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Uscio 1 | Borghi d'Abruzzo | Un uscio a Calcata |
Informazioni di base |
La parola uscio è formata da cinque lettere, tre vocali e due consonanti. È una parola bifronte senza capo né coda, la lettura all’inverso produce una parola di senso compiuto (ics). Divisione in sillabe: ù-scio. È un bisillabo piano (accento sulla penultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche la pagina frasi con uscio per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Marsina stretta di Luigi Pirandello (1901): Prese per un braccio quell'invitato, a cui s'era rivolto la prima volta; lo accompagnò fino alla porta. Nella saletta d'ingresso vide una gran quantità di magnifiche ceste di fiori, arrivate in dono per il matrimonio, e si fece all'uscio del salotto per chiamare lo sposo e liberarlo dai parenti inviperiti, che già l'attorniavano. Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi (1883): Giunto dinanzi a casa, trovò l'uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza. Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella stanza qualcuno che fece: — Cri-cri-cri! — Chi è che mi chiama? — disse Pinocchio tutto impaurito. — Sono io! — Un sogno di Federico De Roberto (1917): «Ad una cert'ora fu impossibile restare nel Caffè: già i camerieri raccoglievano le seggiole, le disponevano sui tavolini, spargevano segatura di legno sul pavimento, spegnevano una parte delle lampade elettriche. Quando arrivammo all'albergo il portone, naturalmente, era chiuso. Il portiere di notte ci aperse, il cameriere di guardia ci accompagnò fin sull'uscio del salottino, girando la chiavetta della luce. Dischiusi io l'uscio della camera da letto, dicendo alla mia compagna: «— Vivessi mill'anni, non dimenticherò mai le impressioni che vi debbo. |
Proverbi |
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Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per uscio |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
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Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si possono ottenere le seguenti parole: uscii, uscir. Cambiando entrambi gli estremi della parola si può avere: ascia. |
Scarti |
Rimuovendo una sola lettera si possono ottenere i vocaboli: scio, usci. |
Zeppe (e aggiunte) |
Aggiungendo una sola lettera si possono ottenere le parole: guscio, uscirò, uscito, uscivo. |
Parole con "uscio" |
Finiscono con "uscio": guscio, fruscio, frusciò, sguscio, sgusciò, struscio, strusciò. |
Parole contenute in "uscio" |
ciò, sci, scio, usci. Contenute all'inverso: ics. |
Incastri |
Inserendo al suo interno rem si ha USCIremO; con van si ha USCIvanO. |
Lucchetti |
Usando "uscio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: mou * = moscio; più * = piscio; * ore = uscire; * ora = uscirà; * oro = uscirò; flou * = floscio; * orci = uscirci; * ossi = uscissi; * oste = usciste; * osti = uscisti; * ovate = uscivate; * oreste = uscireste. |
Lucchetti Riflessi |
Usando "uscio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: orsù * = orcio; lassù * = lascio. |
Cerniere |
Usando "uscio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: ori * = riuscì. |
Lucchetti Alterni |
Usando "uscio" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * reo = uscire; * tao = uscita; * ateo = usciate. |
Sciarade incatenate |
La parola "uscio" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: usci+ciò, usci+scio. |
Intarsi e sciarade alterne |
