Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): «Dal Belgio siamo venuti, con le tende. Dopodomani tutti in carovana a Monaco per la partita. Poi di nuovo qui. Vuol favorire? È vino buono, è nostrano, quattordici gradi. Di che giornale è lei? Abbiamo preso le vacanze, ma i soldi in albergo non ce li facciamo rubare. Con il trucco dei “mondiali” hanno aspettato voi e noi, questi tedeschi, per ripulirci: una pisciata di birra costa il doppio, da una settimana. E poi li diciamo fessi, i tedeschi. A Monaco si vince facile, vero? Gioca Giorgione? Deve giocare, sennò spacchiamo tutto. Viva Giorgione.»
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Per lo più si trattava di foto delle vacanze. Famiglie di tre o quattro persone, al mare o nelle città d'arte, abbracciati al centro di piazza San Marco o sotto la Tour Eiffel, con i piedi tagliati e sempre nella stessa identica posa. Fotografie scattate con macchine automatiche, sovraesposte o fuori fuoco. Alice non le guardava nemmeno più: le sviluppava e poi le infilava tutte insieme nella busta di carta con il logo giallo e rosso della Kodak.
Daniele Cortis di Antonio Fogazzaro (1906): Partirò presto per Villascura dove mi godrò le vacanze di carnevale nella neve, probabilmente. Ma prima mi tratterrò in città un paio di giorni con tua madre e tuo zio, che sta sempre, scrivono, allo stesso punto. Sai chi mi parla spesso di te? Il buon Clenezzi che vedo qualche sera in casa D. Non posso incontrarlo una volta, neppure per via, senza che mi dica nel suo particolare idioma di confidenza, un quarto italiano e tre quarti bergamasco: «E ixe? Ha notissie?» È un gran caro uomo, la perla del Senato. Addio, Elena. Come vedi, non ti ho risparmiate le chiacchiere. Ora fammi tu saper qualche cosa di te. Ti stringo cordialmente la mano. |