Col fuoco non si scherza di Emilio De Marchi (1900): Un giorno, mentre stava accomodando la biancheria, vide entrare nella stanza Ezio, che in pochi giorni aveva riacquistata la pratica della casa. Dopo aver toccato i vari cassetti dell'antico scrigno di mogano, fece scattare un battente e ne ritirò una cassetta di cuoio. Apri l'astuccio, palpò, carezzò colla punta delle dita le canne lucide e brunite delle pistole mollemente tuffate nella loro custodia di velluto, ne levò una piccola rivoltella di cui fece scattare rapidamente il grilletto....
Il vecchio della montagna di Grazia Deledda (1920): S'alzò, e stette in penoso ascolto. Solo il bosco continuava a mormorare. E di qua e di là, i cristallini tintinnii delle capre. Ma quando tornò alla capanna i soliti rumori, il ruminar del cavallo, il guaire del cane, il rosicchiar della lepre, lo rassicurarono. Sentì la bestiuola raspargli le ghette, la prese fra le mani e la carezzò.
Un intervento di Matilde Serao (1919): La signora (in confidenza si chiamava Emma) carezzò un poco il pelo morbido del suo manicotto; pareva che, sicura delle sue idee, cercasse una forma efficace ad esprimerle. Guido si distraeva a guardarla; era proprio lei, sempre bella, sempre affascinante come il primo giorno che l'aveva vista; anzi, adesso gli appariva completa, perfetta. Il profilo sempre puro, era più deciso, più fermo; la carnagione bruno-pallida si era colorita di una leggera tinta rosea; gli occhi che prima erano soltanto vivaci, avevano preso un'espressione profonda; quella donna aveva vissuto e sofferto. |