Intrecciando le lettere di "uscio" (*) con un'altra parola si può ottenere: api * = auspicio; ritmi * = riuscitomi; stand * = suscitando. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Porta, Uscio, Portone, Le porte - La Porta è di case nobili e palazzi, e anche di stanze signorili e ricche. - Uscio, di case e stanze umili. - Portone è quello di stalle, rimesse, e spesso anche di grandi palazzi quando eccede di molto la misura delle porte comuni. - Le porte, antonomasticamente si dicono quelle per le quali si entra in città o se ne esce. [immagine] |
Macilento, Magro, Secco, Secco spento, Secco come un uscio, Segaligno - Magro è colui che ha addosso poco tessuto cellulare e poca carne sopra le ossa: il magro, può esser sano e robusto. - Macilento è magro e sfinito per malattia di consunzione. - Secco è più che Magro, ed è quando i muscoli sono così poco sviluppati, che la pelle si informa dalle ossa. - Secco spento, Secco come un uscio sono iperboli significanti estreme magrezza. - [Segaligno si dice di chi sia privo di grasso, ma non eccessivamente magro: quella del segaligno è una magrezza sana e robusta. L'esser magri o secchi può esser segno di malattia. Meglio esser segaligni che grassi. G. F.] [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Bussola, Portiera, Usciale, Uscio, Paravento, Porta, Portone, Pusterla - Portiera, è quella tenda che si appende alle porte e agli usci, talora a ornamento, e talora a difesa dall'aria fredda. Usciale è una specie d'uscio, settile e talora con vetri, che è dentro o fuori in sull'entrata dell'appartamento. Paravento è una sorta d'usciale, ma è messo d'ordinario agli usci delle stanze; ha vetri per lo più anche esso. La bussola è un paravento, ma senza vetri. Uscio più specialmente dicesi quello che dà adito all'appartamento; quando non sia molto grande dicesi anche quello che mette sulla strada; ha una o due imposte. La porta è più grande, è l'esterna, e ha due imposte: quando sia più grande ancora, e più se arcuata, è portone. Pusterla, posterla e postierla è piccola porta di città o di fortezza. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Uscio - S. m. Apertura che si fa negli edifizi, per uso di entrare e uscire. Nel plur. Usci, e anticamente Uscia e Uscie. Men nobile di Porta. Ostium, aureo.
Bocc. Nov. 9. g. 8. (C) Non ha perciò molto che ella vi passò innanzi all'uscio. Petr. Son. 13. part. III. Infino all'uscio del suo albergo corsi. Bern. Rim. 1. 33. E troverete l'uscio andando al tasto. [G.M.] Morg. 17. 83. E due donzelli in questo vi passorno: Questa fanciulla, a sua consolazione, All'uscio corse per voler vedegli, E un di lor la prese pe' capegli. Segner. Quares. 19. 4. Dinanzi all'uscio di tal bottega. [G.M.] La soglia, Gli stipiti, L'architrave dell'uscio. T. Uscio d'una stanza, Uscio di casa Porta, della città, della chiesa, del tribunale, del palazzo, della torre, della fortezza. Porta dell'inferno, del cielo. [G.M.] Uscio di camera, del salotto, dello studio. Uscio col segreto. Uscio di cucina, Uscio della dispensa. Uscio della terrazza. Uscio della cantina. Ma delle stanze signorili anco Porta. Porta dell'appartamento. Porta del quartiere reale. Porta della sala d'udienza. [G.M.] Uscio a muro, detto pure Uscio a comparire, perchè, avendo la soglia a regolo, o anche a intaccatura, l'imposta di esso, quando si chiude, resta pareggiata al muro, senza telajo o altra cosa che aggetti. Spesso si tinge del colore della stanza, o si cuopre della stessa tappezzeria, perchè accompagni colla parete. Guadagn. Poes. La magnifica porta di Sapienza, Ridotta quasi un uscio a comparire. [G.M.] Uscio di scala; che è a capo di scala, sul pianerottolo, e per il quale si entra nel quartiere o appartamento. L'uscio di scala lo tengono sempre chiuso. [G.M.] Uscio a mezza scala; che non posa sul pianerottolo, ma su una branca della scala; e suol chiudersi con un cancellato o con una gran bussola. Prima d'arrivare all'uscio del piano superiore, c'è un altr'uscio a mezza scala. V. anche USCIO DI STRADA. [G.M.] Uscio a mezza scala è pure un uscio fatto nella grossezza del muro, a qualche punto della scala, ad uso di riporvi qualche cosa. [G.M.] Uscio di strada; per il quale dalla strada s'entra in casa, e che già si disse Uscio da via. = Bocc. Nov. 5. g. 7. (M.) E perciò serrerai bene l'uscio da via, e quello da mezza scala. Cecch. Assiuol. 