Un uomo finito di Giovanni Papini (1913): Troppo idealismo, dicono i saggi che han fatto il naso al letamaio. Si sa: molti giovani muoiono di questo «troppo» e non già di quel po' di piombo che traversa il loro petto. Ma in verità vi dico che non c'è più sicuro segno d'un animo piccolo che l'esser contento di tutto. La serenità può giunger soltanto dopo la fine della giovinezza, quando s'è compiuto il giro attorno e dentro alle cose e ci si conforta dell'infinito nulla coll'assaporamento dell'attimo che non tornerà.
Bestie di Federigo Tozzi (1917): Al podere, che ora ho dovuto vendere, tenevo molte galline, insieme con alcuni tacchini e i loci. Quando non avevo voglia di far niente o quando soffrivo troppo non saprei di che, andavo nel pollaio e mi mettevo a guardare. Un locio, che pesava parecchi chili, dondolandosi tutto per camminare, saliva a ogni momento sopra la sua femmina. Vi restava, dopo un poco, come stordito; e poi cadeva svenuto, battendo il dorso, con le gambe per aria e immobili, con gli occhi velati come quando muoiono. Tutte le galline parevano spaventate, e non ci si avvicinavano.
Ultimo Parallelo di Filippo Tuena (2007): Gli dei possono morire, e accade proprio questo, che muoiono quando non vi sono i sacerdoti che li mantengono in vita con le loro magie ammoniva un saggio maori durante una lite fra tribù ostili per spiegare il senso di vuoto che la tribù vittoriosa aveva provato occupando il villaggio abbandonato dagli sconfitti. I perdenti, andandosene, avevano portato con sé credenze, divinità e sortilegi. La terra perduta era rimasta abbandonata, desolata. Privata delle credenze degli uomini, dei miti che questi alimentano, anche le divinità erano svanite. |