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Informazioni di base |
La parola funerali è formata da otto lettere, quattro vocali e quattro consonanti. Divisione in sillabe: fu-ne-rà-li. È un quadrisillabo piano (accento sulla penultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche la pagina frasi con funerali per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Cinquantamila lire di Adolfo Albertazzi (1918): Anche, volevano informarsi da lui, per regolarsi nelle onoranze funebri. E l'assessore, più disinvolto, venne dal notaio, presso lo scrittoio, e l'interrogò. Mentre il Presidente seguitava nelle condoglianze, Corrado udiva il notaio che rispondeva: — Il testamento segreto è depositato presso di me; ma non si procede all'apertura senza richiesta del presunto erede. - Udiva soggiungere l'altro: — E se il nipote, il presunto erede, ritarda qualche giorno a tornare, come conoscere le precise disposizioni testamentarie per i funerali? Il segreto dell'uomo solitario di Grazia Deledda (1921): Il quarto cero rimase alla serva che stava lì immobile in mezzo all'agitarsi degli altri, come ad illuminare la scena. Ella sperava di seguire i funerali del padrone: quando vide che ciò non era possibile, spense anche lei il cero e se lo portò dentro, pensando che poteva un giorno servire per lei. Una grande storia d’amore di Susanna Tamaro (2020): Quattro giorni dopo, nella chiesa dell'isola, abbiamo celebrato i tuoi funerali. Hanno partecipato tutte le persone che avevamo invitato al matrimonio. Anche il vestito che ti ho messo per l'ultimo viaggio era quello che avevi scelto per quel giorno: un tailleur color pastello comprato insieme a Firenze. Mi sono presentato in chiesa con lo stesso completo scuro che avrei indossato all'altare, garofano all'occhiello compreso. |
Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per funerali |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: funerale, funerari. |
Scarti |
Scarti di lettere con resto non consecutivo: funi, ferali, ferì, urli, neri. |
Parole contenute in "funerali" |
ali, era, une, fune, nera. Contenute all'inverso: are, ila, lare, ilare. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "funerali" si può ottenere dalle seguenti coppie: fumi/minerali. |
Lucchetti Alterni |
Usando "funerali" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * minerali = fumi. |
Quiz - indovina la soluzione |
Definizioni da Cruciverba: La MacDowell di Quattro matrimoni e un funerale, Monumenti funerari in ricordo di personaggi sepolti altrove, Antichi canti corali funebri, Canto funebre, lamentazione, Grossa fune per ormeggi. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Dizionario delle invenzioni, origini e scoperte del 1850 |
Funerali - Tra tutti popoli, gli Egizj furono i primi a mostrare sommo rispetto pei defunti. Morto un tale, i congiunti e gli amici cominciavano da indossare vesti lugubri, si astenevano dal bagno, e si privavano della buona tavola e di divertimenti. Siffatto lutto durava sino a quaranta e sessanta giorni. In quel tempo s’imbalsamava il corpo con maggiore o minore dispendio secondo la qualità delle persone. Ma innanzi di essere ammessi agli onori della sepoltura, i morti dovevano subire un giudizio solenne; e questa circostanza dei funerali presso gli Egizi offre uno dei fatti più rimarchevoli che si trovino nella storia antica.
Il tribunale da cui emanavano le tremende sentenze si componeva di quaranta giudici. La loro adunanza si teneva al di là da un lago, che gli estinti varcavano in una piccola barca; colui che la guidava si chiamava in lingua egiziana Charon, e su di ciò i Greci istruiti da Orfeo ch'era stato in Egitto, inventarono la favola della barca di Caronte. Tosto che un uomo era morto, veniva portato in giudizio, e la legge permetteva a tutti di andare a presentare le loro lagnanze contro di lui. S’egli non avea vissuto da uomo dabbene, lo si privava della sepoltura; se all'opposto, non v’erano rimproveri contro la sua memoria, si pronunciava ad alta voce il suo elogio e si sotterrava onorevolmente. Neppure il trono esentava da questa pubblica inchiesta stabilita pei morti, ed alcuni re per decisione del popolo furono privi degli onori della sepoltura. Tal costumanza passò presso gl'Israeliti: noi vediamo nella Scrittura, che i re malvagi non erano sepolti nelle tombe dei loro antenati. Gioseffo c’insegna che l'usanza si osservava ancora a tempo degli Asmonei. A Cecrope, il quale approdò in Attica nel 1582 avanti l'era cristiana, e che succedé ad Acteo re di quel cantone, l’antichità attribuisce l'istituzione delle cerimonie funebri nella Grecia. Cicerone ci dice che questo principe introdusse l’uso di seppellire i morti e sparger grano sulla loro tomba; ma si vede che in seguito i Greci stimarono opportuno di ardere i cadaveri