2. 5. Non potre' io entrar d'altronde che dall'uscio da via? [G.M.] Fag. Commed. L'uscio da via non s'apre mai a nessuno, e sia chi si pare, e abbia nome come vuole. [G.M.] Uscio finto; che è soltanto dipinto, per fare simmetria: e talvolta sopra al dipinto vi si appone la banda o battente, per meglio ingannar l'occhio. – Anco le finestre si fanno finte. [G.M.] Uscio segreto; che serve ai padroni di casa, e per il quale non passano altri. 2. T. Quello è l'uscio! diciamo bruscamente a qualcuno, accennandoglielo perchè se ne vada. In casa mia voglio così; e a chi non piace, quello è l'uscio! [G.M.] Non trovar l'uscio per andarsene, o per andar via; di chi sia rimasto grandemente confuso, segnatam. per rimproveri avuti, o minacce. Ebbe una tale strapazzata dal ministro, che non trovava l'uscio per andarsene. [G.M.] Anco di grande smarrimento d'animo. Rimasi così sbalordito a quella vista, che non trovavo neppur l'uscio per andar via. 3. Nel signif. che ora diciamo piuttosto Porta. Vit. S. M. Madd. 4. (M.) Ma credo che quelli (cori nelle chiese) d'allora erano altrimenti fatti; e facevansi alle chiese l'uscia delle donne e quelle degli uomini; e non sarebbe mai entrato per quello uscio degli uomini una femmina, che non fosse tenuta peggio che meretrice. Dant. Purg. 30. (C) Per questo visitai l'uscio de' morti. (Scesi al Limbo. È Beatrice che parla.) Fr. Jac. Tod. 6. 40. 26. E l'uscio al Paradiso ho disserrato. 4. Per simil. Petr. Son. 3. part. I. (C) Che di lagrime son fatti uscio e varco (gli occhi del poeta). 5. Trasl. [G.M.] Cavalc. Att. Ap. 18. Inarravano loro quante cose Iddio avea fatte per loro, e come avea aperto l'uscio della fede alle gente pagane. Segner. Mann. Lugl. 6. E se pure il Signore non si partirà mai totalmente dall' uscio del tuo cuore, benchè si vegga trattato villanamente,… con tutto ciò userà picchi più radi e voce più bassa. 6. Uscio, intendesi anche più particolarmente le Bande che serrano l'uscio. [G.M.] Uscio a una banda, a due bande, o a un battente, a due battenti. – Uscio di legno liscio. – Uscio colle bande scorniciate, formellate. – Uscio a arpioni; che posa sugli arpioni. – Uscio a bilico; sostenuto in basso da un pernio chiamato bilico, sul quale gira e si richiude da sè. – Uscio a contrappeso; che pur si chiude da sè, ma per effetto di un peso legato all'uscio con una funicella. – Uscio a libriccino; quando le bande si ripiegano in due, e anco in tre, come quelli di alcune botteghe. – Maniglie o Campanelle dell'uscio. – Palle dell'uscio (per finimento). – Martello dell'uscio (per picchiare), e Paracolpo del martello; il dado di ferro su cui batte. – Campanelli dell'uscio. – Corda dell'uscio (per aprire). – Il paletto, il chiavistello dell'uscio. [Cont.] Cit. Tipocosm. 388. Le porte, o grandi, o picciole, o maestre, o false;… l'uscio, o d'un pezzo, o di due; le bandelle, gli arpioni. T. Uscio a chiave. – Uscio a colpo; dove la stanghetta della toppa chiude scattando. Stare a uscio aperto. – A piè dell'uscio, sull'uscio. [G.M.] Dare la mandata all'uscio; Fare scorrere tutta la stanghetta nella serratura per mezzo della chiave, e così chiudere più forte. [G.M.] Aprire l'uscio; Serrarlo. Sbacchiare l'uscio; Serrarlo con forza, e talvolta per dispetto. Anco il vento sbacchia, fa sbacchiare gli usci aperti, e non fermati. Accostare, Socchiudere l'uscio; sì che le bande combacino, o quasi, ma senza che sia chiuso. G. V. 4. 