Cenere di Grazia Deledda (1929): Ma quando fu a letto, sola, in una specie di soffitta grigia e fredda, sul cui tetto il vento urlava ancora più tonante, smuovendo e sbattendo le assi, ella ripensò ai racconti della vedova, all'uomo mascherato che le aveva detto: «donna, non aspettare più!» al lungo gabbano nero, al bimbo che vedeva i morti, agli uccellini nudi del nido abbandonato, ai suoi poveri fratellini. ai tesori di Anania, alla notte di San Giovanni, a sua madre morta; ed ebbe paura e si sentì triste, così triste che, sebbene si ritenesse dannata all'inferno, desiderò di morire.
Il Marchese di Roccaverdina di Luigi Capuana (1901): Ma quando la serva ebbe portato via cesta e lettera, la marchesa ripensò lungamente quella domanda che le pareva insidiosa quanto il regalo e la lettera. E per tutta la mattinata non poté distrarsi, con dinanzi gli occhi la figura di Agrippina Solmo come l'aveva veduta di sfuggita due o tre volte, anni addietro. L'aveva invidiata allora, sentendosi inferiore a lei per giovinezza e bellezza, ma senza sdegno e senz'odio, perché allora stimava che non era colpa di colei se il marchese l'aveva voluta e se l'era tenuta in casa.
Resurrezione di Elena Di Fazio (2021): Al momento in cui l'aveva vista in una bara, vestita di lino bianco, mentre gli impresari delle pompe funebri chiudevano il coperchio per sigillarlo con lo zinco. Ripensò al silenzio che regnava sul cimitero ebraico, il sole impertinente, il cielo senza nuvole. Vicino alla sua tomba, sul letto d'erba tagliata di fresco, era sopravvissuto un fiore di campo dai petali gialli. Un'ape gli ronzava intorno, senza posa. «Aver scoperto che non siamo soli nell'universo porterà a una sola conseguenza: sentirci ancora più soli» disse. «Vulnerabili. Fragili. Per noi, i pemberiani sono come degli dei. Lo possiamo accettare?» |