Negozio, Affare, Faccenda, Affaruccio, Affaretto; Faccendiere, Faccendone, Affaccendato; Sfaccendare, Sfangare, Acciapinare - Negozio parrebbe a prima vista valer meglio a significare affare di commercio, perchè della famiglia di negoziare, negoziante ecc., ma pure non è; due negozianti all'incontrarsi non si domanderanno già come vanno i negozii, ma sì, come gli affari. Negozio ha del generico e dell'indeterminato: che negozio è questo? sapete in quale negozio vi siete impacciato? Affare è più esplicito, meglio determinato; ognuno ha i suoi affari, gli affari prima d'ogni altra cosa, andare agli affari, fare affari sono frasi che corrono tuttogiorno nella bocca d'ognuno. Affaruccio è affare buonino, più che la parola non dice: affaretto, sembra voler significare affare di poca entità, e poi intricato, che dà da pensare e da studiare per uscirne bene; dicendo: è un affaretto da cui non so ancora come mi riescirà il sortirne, si dice anche qui meno che non si vorrebbe dire, e l'affaretto non è così piccolo, e sarà forse affare grave e spinoso; ma già al mondo gli eufonismi son molti, e guai a chi dice tutta e schietta la verità! Faccenda in sè dice affare da poco, ma che va fatto subito; anzi si dice per lo più in plurale per aumentarne l'importanza: le faccende di casa; vado alle mie faccende; ho un mondo di faccende e non so a quale metter capo. Faccendiere è chi fa, sbriga di molte faccende, chi in esse si compiace: appellativo meglio spettante alle donne; faccendone, chi si spaccia per persona di molti affari, o faccende: il faccendone ha sempre da fare di grandi cose; così dice, e mai ne fa una; buono a metter sossopra e nulla più, e a dare con ciò da fare agli altri. Affacendato chi è in faccende, in mezzo alle faccende, e dà a divedere che ha da fare: se però un si affaccenda, farà poco o poco bene: la calma dello spirito invece, una sollecita ma tranquilla operosità farà più e meglio. Sfaccendare vorrebbe proprio dire, tor via le faccende, sbrigarle sicchè non ve ne restino più; così giudico dell's, lettera, suono che indica privazione; infatto sfaccendare vale lavorare di molto, sbrigare le cose, farne più che si può, e allora è chiaro che fatte che siano, non restano più a sbrigare. Sfangare, propriamente, levare il fango, la pece, ogn'inciampo che arresta l'andamento delle cose, e significa sudarvi attorno acciò riescano a bene. Acciapinare, è far cosa con fretta, e adirandosi per non vederla riuscire a modo nostro: io, se fosse lecito, darei a questo verbo un significato attivo, e direi che acciapinare le cose è farle male o per la fretta, o per la non sufficiente abilità; a ciò mosso dalle parole sciapin, sciapinà, sciapinè che trovo ne' dialetti genovese e piemontese, le quali hanno in ambidue questo significato: sciapin, come si vede, è il sostantivo, colui che fa male le cose per non saperne abbastanza. [immagine] |
Sfangare - [T.] V. n. e anche rifl., ma non com. Chi va per il fango, e, passandolo, se ne inzacchera. Matt. Franz. Rim. burl. 3. 102. (C) Ma chi investisce e sfanga pe' pantani, È imberciator valente sopra tutti.
Att. † Matt. Franz. Rim. burl. 2. 152. (C) Da prima trattenetelo pian piano Fin quasi a mezza posta, acciò la lena Gli duri, e sfangar possa ogni pantano.
2. T. Fig. segnatam. intell. Chi fa i lavori più faticosi, lasciando agli altri i men grossi. Nella compilazione d'opera collettiva, nella edizione di Testi, nel raffronto di varianti, nell'ordinamento e correzione della stampa; chi sfanga, e chi n'ha le lodi e i quattrini.
3. Nettare dal fango. Franc. Barb. 253. 9. (M.) Fallo (il cavallo) sfangar la sera, Che t'è cosa leggiera.
4. Sfangare, vale anche Uscir del fango; e per metaf., Uscir destramente degl'imbrogli, Superare le difficoltà in qualche affare. Pataff. 6. (C) Or lima, e or vendemmia, e or ti sfanga. [G.M.] Fag. Rim. Oimè, davvero, che di qui non sfango! (È un contadino ch'era entrato in un pantano col carro e co' buoi.) [L.B.] Il com. in questo senso è tra il neut. e l'att. Non posso sfangarcela, Non posso vincere questa difficoltà. – Lat. aureo Enatare. |