14. 5. (C) Venne un turbico con un vento impetuoso e forte, il quale per gran forza levò l'uscia delle reggi di San Pietro. Petr. Canz. 4. 2. part. II. D'avorio uscio, e finestre di zaffiro. [G.M.] D. 2. 9. Poi pinse l'uscio alla porta sacrata. = Bocc. Nov. 9. g. 8. (C) Nè prima, essendo egli entrato dentro così putente, fu l'uscio riserrato, che Att. Apost. 101. (Mt.) Tutte le uscie s'aprono. Canig. Ristor. 58. (Man.) E però guarda ben che a tuo' ospizi Non apra l'uscia per metterla dentro. Stor. Pist. 11. (M.) Feciono fare molti gatti e grilli di legname, ed accostarongli all'uscio, e misonvi lo fuoco. [Val.] Pandolf. Gov. fam. 34. Egli è maggiore masserizia starsi insieme chiusi da un solo uscio. [Camp.] Bib. Re, III. 6. Cinque entrate fece ne' canti, e due uscia (postes) di legno d'uliva. E Bib. Joann. 20. Venne Jesù, essendo l'uscia chiuse, e stette in mezzo de' Discepoli, e disse: Pace sia a voi. Art. Am. III. Costui non romperà le uscia. E Metam. IV. La scalterita Tisbe, di notte, aperte le uscia, uscì fuori. [Garg.] Frescob. Viagg. p. 111. Serrate le uscia, si ritrovò in mezzo a loro. [G.M.] Ar. Fur. 7. 24. Talvolta uscía del letto, e l'uscio apriva. T. Baldin. Vit. F. Brunell. 194. Le porticciuole della sagrestia, … e quella che va dove si ripongono i torchi, non s'essendo deliberato ancora se gli usci s'aveano a fare di legname, o d'altra materia com'elle sono al presente, rimasono indietro, e così addentellate le mura, con apritura solamente e arco di sopra. 7. [G.M.] Sfondare l'uscio; detto enfaticam., di chi picchia forte sì che par voglia sfondarlo. Apritegli; non sentite che sfonda l'uscio? [Tor.] Dat. Lepid. 67. Venne sulla mezza notte l'accidente, e i parenti mandarono a picchiare in casa il dottore e sfondargli l'uscio. Non sentendo quei di casa, s'affacciò il dottore… 8. [G.M.] Stare all'uscio, o Fare stare o Tenere uno all'uscio; Aspettare e Fare aspettare prima che venga aperto. Prima che aprissero, son dovuto stare all'uscio un pezzo. M'hanno fatto stare all'uscio dieci minuti. In quella casa non apron mai; hanno il vizio di tener la gente all'uscio un quarto d'ora. 9. † Tenere ad alcuno l'uscio; Vietargli di entrare in casa. Bocc. Nov. 5. g. 7. (C) Dissiti che niuno uscio della mia casa gli si potea tener serrato: e quale uscio ti fu mai in casa tua tenuto? 10. [G.M.] All'uscio; per significare Prossimità. La morte è sempre all'uscio. Avere i creditori all'uscio. M. V. 6. 79. (C) E vedendosi i nemici all'uscio,… uscì a campo. 11. Modi avverb. A uscio e bottega; per significare Vicinanza grande. [G.M.] Onde il modo fam. Essere a uscio e bottega; di chi ha l'abitazione prossima al luogo del suo traffico, del suo impiego, o sim. Sta di casa in piazza della Signoria, ed è impiegato al municipio; così è a uscio e bottega. V. anche BOTTEGA, § 24. E di prossimità in gen. [G.M.] Stiamo di casa vicinissimi col nostro amico; proprio a uscio e bottega. A uscio a uscio; Di porta in porta. Non com. [Camp.] Pist. S. Gir. 328. Tagliatagli la mano diritta, per vituperio della insaziabile avarizia, a uscio a uscio, con un bastone per sostegno, andò mendicando. 12. Modi, che tengono del proverb. Attaccare i pensieri alla campanella dell'uscio; Metter da parte i pensieri e darsi bel tempo. Fir. Luc. 1. 