poichè con questo tincionare (tenzonare, contendere) a sproposito, s'è messo in capo quel che avea sotto i piedi. Imbr. Non sempre ride la moglie del ladro. Veniamo intanto,… [Camp.] Di gioia più alta. D. 3. 9. Non però qui si pente, ma si ride, Non della colpa, che a mente non torna, Ma del valor che ordinò e provvide E 3. 10. Nell'altra piccioletta luce ride Quell'avvocato de' tempi cristiani… E 3. 17. La luce in che rideva il mio tesoro, Ch'io trovai lì, si fe' prima corrusca, Quale a raggio di Sole specchio d'oro. E 3. 31. Vidi quivi ai lor giuochi ed ai lor canti Ridere una bellezza, che letizia Era negli occhi a tutti gli altri Santi. 4. Per Arridere. Filoc. 2. 182. (C) Molte volte è da sperar meglio quando la fortuna si mostra molto turbata, che quando ella falsamente ride ad alcuno. Guid. G. E la fortuna gli ride, la quale per subiti avvenimenti si puote cambiare. [Camp.] D. Conv. III. 15. Parea a me, quanto dalla parte del suo corpo… fiora, che non mi ridea, in quanto le sue persuasioni ancora non intendea. E Bib. Esdr. III. 9. E se ella (Apomen) a lui (Ciro) ridea, rideva egli a lei; e se ella sarà indignata, lei blandisce e lusinga. 5. [Camp.] Per Compiacersi, Provare satisfazione, ecc. D. 3. 10. Non le dispiacque, ma sì se ne rise, Che lo splendor degli occhi suoi ridenti Mia mente unita in più cose divise. E intende: Non le spiacque, anzi se ne compiacque. 6. Per Burlarsi, Farsi beffe, Schernire; e si usa att. e rifl. Bocc. Introd. (C) E di ciò, che avveniva, ridersi e beffarsi, essere medicina certissima a tanto male. E nov. 7. g. 8. Grandissima pezza stettero in festa, ed in piacere, del misero scolare ridendosi. Sen. ben. Varch. 1. 13. Del che essendosi riso Alessandro, noi (disse uno degli ambasciadori) non facemmo mai cittadin nostro alcuno altro, se non Ercole e te. Boez. Varch. 2. 4. L'ira del Cielo e le minacce ride. Bern. Orl. Inn. 16. 39. E sentendo talor parlar d'Orlando…, Me ne rideva, e stimaval nïente, Tenendo me sopra ogn' altro potente. Bocc. Nov. 2. g. 1. (M.) La novella di Panfilo fu in parte risa, e tutta commendata dalle donne. Salvin. Diog. Laerz. 195. Diogene dopo certo tempo incontratolo, ridendolo gli disse: la tua e mia amicizia un Saperde ha disciolta. E Dial. Plat. 211. (Man.) Forse vi riderete di me, come d'ubbriaco? [G.M.] Segner. Quares. 11. 2. Risesi Faraone della minaccia; ma non andò molto che il riso cambiossi in pianto. E appresso: Certo pare a me nessuno essere tra di voi che non si rida di tanta stolidità, o che non la compatisca. 7. Fig. Ridere, Versare de' vasi, quando per troppa pienezza cominciano a traboccare. Dav. Colt. c. 14. (C) Riempi la botte infino a San Martino ogni dua sere d'ottimo vino: falla ridere, e soffiale in bocca. Soder. Colt. 98. Ogni volta che tu riempi questa botte, osserva questa regola di farla sempre ridere, cioè traboccare, soffiando forte sopra 'l cocchiume. [L.B.] Dall'incresparsi le gote a chi sorride; e da parere un segno di esultazione. T. Esultare da Salio. (Non com.). 8. A modo di sost. nel signif. del tema. [Laz] Dant. Purg. 21. Forse che tu ti maravigli, Antico spirto, del rider ch'io fei, Ma più d'ammirazion vo' che ti pigli. Bart. Simb. 3. 11. Tutto improvviso diede (Annibale) in un ridere sì scoperto, che Asdrubale, un de' principi del senato, non potè rattenersi che nol riprendesse. E appresso: Il mio ridere non è così fuor di tempo, come del tutto l'è il vostro piagnere. [Val.] Adim. Sat. 4. Il rider vago, il dilettoso affanno. =S. Bern. Pist. 5. (M.) Fa che il ridere tuo sia modesto, e non sfrenato e stolto, com'è di tenere i denti scoperti, alzando il ridere con la boce. 9. Altri modi. Dar da ridere o di che ridere, o che ridere, vale Dare occasione al ridere. V. DARE. 10. [G.M.] Guardami in viso, e non ridere; Si suol dire a chi vorrebbe darci ad intendere cosa, che egli stesso non crede. Deput. Decam. Annot. 