La biondina di Marco Praga (1893): — Mi sono stancata di girar tanto pei salotti delle amiche — gli aveva detto. — In fondo in fondo, non ci si diverte e non c'è gran che da imparare: se nessuna o quasi nessuna è degna veramente dell'affetto che le si dedica. Chi dà dai cattivi consigli, chi dei cattivi esempi: dappertutto si sparla della gente.... Mi sono seccata. Verrò qui. È una bella passeggiata: vi ci impiego un paio d'ore; se è bel tempo, se non fa troppo caldo o troppo freddo, vengo a piedi.... Ti vedo, ti dò un bacio, e me ne vado contenta di averti veduto a lavorare....
L'amica geniale di Elena Ferrante (2011): I due anni del ginnasio furono molto più faticosi delle medie. Finii in una classe di quarantadue alunni, una delle rarissime classi miste di quella scuola. Le femmine erano pochissime, non ne conoscevo nessuna. Gigliola, dopo molte vanterie («Sì, vengo anch'io al ginnasio, è sicuro, ci mettiamo nello stesso banco»), finì ad aiutare il padre nella pasticceria Solara. Dei maschi, invece, conoscevo Alfonso e Gino, che però sedettero insieme in uno dei primi banchi, gomito contro gomito, con un'aria spaventata, e quasi fecero finta di non conoscermi. L'aula puzzava, un odore acido di sudore, piedi sporchi, paura.
Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (1919): La stretta Via dei Rossi, al principio, dov'era l'uscio vecchio della trattoria, si empiva un'ora prima del tempo, di mendicanti; fra i quali era anche la moglie di Pipi, giovine, ma così smunta e gialla che là sua bocca era come un taglio senza labbra: andava come se non avesse potuto piegare la testa da nessuna parte. Molte volte, dalla veste male abbottonata e sudicia, si vedeva il petto vuoto e senza i seni. |