Naufraghi in porto di Grazia Deledda (1920): Il bambino morì tre giorni dopo, e Costantino ne ricevette direttamente la notizia. Pianse in silenzio, nascondendosi, e davanti ai compagni di lavoro e di sventura, volle mostrarsi forte. Quello che aveva l'amante ammalata, saputa la disgrazia del condannato sardo, cominciò a piangere in modo strano, con certi strilli di gallina; e il suo visetto grigio di bambino vecchio era così ridicolo nel pianto, che l'abruzzese, quello che litigava sempre col fratello, si mise a ridere: ma un compagno gli punse con la lesina la coscia ed egli trasalì e disse — ahi! — senza protestare.
L'anno 3000 di Paolo Mantegazza (1897): E figurati che in quel periodo morboso dell'arte, anche i letterati si ammalarono dello stesso male e scrissero in un gergo così barocco, così goffo e mostruoso, da far perdere ogni senso di estetica al popolo più estetico, che dopo il greco, ha abitato il nostro pianeta. Fu una vera epidemia di prerafaellismo, di superumano, che travolse anche ingegni altissimi e potenti, come fu quello d'un abruzzese, certo Gabriele d'Annunzio, che se fosse vissuto in altri tempi, avrebbe potuto e saputo essere uno dei più grandi maestri dell'arte.
Il resto di niente di Enzo Striano (1986): «Monsieur!» ride Manthonè, che parla italiano benissimo (nonostante il cognome, è abruzzese di nascita) ma più degli altri insiste nel francese. «Vous vous contentez de peu de choses!» |