56. Volendo cortesemente dire ad uno, ch'e' dica cosa da non gli esser creduta, diciamo (per non gli dire ch'e' non è il vero, e per non recargli offesa): Guardami in viso, e non ridere; quasi che e' non sia possibile non iscoprirsi, e di finger con qualche mutamento. E doveva esser questo in uso anche de' Romani; perchè Catone il vecchio soleva dire, che si maravigliava quando due aruspici si guardavano in viso e che e' non ridessero. 11. [G.M.] Farebbe rider le pietre; di pers. o cosa che ecciti grandemente le risa. Lasc. Cen. 3. Nov. 10. Diceva cose de far ridere le pietre. 12. Ridere ad alcuno, o in bocca ad alcuno, dicesi del Mostrarsegli amico per ingannarlo. Vit. SS. Pad. 2. 61. (C) Ella mi cominciòe a dimostrare amore, e ridermi, presentarmi,… Gell. Sport. 3. 1. Stamane mi ha fatto molto tale, e tale mi ha riso in bocca, ed inchinatomi, che, un mese fa, faceva vista di non mi vedere. [Sav.] Cant. pop. tosc. Non ti fidar di chi ti ride in bocca. [G.M.] Per semplicem. Far viso ridente. Segner. Crist. instr. 1. 19. 15. Se avran delle figliuole femmine e de' maschi, bravano sempre la femmina; ed al maschio, benchè peggiore, ridono in bocca. (I genitori parziali). Non com. 13. Ridere a credenza, vale Ridere al viso altrui senza averne altro perchè. Non com. Varch. Suoc. 3. 5. (C) Costoro galluzzano ora tutti quanti, e dinanzi parevano morti: di grazia dicami un di voi, che buone nuove son queste; ch'io rido anch'io, e non vorrei però ridere a credenza. 14. † Ridere agli agnoli, o sim., vale Ridere, e non saper di che. (C) 15. Ridere alle spalle o alle spese altrui, vale Ridere in ischerno, in danno, e sim., d'alcuno. (M.) 16. [Val.] Ridere checchessia, riferito a colori, vale Essere di colori vivaci e allegri, vivi. Buonarr. Ajon. 1. 21. Compose una livrea Vaga in loro apparato, che ridea. [Camp.] D. 2. 11. Frate diss'egli, più ridon le carte Che pennelleggia Franco bolognese. – Fu il primo ad esercitare la pittura in Bologna, dove alcuni avanzi del suo pennello si conservano ancora nel palagio Malvezzi. = Marchett. Lucr. l. 4. p. 240. (Gh.) Splende d'unguenti il crin, ridono in piede Sicïonii coturni, ornan le dita Grossi smerald in fino oro legati. [F.T-s.] Ridere una cosa a uno. Stargli bene, Renderlo appariscente. Aless. Piccol. Bell. Creanz. Donn. 23. Il bianco alla maggior parte sta bene, pur che sieno nel fior della gioventù; e a te particolarmente riderebbe moltissimo. 17. Ridere che che sia, att. Ridere schernendo checchessia. Giampaol. 50. (Gh.) Questa formola Aver coerenza la ridete come non della Crusca. 18. Ridere d'una cosa, per Rifarsene, Apparire più vago per cagione di essa. Sassett. Lett. 43. (Man.) Se vi piacesse di fare quattro versi d'introduzione a quelle stampe del signor Tommaso del Nero, elle ne rideranno di più. 19. Rider l'occhio ad alcuno, dicesi Quando egli mostra d'esser contento di qualche cosa. Cecch. Servig. 2. 4. (M.) Il buon uomo non aspetta troppi inviti, e sì gli rise l'occhio. Salvin. Disc. 2. 105. Quando alla sua donna vide rider l'occhio, tutto si riempiè di speranza l'amante. [Laz.] Tac. Dav. ann. 12. 54. Le prede portavano a essi governanti cui da prima ne ridea l'occhio: ma cresciuti gli scandali, vi tramisero de' soldati, che vi rimasero morti. 