L'alfier nero di Arrigo Boito (1867): Vi fu un momento che in fondo al giardino si udì cantarellare il bananiero di Gotschalk da un forestiere attardato che ritornava all'albergo; Tom si rammentò quella canzone, una nuvola di lontanissime memorie si affacciò al suo pensiero; vide un banano gigante rischiarato dall'aurora dei tropici e fra quei rami un hamac che dondolava al vento, in questo hamac due bamboli negri addormentati e la madre inginocchiata al suolo che pregava e cantava quella blandissima nenia. Stette così dieci minuti, rapito in queste rimembranze, in questa visione; poi quando tornò il silenzio profondo, riprese la contemplazione dell'alfiere.
Senilità di Italo Svevo (1898): Stanca, ella si svincolò e corse ad aprire la porta. — Ora s'accomodi qui e sia saggio perché dalla cucina ci vedono. — Sempre ancora rideva ed egli, poi, la rammentò spesso così lieta d'avergli giuocato quel tiro da bambina maliziosa che fa dispetti a chi la ama. Sulle tempie i capelli le erano stati arruffati dal suo braccio, ch'egli come sempre, aveva posto intorno alla bionda testa; con l'occhio egli accarezzò le tracce della propria carezza.
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Gertrude contristata, indispettita e, nello stesso tempo, un po' gonfiata da tutti que' complimenti, si rammentò in quel punto ciò che aveva patito dalla sua carceriera; e, vedendo il padre così disposto a compiacerla in tutto, fuor che in una cosa, volle approfittare dell'auge in cui si trovava, per acquietare almeno una delle passioni che la tormentavano. Mostrò quindi una gran ripugnanza a trovarsi con colei, lagnandosi fortemente delle sue maniere. |