Canne al vento di Grazia Deledda (1913): Le toccò la spalla come il Barone, ed ella s'alzò e andò a prendere i denari dalla cassa: due biglietti da cinquanta lire che palpò a lungo, guardandoli attraverso la luna e pensando che per il viaggio di Giacinto bastava uno. Così l'altro lo ripose. La luna alta sul finestrino sopra la cassa mandava un nastro d'argento fino al suo petto legnoso, e dalla scollatura della camicia si vedeva la moneta d'oro infilata nel coreggiuolo diventato nero.
Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Egli andò incontro al suo cavallo, con il cuor palpitante, come incontro a un amico che gli portasse l'annunzio aspettato d'una fortuna. Gli palpò il muso, con dolcezza; e l'occhio dell'animale, quell'occhio ove brillava tutta la nobiltà della razza per una inestinguibile fiamma, l'inebriò come lo sguardo magnetico di una donna.
Arabella di Emilio De Marchi (1888): Nel primo tiretto trovò una sterminata quantità di calze, ripiegate, sciolte, irrigidite dal bucato, rattoppate, da rattoppare. Entrò colle due mani in quel caos di calze, smosse, palpò, ghermì quella che dette un tintinnio, la rovesciò sul marmo del mobile... Con un rumorio squillante di gioia cento o centocinquanta vecchie doppie di Genova, d'un bell'oro giallo, uscirono dal pedule e si schierarono in fila, irritando Tognino, che cercava la carta, che, stizzito, votò tutto quel giallo nel tiretto, chiuse respirando forte a denti stretti: aprì l'altro tiretto... Che gl'importava delle doppie e dei marenghi? per lui era più una questione di puntiglio. |