20. Ridere sotto i baffi, o sotto le basette, dicesi fig. del Sogghignare quasi di nascosto, e per lo più in segno di disapprovazione. (Man.) [G.M.] Fag. Rim. Ride sotto le basette. V. BASETTA, § 3. 21. Ridersi d'alcuna cosa. Per Ridere a cagione di essa. Bocc. Nov. 2. g. 3. in principio. (Gh.) Essendo la fine venuta della novella,… della quale erano alcuna volta un poco le donne arrossate, ed alcun'altra (volta) se ne avean riso, piacque alla reina che Pampinea novellando seguisse. 22. Ridersela di checchessia, vale Non temer checchessia. (Man.) [G.M.] Fag. Commed. Oh me la rido! Guadagn. Poes. Io vi sento esclamar: Guarda che naso! E sotto i baffi poi ve la ridete. 23. [Camp.] Ridersi di sè, per Avvedersi della propria semplicità, del suo falso giudizio. D. 3. 28. Onde sì tosto come gli occhi aperse In questo ciel, di sè medesmo rise. E vuol dire: S'avvide della sua falsa opinione. [T.] Il gr. ha due voci a significare quest'atto, Meidiao, che consuona allo Ill. Smijati; e Gelao: più leggieri entrambi di Ridere, che colla prima conson. accenna al suono non sempre piacevole nè sempre amorevole, e la consonante consuona alla prima delle voci gr.; ma nella prima vocale porta gioia e soavità. Gl'It. hanno poi Sorridere, e avevano Sottoridere inut.; e in senso non buono Ghigno, Sogghigno, Sghignazzamento. Può il riso essere senza suono, può essere un moto appena sensibile delle labbra: Ridesi e per moto involontario e per accenno intelligente e deliberato; e per esprimere affetto e gioia, e allegria clamorosa e spensierata, e orgoglio e disprezzo, e mestizia dolorosa. Ma per lo più contrapponesi a Piangere. T. D. 2. 16. Esce di mano a Lui che la vagheggia Prima che sia, a guisa di fanciulla Che piangendo e ridendo pargoleggia, L'anima semplicetta, che sa nulla Salvo che, mossa da lieto fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla. – Nè a caso Piangendo è preposto a Ridendo. Cav. Specch. Cr. 246. Un membro medesimo è ordinato a piangere e a ridere; e questo è l'occhio. II. Att. Non com., ma chiaro e gentile. [Pol.] Car. volg. Long. Amor. 2. 46. Allora, ridendo di nuovo un riso pieno di fuoco… V. anco num. IV. III. Dell'atto in gen. T. D. 3. 25. Ridendo allora Beatrice disse. E 21. Tu hai l'udir mortal siccome il viso… però qui non si canta Per quel che Beatrice non ha riso (i Beati in questa sfera non cantano perchè tu non potresti reggere a quell'armonia, come non potevi reggere alla luce e alla dolcezza che spirerebbero qui dal riso di Beatr.). Modi del ridere. T. Ridere a fior di labbra. – Ridere sguaiato. – Sconcio ridere (Lottini). – Ridere a scroscio. – Ridere sardonicamente. T. Non potè tenersi da ridere. – Smetter di ridere. Prov. Tosc. 34. Chi troppo ride ha natura di matto; e chi non ride è di razza di gatto. IV. T. Sovente è cenno intelligente, accenno deliberato, e chiaro più che parola. In questo senso usa Arridere. D. 3. 15. I' mi volsi a Beatrice, e quella udío Pria ch'io parlassi, e arrisemi un cenno Che fece crescer l'ale al voler mio. – Siccome abbiam visto Ridere att. (num. II), potrebbesi, segnatam. nel verso, Ridere e Sorridere il cenno; e D. 3. 1. Per le sorrise parolette brevi. D'intelligenza. T. D. 2. 28. Ella ridea dall'altra riva dritta. – Onde poi la donna stessa: Forse, perch'io rido… in questo luogo eletto All'umana natura per suo nido (l'Eden), Maravigliando tienvi alcun sospetto. T. Ridere a persona, come segno d'affetto o di consentimento. Ridere a cosa, non Deridere, ma Dimostrare compiacenza più o meno volontaria. Ridere a parole ambigue, è malgusto o stolidità, più che vizio talvolta. T. L'oraziano Quid rides? Mutato nomine, de te Fabula narratur. può tradursi, e Che ridi?, in senso di Perchè; e Che ridi?, att.; e Di che ridi tu? T. Ne' seg. Ridere a, dice falsità insidiosa. [Cors.] Segr. Fior. Comm. 1. 