invece di affidarli alla terra. Nei primi tempi della Grecia le associazioni si facevano sempre di notte. In Atene, la mattina innanzi al sorgere del sole. Queste cerimonie si eseguivano con più o meno pompa secondo la qualità o ricchezza degli individui. Ai funerali dei principi e di persone distinte si celebravano giuochi chiamati Gjuochi Funebri, come quelli che fa Achille nella Iliade in onore di Patroclo, ed Enea nell'Eneide in onore di Anchise. Tra i Romani le cerimonie dei funerali erano all'incirca le stesse che fra i Greci; si terminavano sempre con un banchetto dato ai parenti ed agli amici; duravano nove giorni, dopo i quali si faceva un altro banchetto nominato la Gran Cena o la Novendiale, cioè la novena. I Grandi di Roma erano sepolti dentro una tela incombustibile, perché le loro ceneri non si mescolassero con quelle del rogo. Si ponevano nelle tombe urne lacrimali, o piccoli vasi contenenti le lacrime fatte versare dalla loro morte. A tempo dell'imperatore Vespasiano si pagava nei funerali un mimico all'incirca della figura e della statura del defunto, e che contraffaceva talvolta così bene di lui le maniere ed i gesti da parere che fosse egli stesso unitosi al proprio accompagnamento. Si avevano anche delle piangitrici di professione: una di esse conduceva la comitiva, e durante la marcia presiedeva ai movimenti, agli atti, alle smorfie ed ai gemiti delle compagne. Cicerone trovava che l’uso di seppellire i morti e renderli alla terra d’onde erano usciti era il più antico e naturale fra tutti; bensì, fu sotto il regno di Antonio detto Il Pio, che morì a dì 7. marzo 161. dell'era cristiana, che si abolì il sistema di abbruciare i cadaveri. I Francesi, anche molti secoli dopo che il Cristianesimo fu stabilito nelle Gallie, conservarono nei funerali le usanze dei Romani, come lo provano i banchetti che facevano in onore degli estinti, e tutto l'apparecchio profano dei funerali de’ gran signori. In un conto di spese della casa di Polignac dell'anno 1375 si trova un articolo di Cinque soldi dati a Biagio per aver fatto da cavaliere defunto ai funerali di Giovanni figlio di Radonnet armand visconte di Polignac. [immagine] |
Dizionario compendiato di antichità del 1821/1822 |
Funerali - Tutti gli Antichi si davano gran premura di rendere ai morti gli ultimi ufficj, e riguardavano come una maledizione terribile che i loro corpi o quelli delle persone state a lor care restassero esposti ad essere sbranati dalle bestie, o divorati dagli uccelli, o a corrompersi sopra terra infettando i viventi. Era una consolazione riposar ne' Sepolcri de' suoi Padri. Gli Ebrei sotterravano la gente di bassa nascita e condizione. Ma rispetto alle persone riguardevoli, allorchè erano morte s'imbalsamavano, e dopo d'averle tenute esposte per alcuni giorni sopra un letto ripieno di profumi, intorno al quale si faceva un gran fuoco, trasferivansi con gran pompa nei Sepolcri, che erano scavati nei duri scogli.
Quelli, che seguivano il treno dell'accompagnamento, erano abbrunati o in corruccio, e si lamentavano ad alta voce. Eranvi certe donne mercenarie, le quali venivan pagate per piangere in simili congiunture (Praeficae), ed andavano quasi d'accordo nel pianto colle voci de' flauti, che suonavano arie lugubri. Finalmente si componevano alcune Cantiche per servire come d'Orazione funebre alle persone illustri, la cui morte fosse stata infelice. Benchè i Funerali fossero un pietoso dovere, si riguardavano come impuri tutti coloro, che vi avevano avuta parte, fino a tanto che si fossero purificati. Perciò era proibito ai Sacerdoti di assistervi, ad eccezione di quelli de' loro parenti. In Egitto vigeva l'uso di imbalsamare i morti. Molte persone erano impiegate in questa tal Cerimonia. Gli uni vuotavano il cervello traendolo dalle narici con un istrumento a ciò espressamente fatto. Altri estraevano i visceri e gl'intestini facendo un'apertura da un lato con una pietra d'Etiopia, tagliente come un rasojo; quindi riempivano que' vuoti con profumi, e diverse droghe odorifere. Siccome questa faccenda, necessariamente accompagnata da qualche sezione del cadavere del defunto, sembrava avere un non so che di violento e di disumano, quelli che avevano agito, si davano tosto alla fuga allorchè avevano terminata l'operazione; giacchè per il solito erano inseguiti a furia di sassate dagli assistenti. Trattavansi al contrario molto onorevolmente coloro, che erano incaricati di imbalsamare il corpo morto. Lo riempivano di mirto, di cannella e d'ogni sorta d'aromati (ved. Imbalsamazione). Allorchè il corpo era stato imbalsamato lo rendevano ai parenti, che lo rinchiudevano in una specie di armadio o cassa fatta sulla misura del morto, ed in questo stato lo situavano nel Sepolcro a lui destinato; ma prima di ciò restavano non poche formalità da osservarsi. Presso