L'amica geniale di Elena Ferrante (2011): In principio, dopo tutte le paure che mi aveva inoculato mia madre e con tutti i problemi che avevo col mio corpo, passai il tempo sul terrazzo, vestita, a scrivere a Lila una lettera al giorno, ciascuna fitta di domande, spiritosaggini, descrizioni dell'isola con entusiasmi gridati. Ma Nella una mattina mi prese in giro, disse: «Che fai così? Mettiti il costume». Quando me lo misi scoppiò a ridere, lo trovò da vecchia. Me ne cucì uno secondo lei più moderno, molto scollato sul seno, meglio aderente al sedere, di un bel blu. Me lo provai e si entusiasmò, disse che era ora che andassi al mare, basta col terrazzo.
Il nome della rosa di Umberto Eco (1980): “Sono otto in tutto. Infatti la sala interna a ogni torrione, a sette lati, ha cinque pareti che danno su ciascuna delle cinque stanze di ogni torrione. Con cosa confinano le altre due pareti? Non con una stanza posta lungo i muri esterni, ché vi sarebbero le finestre, né con una disposta lungo l'ottagono, per le stesse ragioni, e perché sarebbero allora stanze esageratamente lunghe. Prova infatti a tracciare un disegno di come possa apparire la biblioteca vista dall'alto. Vedi che in corrispondenza a ogni torre devono esserci due stanze che confinano con la stanza eptagonale e danno su due stanze che confinano con il pozzo ottagonale interno.”
Il Santo di Antonio Fogazzaro (1905): Erano dodici signore. Il padrone di casa, professore Guarnacci, figlio dell'agente generale di una di queste, la marchesa Fermi, romana, le aveva raccontato della riunione che doveva tenersi in casa sua, del discorso che vi avrebbe pronunciato lo strano personaggio di cui si parlava già in Roma come di un agitatore religioso entusiasta e taumaturgo, popolare nel quartiere del Testaccio. La marchesa si era posta in capo di udirlo non veduta. Presi gli accordi col Guarnacci, aveva tratte nella congiura tre o quattro amiche e ciascuna di queste aveva ottenuto di aggregarsi delle appendici. |