5. Oh che moine, oh che berte talora Usa la donna verso il suo marito! Ridegli intorno, e par si strugga e mora Quando nol vede. T. Prov. Tosc. 18. Tal ti ride in bocca, che dietro te la scocca (o accocca). Peggio quel di D. 3. 16.,indegno e di Beatr. e di Dante: E Beatrice… Ridendo parve quella che tossìo Al primo fallo scritto di Ginevra. – Del ridere inconveniente. D. 3. 29. Ora si va con motti e con iscede A predicare; e pur che ben si rida Gonfia il cappuccio… T. Prov. Tosc. 266. Guardati da chi ride e guarda in là (è atto non sincero). V. Segno d'approvazione. T. D. 3. 22. Come t'avrebbe trasmutato il canto (Ed io ridendo: mo pensar lo puoi), Poscia che il grido t'ha mosso cotanto? (V. es. del 3. 21. al num. preced.) VI. D'allegria. [L.B.] A chi si mostra svogliato di venire con noi a qualche divertimento, vero o creduto tale, si dice: Vieni; si ride. T. Petr. Frott. Di ridere ho gran voglia. – A chi par che voglia star sulla celia, quando noi si pensa a tutt'altro, rispondesi con aria d'impazienza o di ripiglio: Vo' avete voglia di ridere.[L.B.] A chi ride fuor di luogo o maliziosamente, con rimprovero e quasi con minaccia: Ridi ridi! – A Giovanetto che sulla tua correzione sorride quasi pigliandola in ischerzo: Non rido io! VII. Di gioia o maligna o infausta. T. Far ridere gli eredi, Di chi mal risparmia e male acquista, per lasciare a non degni. VIII. T. Il contrapp. del Ridere col Piangere rincontrasi anco nel senso che Ridere esprime contentezza e gioia, Piangere scontentezza e dolore. Prov. Tosc.156. Il popolo piange quando il tiranno ride. E 337. Non pianse mai uno che non ridesse un altro. (Non è però che mai debbasi, nonchè ridere, prendere allegrezza punto, delle altrui lagrime o della tristezza). E 244. Ride bene chi ride l'ultimo. Salom. Prov. della donna forte: Ridebit in die novissimo. Ma non sia questa una speranza di ricatto cupido o di tarda vendetta. T. Prov. Tosc. 79. Chi mette il suo in sangue (in bestiame) la sera ride e la mattina piagne. E 314. Chi ride in sabato, piange la domenica. E 145. Chi ride in gioventù piange in vecchiaia. T. Prov. Tosc. 74. Chi mi vuol bene mi lascia piangendo, e chi mi vuol male mi lascia ridendo (da intendere Piangente e Ridente). IX. T. Non ridere, dice non solo sempl. negaz., ma sventura e dolori. [Cors.] D. 3. 6. Romeo, di cui Fu l'ovra grande e bella men gradita. Ma i Provenzali che fer contra lui Non hanno riso. E però mal cammina Qual (chi) si fa danno del ben fare altrui. T. Petr. Cap. S'Africa pianse, Italia non rise. Mont. Aristod. Se Messenia piange, Sparta non ride. T. Non c'è punto da ridere, vale, è cosa più che seria, lacrimevole o tremenda. Che c'è da ridere? T. C'è poco da ridere, e in questo senso, e di qualunque cosa non sia da menare vanto o da porvi speranza ferma. X. Della purissima gioia celestiale. T. D. 3. 5. Io veggio ben siccome tu t'annidi Nel proprio lume, e che dagli occhi il traggi, Per ch'ei corrusca siccome tu ridi. E 28. Incominciò ridendo tanto lieta Che Dio parea nel suo volto gioire. In senso sim., di Dio stesso D. 3. 33. Oh luce eterna che… Sola t'intendi, e, da te intelletta Ed intendente te, a me arridi. XI. Fig. T. Tratt. Fison. del 300. Gli occhi gli ridono volentieri. V. altri esempi in Ridente e Riso. D'ogni luce viva e gaia. T. Hor. Ridet argento domus. XII. Di cielo e di clima. T. D. 3. 