Il suicidio del maestro Bonarca di Adolfo Albertazzi (1914): Sparsasi la triste notizia fra i suonatori e i discepoli, quanti non direbbero, con certo orgoglio: — Bravo maestro! Gli uomini di fegato e di carattere fanno così; non scappano come quel mercante traditore.... — «A proposito! (fe' Bonarca) I tre soldi per i giornali?» — Li aveva; aveva il resto dell'ultima lira, che si era tratta di saccoccia per l'ultimo cognac.... Dunque? Dunque, poiché si fu riacconciata la paglia addosso ed ebbe appoggiato il capo alla pietra...., a poco a poco, senza perdere il coraggio, s'addormentò.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): Non era mica sciocca Giovanna, quand'aveva tanto cognac in corpo. Fu colta da un impeto di riso che quasi la faceva cadere dalla sedia, ma quando il fiato glielo permetteva, con parole spezzate, dipinse un magnifico quadretto suggeritole dalla mia malattia: — Dieci sigarette... mezz'ora... si punta la sveglia... eppoi....
Arabella di Emilio De Marchi (1888): Pieno e indurito come una botte, della gran lotta della vita non gli restava che un senso o per dir meglio una reminiscenza dolorosa in fondo a quel resto di memoria che sornotava al vino e al cognac, simile al dolore d'un dente strappato male, che lascia in bocca l'impressione di un'immensa caverna. |