le Città d'Egitto eravi un luogo destinato alla sepoltura comune. Il più celebre di questi pubblici Cimiterj era quello di Menfi, che era separato dallo Città mediante un Lago, sulla riva del quale portavasi il morto. Là i Giudici a questo effetto stabiliti adunavansi, esaminavan la vita del trapassato Egiziano, e non si acconsentiva che venisse trasportato al di là dal Lago nel luogo di riposo (Eliso o Elisi) se non allorquando la di lui condotta fosse stata scevra da ogni rimprovero. I Re medesimi erano a questa Legge soggetti. Quelli, a cui la Sentenza dei Giudici non era stata favorevole, rimanevan privi dell'onor della Sepoltura; ed il Nocchiero, che in Lingua Egizia chiamavasi Charon, non gli passava al di là del Lago. Se l'Egiziano era morto senz'aver pagati i suoi debiti, si consegnava il di lui corpo ai suoi creditori per costringere quelli della famiglia a riscattarlo pagando la somma dovuta. Se non era stato osservator delle Leggi. il corpo restava insepolto, vale a dire era privato degli onori funebri, che si tributavano ai buoni cittadini soltanto, de' quali onori uno de' principali era quello di essere onorevolmente deposto dentro un Sepolcro: diversamente si ponevano in una Fossa, che chiamavasi Tartara. Da ciò proviene che ancor oggi si trovano talvolta certe Mummie o Cadaveri imbalsamati in luoghi isolati, e senz'alcun'apparenza di Tomba. Riguardo a quelli, che avevano tradita la Patria, ai tiranni, ai sacrileghi, e generalmente a tutti coloro, i quali avevano subito dei supplizj meritati per i commessi delitti, si lasciavano i loro Cadaveri esposti sui campi, onde servire di pasto alle bestie selvaggie, ed agli uccelli carnivori. In Grecia trovavansi per lo più Cerimonie funèbri praticate tra gli Ebrei e tra gli Egizj, eccetto che non s'inbalsamavano i corpi in modo da renderli incorruttibili, ma soltanto quanto bastava per impedire che non si corrompessero fino al giorno de' Funerali, che avean luogo soltanto l'ottavo giorno dopo la morte. Ciò che vi era di particolare in queste proposito, e di che non si vedono esempi presso gli antichi Egizj nè presso gli Ebrei, si è che ordinariamente i Greci bruciavano il corpo de' loro morti; e il medesimo si praticava con poca differenza, come vedremo qui sotto, ancor tra i Romani, i di cui Funerali, allorquando sotterravansi i cadaveri, o allorchè si bruciavano, erano quasi interamente simili a quelli de' Greci. La sola cosa essenziale, che non si trova che abbiano i Romani adottata, consiste nella Legge, che concerne i debiti; ma eccetto ciò erano altronde i medesimi usi, le superstizioni medesime, senza omettere tampoco quella di porre nella bocca del morto una moneta per Caronte, ed un pezzetto di focaccia pe'l Cerbero. Sotto i Re ed i primi Consoli i Romani inumavano i morti, benchè ciò sempre non si facesse; ma la costumanza di bruciarli prevalse nel tempo il più florido della Repubblica, e durò fino agli ultimi anni degli Antonini. Prima di farlo bruciare involto nella tela di asbesto si poneva al Cadavere un anello in dito, quando ancora il morto non fosse stato dei qualificati per poterlo portare. All'effetto di bruciare il Cadavere s'innalzava un rogo in forma d'altare, o di torre, costruito di legna assai combustibili, intorno al quale si mettevano dei cipressi. In cima al rogo acconciavasi il corpo morto, che si bagnava de' più preziosi liquori; ed i parenti più prossimi vi appiccavano il fuoco rivolgendosi indietro. Sul rogo si gettavano pure gli abiti i più ricchi del morto, e così le sue armi: i parenti tagliavano i capelli del defonto, e gli buttavano parimente in sul rogo. Mentre che il Corpo bruciava, si spargeva sovente del sangue umano davanti al rogo medesimo: da principio s'uccidevano dei prigionieri di guerra o degli schiavi, ed in seguito una specie di Gladiatori detti Bustuarii. Allorchè il corpo era bruciato del tutto, si estinguevano le fiamme o col vino o coll'acqua, ed i parenti del morto rinchiudevano le di lui ossa e le ceneri dentro di un'urna, ove mescolavano fiori e liquori odoriferi. Dopo di ciò un Sacerdote gettava per tre volte sopra gli astanti dell'acqua pura, onde purificarli; ed essendo in ultimo tutti in procinto di andarsene, si dava l'estremo addio a quello, che erasi dalle fiamme consunto: la formula era presso a poco quella, che segue: Addio per sempre: ti seguiremo tutti nell'ordine, che vorrà la Natura. Finalmente una delle Piagnone o Prefiche o qualche altro in loro mancanza congedava i coadunati dicendo illicet - possiamo andarcene. Si rinchiudeva l'Urna in una Tomba, sulla quale incidevasi una iscrizione od epigrafe contenente una brieve preghiera perchè le ossa del morto riposassero mollemente in pace perpetua (V. Imbalsamazione, Gladiatori, Fave, Sepoltura). |
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