Resti mortali di Luigi Pirandello (1924): Quando poi era stanco di farne ai suoi di casa, usciva e si metteva a far dispetti alla gente per via: per esempio, certe giornate che pioveva a dirotto, andando a pigliarsi apposta sull'ombrello lo sgrondo di tutte le case, con un'aria così parlante di farlo per dispetto, che veniva la tentazione a chi gli passava accanto di strapparlo per un braccio accosto al muro. Il piacere maligno, che sotto sotto ne provava, gli faceva arricciare agli angoli il labbro con tutti quei suoi venti peluzzi irti, quasi in un digrignamento appena percettibile, di cagnolino bizzoso.
Il resto di niente di Enzo Striano (1986): Ha indossato un bel vestito-camicia leggerissimo, di batista bianca, che svolazza sul corpo libero, senz'ombra di busti, di guêpières. Questa sì ch'è liberazione vera, per una donna! Ha calzato sandaletti dorati, con i lacci, alla greca. E s'è fatta tagliare i capelli molto corti. Da un po' di giorni l'è venuta voglia di frivolezze: spende tempo allo specchio, in caccia di peluzzi, rughe, dopo secoli usa rossetti, ciprie.
Le medaglie di Luigi Pirandello (1904): Eppure, arrancando in fila coi commilitoni nel corteo, dietro la bandiera del sodalizio dei Reduci, Sciaramè sembrava un povero cane sperduto. Spesso levava un braccio, il sinistro, e con la mano tremicchiante o si stirava sotto il mento la floscia giogaja o tentava di pinzarsi i peluzzi ispidi sul labbro rientrato; e insomma pareva facesse di tutto per nascondere così, sotto quel braccio levato, le medaglie, dando a ogni modo a vedere che non gli piaceva farne pompa. |