2. (C) Ma, vedi, io voglio che noi attacchiamo i pensieri tutti alla campanella dell'uscio. Attaccare le voglie alla campanella dell'uscio; Non se le cavare; Far di meno di cavarsele. [G.M.] Quando non si hanno danari, si attaccano le voglie alla campanella dell'uscio. Anch'io avrei tante voglie; ma mi conviene attaccarle alla campanella dell'uscio. Attaccare o Appiccare il majo a ogni uscio. [G.M.] Fag. Pros. Appiccare il majo ad ogni uscio, è passato in proverbio; ed è volere inferire d'uno che s'innamora per tutto; come fa l'asino del pentolajo che ad ogni uscio si ferma. – V. anche MAJO, § 3. Avere il male, il malanno e l'uscio addosso; Danno da ogni parte, o danno e beffe. [G.M.] Guadagn. Poes. Essi, dunque, avrann'oro a più non posso, E noi 'l male, il malanno, e l'uscio addosso. Anche, ma men com., Aver la mala Pasqua e l'uscio addosso. [Fanf.] La Celidor. II. 90. S'avvede che le vien tutta a ridosso La mala Pasqua, e dopo l'uscio addosso. † Cadere o Cascare il presente in sull'uscio; Condurre un negozio bene insin presso alla fine, e guastarsi in sulla conclusione. Salv. Granch. 5. 3. (C) Ecco che egli Mi sarà appunto cascato il presente Sull'uscio. Cecch. Donz. 5. 4. Or togli, Se m'è caduto il presente Sull'uscio. E Servig. 4. 10. I' ti so dir che ci cade il presente Sull'uscio. Chi vien dietro serri l'uscio. Dicesi da chi vuole scialacquar per sè, per i suoi piaceri, senza curarsi di chi resta. Cecch. Dissim. 5. 2. (M.) E' son bene spesi talor cento scudi per cavarsi una voglia; e poi chi dirieto viene, serri l'uscio. † Egli si pare all'uscio; La cosa si vede subito da sè; Si vede subito all'esterno. Lasc. Sibill. 1. 3. (M.) Questa è altra zucca che da pesci: qui dentro è del sale in ciocca. Fulg. Egli vi si pare all'uscio. Entrar per l'uscio, fig. Andare per la via retta, Tendere al fine con mezzi leciti. Bern. Orl. Inn. 20. 4. (C) Chi non mostra quel ch'è, va con inganni, E non entra per l'uscio nell'ovile. ([G.M.] Rammenta quel del Vang. Qui non intrat per ostium in ovile ovium, ille fur est et latro.) [G.M.] Non si fermare al prim'uscio; Non scegliere fra le cose quella che vien prima dinanzi; Non comprare dal primo che ti si presenta sotto gli occhi; Non credere al primo che ti racconta una cosa, e sim. Fag. Rim. E s'io credessi a lor, non tutto il torto Avrebbono; ma io che son de' vecchi, Non mi fermo al prim'uscio. – In questi tempi, quando si va a comprare qualcosa, bisogna aprir bene gli occhi, e non si fermare al prim'uscio. Quando cercate d'una buona moglie, non vi fermate al prim' uscio. (Bisogna sceglierla fra molte.) Mandare, Mettere uno all'uscio; Cacciarlo via di casa, Licenziarlo. [Val.] Fag. Commed. 2. 312. Signor dottore, sentite voi come io son mandato all'uscio? E Rim. 5. 316. Ma finiti i quattrini, Le dame e i cavalieri Vi manderanno all'uscio. – L'hanno messo all'uscio per le sue imprudenze. Mettere, Serrare, Stringere tra l'uscio e il muro; che anche si dice, tra l'incudine e il martello; Non dar tempo a uno di pensare, Costringerlo a scegliere, a risolversi. [G.M.] Varch. Ercol. Voi mi serrate troppo tra l'uscio e il muro. = Cecch. Corr. 2. 3. (C) E però ora Ch'e' non ci è, ti bisogna serrarla Tra l'uscio e il muro. E Prov. 72. (Man.) E delle volpi si piglia. S'i' la posso serrar tra l'uscio e il muro, Mio danno poi s'infreddo. Buon. Tanc. 1. 5. (C) Lo vo' strigner or or tra l'uscio e 'l muro, E vo' d'averla Mettermi in sicuro. Malm. 10. 9. Chi la stringesse poi tra l'uscio e 'l muro, Pagherebbe qualcosa a farne monte. [Val.] Ricciard. 28. 15. Lo scongiuro… fu sì forte e tanto strano, Che te lo mise ben tra l'uscio e il muro. [G.M.] Fag. Commed. Vostro padre l'ha stretto fra l'uscio e il muro. Così: Essere, Trovarsi tra l'uscio e il muro; Essere incalzato da due parti. Fir. As. 206. (C) Sicchè io mi trovavo, come si dice, tra l'uscio e il muro. Parlare all'uscio o agli usci; Parlare invano, Non essere ascoltato. [Val.] Fortig. Ricciard. 