Arabella di Emilio De Marchi (1888): Un vulcano di sdegno vomitò lava e fuoco nel suo cuore di bella donna superba e leggiera. Tale e tanta fu la furia che l'assalì, che, strozzata dall'emozione, non poté metter fuori una parola. Stretti i denti, da cui non usciva che un fischio sordo, montò a corsa le quattro lunghe scale, si attaccò furiosamente al cordone del campanello, riempì la casa del frastuono, entrò nella stanza dove ardevano ancora i doppieri, si tolse, o meglio si strappò di dosso la mantellina, la buttò sul letto, e ne uscì bellissima, terribile, nel suo vestito di teatro, d'un rosso metallico fosforescente, colle solide spalle ignude, colle braccia ignude fino ai guanti.
L’avventura di un povero crociato di Franco Cardini (1997): La notizia si sparse per gli accampamenti. Rimondino, quella sera, vomitò a lungo abbracciato a un albero secco. Quindi masticò erbe e radici, tutto quel che riuscì a trovare per cacciar dalle fauci e dalla bocca il sapore e l'untume di quell'orrido pasto che ancora si sentiva dentro; e infine si buttò sulle pietre della riva dell'Oronte e bevve, bevve fino a sentirsi gonfio per tornar a vomitare di nuovo, come se volesse sciacquare le sue interiora profanate quasi fossero state una vecchia botte.
Resurrezione di Elena Di Fazio (2021): Prima che Gaia rispondesse, una persona si gettò contro la porta dall'interno del locale e rovinò a terra davanti a loro. Era un uomo calvo, le spalle magre, scosso da singulti tanto violenti che sembravano spezzargli le ossa. Tese il collo verso i piedi di Gaia, aprì la bocca e vomitò una sostanza schiumosa mista a sangue. |