La fuga in Egitto di Grazia Deledda (1926): Entrarono nella pasticceria tutta odorosa di zucchero, e il primo pasticcino sopra la piramide composta sul vassoio del banco fu staccato come una bella rosa thea dalla cima della pianta, e offerto ad Ola: e lei lo prese senza avidità, ma con premura, e lo guardò intorno intorno; intorno intorno lo tastò con un dito, poi con la lingua, cercando il punto dove meglio assalirlo, e trovatolo vi ficcò i dentini con una mossa feroce, smorzando però a poco a poco l'assalto finché arrivata all'ultimo pezzetto se lo tolse di bocca, lo riguardò ancora, lo sminuzzò e finì di mangiarlo briciola a briciola: l'ultima le cadde per terra e lei la raccolse.
La pietra lunare di Tommaso Landolfi (1939): «Giovancarlo!» disse allora la fanciulla con solennità «e tu fatti avanti; questi è Bernardo di Spenna, maestro di rapine e di cacce, te ne ho già parlato. E questi Sinforo il Rosso, che un guardiacaccia sminuzzò. Ed ecco Antonio lo Sportaro, così detto perché raccolse in una piccola sporta i resti mortali di un suo nemico (“Alfonso il Botto” interloquì l'uomo precisando). Ma le loro imprese non son tutte qui. Gli altri sono per la montagna. Il vecchio è Vincenzo di Squarcia...»
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Sminuzzò la cipolla e tagliò un cubetto di burro, che mise da parte in un piattino. Tutte quelle cose gliele aveva insegnate Fabio. Lei si era abituata a maneggiare il cibo con un distacco asettico, seguendo semplici sequenze di azioni, il cui risultato finale non l'avrebbe riguardata. |