20. 114. Fidelbrando lo prega che s'accheti; Ma parla agli usci e parla alle pareti. ([G.M.] Più com. Gli è come dire all'uscio; Gli è come dire al muro.) Non trovarsene a ogni uscio; di persone o cose rare e da pregiarsi. [G.M.] Machiav. Commed. A me non pare che si possa ir più là, nè che di questi partiti se ne trovi a ogni uscio (per una fanciulla da maritarsi). – Un maestro di quella sorta non si trova a ogni uscio: tenetene di conto. [G.M.] E al contr., di pers. e cose comuni, ordinarie. De' cuochi come lui se ne trova uno a ogni uscio. Di quella roba se ne trova a ogni uscio. Copisti come lui se ne trova uno per uscio. Letterati a quel modo ce n'è uno per uscio. [G.M.] Restare o Rimanere all'uscio. Chi fa tardi, rimane all'uscio. È rimasto all'uscio (senza poter entrare là dove voleva). [G.M.] E fig. Tutti hanno ottenuto qualche cosa; ma a me è toccato a restar all'uscio (non ho ottenuto nulla). † Serrare l'uscio a bietta. Cecch. Prov. 26. (M.) Serrare l'uscio a bietta. Bietta è quella zeppa o scheggia di legno che si mette nella staffetta del saliscendo dell'uscio, perchè non si possa con la chiave aprir dal lato di fuori. Onde vuol dir questo proverbio: Serrarsi sul sicuro, ed essersi armato contro alle insidie che gli fossero tramate contro. [G.M.] Fig. Spazzare il suo uscio, o l'uscio di casa sua; Badare ai fatti suoi, e non intromettersi in quelli degli altri. Spazzate il vostro uscio. Io spazzo l'uscio di casa mia. Se tutti spazzassero il suo uscio, senza cercar de' fatti altrui, nascerebbero meno zizzanie. – V. anco SPAZZARE, Append. § IV. 13. T. Prov. Tosc. 62. Se vuoi guardar la casa, fai un uscio solo. E 136. Uscio aperto guarda casa (non potendosi supporre che non ci sia alcuno vigilante dove l'uscio sia aperto. Oppure è da intendere che, quando l'uscio è aperto, bisogna stare più attenti dell'ordinario). E 170. Chi ride del mal d'altrui, ha il suo dietro l'uscio. E 193. Quando piove e tira vento, serra l'uscio e statti drento. E 198. Chi non l'ha all'uscio, l'ha alla finestra. (Tutti abbiamo le nostre sventure, i nostri dolori) E 201. Ognuno ha il suo impiccato all'uscio. (Come il precedente.) E 253. Quando il bisogno picchia all'uscio, l'onestà si butta dalla finestra. (Non è sempre vero, se intende che l'onestà ceda al bisogno.) E 259. Meglio cascar dall'uscio che dalla finestra. (Minima de malis.) E 264. Quando l'oste è sull'uscio, l'osteria è vuota. E 280. Il passo più difficile, oppure, Il peggio passo è quel dell'uscio. (Non solo del distaccarsi da persone care, ma e del cominciare le cose.) E 370. Secco come un uscio (magrissimo). E 352. Chi resta addietro, serri l'uscio (nel senso notato al § 12: Chi vien dietro, serri l'uscio). [G.M.] Altri prov. dell'uso. È l'uscio del trenta; chi esce e chi entra (ci va molta gente. In senso non buono; quando si vedono rigirare in una casa certi allocchi, che Dio ne scampi e liberi). – Picchiare all'uscio co' piedi. (Portar regali in qualche casa; perchè uno trovasi le mani impicciate, ed è costretto a picchiar co' piedi.) |
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Parole in ordine alfabetico: usciamo, usciate, usciera, usciere, uscieri, uscii, uscimmo « uscio » uscir, uscirà, uscirai, usciranno, uscirci, uscire, uscirebbe |
Parole di cinque lettere: usavi, usavo, uscii « uscio » uscir, userà, userò |
Vocabolario inverso (per trovare le rime): camoscio, scamosciò, scamoscio, ammosciò, ammoscio, scrosciò, scroscio « uscio (oicsu) » guscio, sguscio, sgusciò, fruscio, frusciò, struscio, strusciò |
Indice parole che: iniziano con U, con US, parole che iniziano con USC, finiscono con O |
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