5. Quivi la donna mia vid'io sì lieta, Come nel lume di quel ciel si mise Che più lucente se ne fe 'l pianeta. E se la stella si cambiò e rise, Qual mi fec'io, che pur, di mia natura, Trasmutabile son per tutte guise? T. D. 3. 28. Come rimane splendido e sereno L'emisperio dell'aere quando soffia Borea… sì che il ciel ne ride Nelle bellezze… Così fec' io poi che mi provvide La donna mia del suo risponder chiaro, E, come stella in cielo, il ver si vide. Prov. Tosc. 192. Quando la montagna ride (troppo sereno) il piano piange (non piove). E 193. Quando Siena piange, Firenze ride. (E viceversa. Ma lo dicevano soltanto della pioggia e del sereno?). La stagione che ride. XIII. Della terra. T. Poliz. Stanz. 1. 88. Fra l'erba ove più ride primavera, L'un coniglio con l'altro s'accovaccia. Gov. Fam. Tuttodì ride e promètteti grande ricolta. XIV. Altri tr. Coll'A. T. Quando più mi rideva la forza e la gioventù. Tutto gli ride (gli va a seconda). Più fam. di Arridere, e forse più lieto. Le cose ridono a noi se si mostrano in aspetto lieto e da rallegrarci. XV. Traslati più fam. T. Di scarpe o stivali sdruciti o rotti si dice che ridono. Lenzuola che ridono (quell'apertura è bocca che non ghigna ma ride: il poveretto deduce dalla stessa miseria celie amare innocenti. Andromaca lagrimosamente sorride). [L.B.] Prov. sim. al recato della botte che ride: Gli è come il pentolin delle lasagne, Ora ride e ora piagne (ride, gorgogliando; piange, dando fuori). E dicesi di chi, mesto mesto, a un tratto sí fa allegro allegro. – La secchia va in giù ridendo, e torna in su piangendo (ogni pienezza ha il suo peso. Ride nel cigolare; piange, perchè gronda acqua). XVI. T. Burla, più o meno arguta o meritata. Hor. E il povero? Ridi. Muta stanze, letti, bagni, barbieri… E: Se mi fo tagliare i capelli che sguaglino, tu ridi. Se il mio vestire non è a verso, ridi: or che sarà quando il mio sentire combatte seco medesimo, e quel che cercava, dispregia, e ricerca quel che dianzi smesse, e si disconviene in tutto l'ordine della vita? Altrove, più serio: Che vieta ridendo dire il vero? – E della commedia fu detto, non so con quanto di vero: Ridendo, corregge i costumi. XVII. Di derisione più espressam. T. D. 2. 20. E la miseria dell'avaro Mida Che seguì alla sua domanda ingorda Per la qual sempre convien che si rida. Prov. Tosc. 26. Chi pon cavolo d'aprile, tutto l'anno se ne ride (spiga presto, ma non fa grumulo. Altri ride di lui, che lo pone, come poco avveduto). G. Gozzi: I Granelleschi Che ridean de' miei versi principeschi. [Pol.] Chiabr. Serm. 1. Io non pertanto Rido dei visi popolari. T. D. 3. 5. Uomini siate, e non pecore matte Sì che il Giudeo tra voi di voi non rida. T. Ridere sul viso. – Ridere in faccia, dice più Sfacciataggine o più affronto. – Farsi ridere, Canzonare. [Mor.] Far ridere il mondo, con atti disdicevoli.Vecchio innamorato, fa ridere il mondo. [L.B.] Ricusando di far cosa ch'altri vuol vedere da noi, come che si balli, che si canti, e anche prove più serie, scusandocene, più o meno bruscamente, diciamo: Tu non hai a ridere; Tu rideresti troppo! XVIII. T. Ridere di se medesimo, s'è visto ín D. 3. 28., Riconoscere il proprio sbaglio. Può l'uomo ridere di sè confessando con umiltà a se medesimo il proprio errore o difetto; può ridere di sè, prendendo in burla le proprie sventure; ma taluni Ridono sfacciatamente de' proprii vizii e delle proprie vergogne. XIX. T. Ridersi ha oggidì sempre senso di derisione o dispregio, non come nel cit. D. 3. 10. – L'uomo si ride e di pers. e di cose: di cose, non le curando, o affettando di non le curare. In questo senso, quasi fig. Prov. Tosc. 186. L'acqua d'aprile, il bue ingrassa, il porco uccide, e la pecora se ne ride. T. Quando diciamo che Un tale se ne ride degli avvertimenti ch'altri gli dà, intendesi che Non li apprezza punto anche quando non li sberti; quando diciamo che Delle persecuzioni altrui, Delle proprie disgrazie, Delle difficoltà oppostegli dalle cose, se ne ride, intendiamo che Ci passa sopra, e crede poter superarle. T. Se la ride, ell. fam., che dice della abit. spensieratezza in cui l'uomo passa la vita. La forma att. esprime il deliberato volere e l'affettazione quasi continuo d'una sbadata allegria o trascuraggine. XX. Modi fam., taluni de' quali com. a più d'uno tra' sensi not. T. Mi vien da ridere, dice il moto involontario; ma può anche dire, per eufem. il dispregio o la noncuranza di persona o di cosa. Il moto involontario è più espresso nell'altro Mi scappava da ridere. T. Commedia tutta da ridere, dove la parte faceta prevale alla seria. È cosa da ridere, ell.; e più ell. ancora. Firenz. Pros. 2. 178. Tombolavano così bei cimbottoli, ch'egli era talvolta da ridere. T. Far faccia da ridere, Comporre tutto il viso, e anche la pers., a modo di chi sta per ridere, ne abbia o no voglia. Far bocca da ridere, dice l'atto delle labbra, sincero o no. Non tanto com. nel seg. [Cors.] Belc. Vit. Gesuat. c. 28. Incominciò a far bocca da ridere per lo gaudio che sentiva. T. Quando non si vuol dare importanza a cosa detta o fatta, segnatam, se altri la piglia troppo sul serio, soggiungiamo, Facevo per ridere. Ma Fo per ridere, è scusa d'atto da impermalirne di più che quando diciamo Fo celia. T. Cose da far ridere, vale addirittura Ridicole, per la sconvenienza, o tanto facete che muovono a riso. Tu mi fai ridere, è sovente risposta brusca a chi stimasi non ne meriti una più seria. Mi fanno ridere con le magnifiche loro promesse. Altri modi fam. enf. T. Far ridere le panche. – Faceva ridere le telline. – Far ridere i morti, di cose stranam. ridicole. XXI. Altri modi fam. più o meno enf. T. Ridere sotto sotto, più gentile e più pop. del Ridere sotto i baffi, che non è più antico dell'uso de' baffi. Ridere saporitamente. Cordialmente. Questo è più proprio quando il riso è di cuore; nè di cuore può essere se maligno. Ridere sbardellatamente. Prov. Tosc. 369. Rider come un matto. – Ci ha fatto ridere come matti. XXII. S'è visto delle telline per iperb. faceta, e della pecora per modo fig. [L.B.] Anco certi anim. per smorfie che fanno co' labbri, si dice che Ridono. Un cane stizzito, p. e., che mostra i denti arricciando il naso e le labbra, per cel. iron.: Guarda come e' ride! T. La jena col suo fremito pare che rida. XXIII. Come sost. T. D. 2. 21. Forse che tu ti maravigli, Antico spirto, del rider ch'io fei. Ivi: Se cagione altra al mio rider credesti; Lasciala per non vera, ed esser credi Quelle parole che di lui dicesti. T. Anco i Lat. Reddes ridere decorum. Il ridere verecondo. T. Convulsione di ridere. – Sul più bello del ridere. – Dal gran ridere. – Fu tutto in ridere. – Che ridere; anco che non si rida con suono e neppur con le labbra; ma che le non sian cose ridicole. [L.B.] Chi s'aspetta qualche scena che, ridicola sul primo, risica di diventare anche seria. Gli ha a essere un ridere.[G.F.] Nel senso del Ridere proprio, il pop. fa il plur. esclamando Di que' rideri! |
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