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Informazioni di base |
La parola lo è formata da due lettere, una vocale e una consonante. |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche la pagina frasi con lo per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Uso in vari contesti |
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Definizioni da Dizionari Storici |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Lo - Articolo mascolino, che ha la medesima forza e serve a' medesimi casi e al medesimo numero che La articolo femminino. E si usa in oggi comunemente avanti alle voci comincianti da vocale, segnato per lo più con apostrofo; e disteso ed intero si scrive quando precede a voce principiata da S seguìta da altra consonante, benchè appresso gli antichi si trovi molte volte dinanzi a tutti i nomi senza veruna distinzione. Scorcio del lat. Illo. Gr. S. Gir. 10. (C) Lo decimo grado di questa santa iscala si è confessione. E appresso: E in un altro luogo dice nel Vangelio lo nostro Signore… E ivi: Lo cane che mangia la carogna, e poscia la bomica. Bocc. Nov. 1. 1. Ciascheduna cosa, la quale l'uomo fa,… G. g. 7. p. 1. Non istette guari a levarsi il Re, il quale lo strepito de' caricanti, e delle bestie aveva desto. Petr. cap. 6. Sendo lo spirito già da lei diviso. Dant. Par. 2. Quasi adamante che lo sol ferisse.
2. Dietro alla preposizione Per pare che da' più regolati scrittori si adoperi Lo, anzi che Il. Bocc. Nov. 36. 10. (C) Talvolta per lo giardin riguardava,… E nov. 41. Il felice fine, per lo quale a ragionare incominciamo. Dant. Purg. 9. E come senza cura Videmi il Duca mio, su per lo balzo Si mosse,… Gr. S. Gir. 9. Ci ha altra peggior cosa, che l'uomo priega Dio per lo danno del suo nemico. Petr. Canz. 44. 5. L'acque Per lo mare avean pace e per li fiumi. 3. Talora si trova frapposto tra il sostantivo e l'aggettivo, ovvero tra il titolo e il nome di dignità e di grado. Nov. ant. 24. 1. (C) Messer lo 'mperadore Federigo avea due grandissimi savii. E 99. 1. Trovandosi (Tristano) con madonna Isotta, le contava… di Membruto lo nero, cui egli uccise. 4. † Talvolta si distaccò dall'infinito che è posto a guisa di nome, e vi si frappose alcuna particella. Bemb. Asol. lib. 1. (Mt.) Nè manca umore alle lagrime, per lo bene aver fatto lagrimando dagli occhi due fontane. 5. Talora unito a' nomi indicanti tempo, equivale a Ogni, Ciascuno, o sim. Nov. Ant. 11. (M.) Messere Amari lo domandò, come hai tu di rendita l'anno? E 65. Messere, io tolsi vostra nipote, credendomi avere di lei un figliuolo l'anno. 6. E posto avanti ai nomi di tempo, vale anche Nello. Guicc. Stor. 18. 60. (M.) Perchè il Vicerè non il giorno seguente, ma l'altro giorno due ore innanzi giorno, senza fare segno o suono di levarsi, si partì per l'esercito. 7. Talora si pone per maggior efficacia. Dant. Purg. 11. (M.) Oh, dissi lui, non se' tu Oderisi, L'onor d'Agobbio, l'onor di quell'arte Che…? 8. Aggiungesi dinanzi alla Z, dicendo Lo zelo, Lo zoppo, ecc. Facc. Ortogr. (Mt.) Bottar. Art. Dis. 2. Sarà stato Nanni tutto il rovescio di Giovan Viani pittor bolognese, di cui lo Zanotti scrive… 9. Taluni lo usano innanzi a Che invece di Il che, ma questo è sempre da dire. Facc. Ortogr. (Mt.) 10. [Val.] † Con la prep. In. Vit. Mar. Verg. Etrur. 1. 211. Non era uomo simile in lo populo. [T.] Quest'articolo compiesi con le cose accennate sotto Il, La, I, Li, Gli, Le; ma nè dizionarii nè grammatiche dànno quel sentimento che viene dall'uso vivo e dall'osservazione e dalla propria esperienza. T. Lo per Il, oltrechè richiesto allorchè precede a S seguìta da altra consonante, e a quasi tutte le voci comincianti da Z (i Tosc. lo premettono a tutte), è tuttavia richiesto nel modo Per lo più, com. in Per lo meglio, sebbene anco dicasi Per il meglio. D. 1. 1. Per lo tuo me'. Ora parlando direbbesi Per il vostro meglio, Per il meglio loro. Non sarebbe oramai che scherzevole, e quasi accenno iron. a vecchia pedanteria Dare per lo capo, e sim. T. Alla forma e all'uso di questo voc. corrisponde nel plur. Gli, richiesto innanzi a vocale e alla S detta impura. Ma Gli, come Lo, fuor de' casi accennati, non s'usa oramai più. Il sing. rimasto al mezzogiorno d'It. e promiscuo nel trecento con l'altra forma, giovava a quella varietà di suoni che, alla varietà de' sensi e de' sentimenti, può farsi strumento di bellezza ideale; ma il tempo ne viene via via privando le lingue; nè sempre la determinatezza delle idee, ci guadagna. D. 1. 1. Si volse indietro a rimirar lo passo, suona meglio che Rimirare il, e quel tronco esprime il fuggire dell'animo, e il suono del Lo, to sgomento. Così pot: Il lungo studio e il grande amore Che m'han fatto cercar lo tuo volume, risparmia un terzo Il; e così nel seg. Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore (chè non sarebbe comportabile Il mio maestro e il mio…). E dopo i suoni Colui da cui io tolsi, cade meglio Lo bello stile. Ma se nell'1. 7. Io che aveva lo cuor quasi compunto, nel primo La paura… Che nel lago del cuor m'era durata; e nel 33. Disperato dolor che il cuor mi preme, E: Pensando quel che al mio cuor s'annunziava, Bisogna dunque in altri accorgimenti cercare le varie delicatezze del numero; nè più possiamo ridire con D. 3. 20. Io fussi al tacer mio Lì come vetro allo color che il veste. E 11. Nè lo, seguìto da Punto nell'altro verso, fa rima con Candelo e con Cielo, come in 2. 20. Per li con Merli. T. Siccome D. 1. 1. Per quello Iddio, e spesso gli ant. Uno uomo, e sim., Lo dicevan innanzi a vocale, e taluni dicono tuttavia Lo amore; ma è affettazione senza ragione nessuna. Il pron. piuttosto giova non lo troncare, quando, troncato, farebbe il dire meno evidente, o quando, intero, facesse più risaltare l'idea e il sentimento. Il pop. tosc. dice tuttavia Lo 'nferno, troncando piuttosto la vocale seguente; e nella ristampa de' testi ant. non si potrebbe compire la voce e apostrofare l'articolo senza togliere alla dicitura il suo proprio colore. In D. 1. 1. Sì che 'l piè fermo sempre era il più basso, io non lascerei interi i due suoni troppo uguali, nè li apostroferei tutti e due, ma intero il primo per più fermarvi l'attenzione, e, per denotare l'idea di basso, apostrofato il secondo. Poi: E quale è quei che volentieri acquista, E giunge 'l tempo che perder lo face, chi dicesse Il, par che farebbe giungere troppo tardi quel tempo che suol troppo presto venire. T. Per quel ch'è del pronome in ispecie, anco nel lat. Il aveva sovente valore intensivo. Virg. Tunc ille Aeneas; e se D. 1. 1. Or se' tu quel Virgilio?, 2. 11. Or se' tu Oderisi, l'onor d'Agobbio? T. Il modo com. dell'aggiungere per più chiarezza e determinazione accanto al verbo seguente il pron. Lo, cioè Quello, ancorchè il nome sia prossimo, è modo della Volg. Jo. 15. Omnem palmitem in me non ferentem fructum tollet eum. – Questo che ora si vede, io l'avevo da più anni previsto. E ancora più accosto: Questo, già l'avevo previsto. E più ancora: Questo lo so. T. E accennando alle cose dette dal parlante o da altri, può cominciarsi il costrutto, Lo credo io!, Lo sa pure! T. Col Pure o altra voce tra mezzo, s'è detto ch'è inusit. † Car. En. II. Se brevemente di saver t'aggrada L'ultimo eccidio, ond'ella arse e cadeo… Io lo pur conterò. T. Non mancano gli es. di Lo per Tale; e potrebbesi, oltrechè coll'autorità, scusare notando che i pron. Questo, Quello prendono valore affinissimo a Tale, quando diciamo Non è più quella, o Con queste scuse mi venite dinnanzi?, e Virg. Hunc ego te… Accipio? Ma il ripeterlo che fanno i più dal fr., e il tornar quasi sempre superfluo, e il non lo usare mai il pop. nè di Tosc. nè d'altre parti d'It., e il poter dire senz'esso chiarissimamente il fatto suo, ci consiglia evitarlo. Se il Petrarca è scrittore elegante, l'Allighieri è anch'egli, ma alla maniera sua. Non è men chiaro, e più spedito che dire Lo è anch'egli; e qui il Lo sarebbe impr. anco per questa ragione, che denoterebbe più parità di quella che intendesi significare. E così alla domanda: È egli colpevole?, quando non bastasse rispondere il sempl. No, nessuno che non sia barbaro direbbe Non lo è. T. Altra ineleganza, e non presa da' Fr., ma tutta di quella gente che vuol parere saputa e civile, è il Lo come reggente del verbo. Lo si dice, Signor no, non si dice. Basta Si dice. O come dipendente dal verbo Lo dicono. O nel reggente E' si dice. |
Lo - Pronome di maschio, che vale Lui, Quello, ovvero Ciò, Questo, riferendosi non meno a persona che a cosa, e si usa nel quarto caso del primo numero. Bocc. Nov. 41. 2. (C) Se di una cosa sola non lo avesse la fortuna fatto dolente. E g. 4. n. 9. (Mt.) Venir lo vide disarmato con due famigliari appresso. Car. Lett. 21. (Mt.) Ora non lo avendo fatto a bocca, la prego per questa si degni… Red. Cons. 7. 199. E se anche lo puote tralasciare, può tralasciarlo (cioè, il latte).
2. † Ripetuto superfluamente. Bocc. Nov. 40. 17. (C) Il rettor pensò di doverlo senza troppo indugio farlo impiccar per la gola. Stor. Mes. 15. (Man.) Madonna, sappiate certamente, che per lo vostro amore, lo faroe ritornare lo consiglio de' savii adrieto (così il testo a penna; la stampa ha per errore: io faròe, ecc.). 3. Si usava avanti le particelle Mi, Ti, Si, Ci, Vi. Ora non com. Bocc. Nov. 69. 19. (C) E ora ch'io m'accorgo che altri comincia ad avvedersene, non è più da celarloti. E nov. 76. 8. E serrollovi entro. E ivi, 95. 3. Se più mi stimolasse…, dolendomene loro, di levarlomi d'addosso m'ingegnerei. Fiamm. 4. 178. Dilloci; tu ne fai senza fine maravigliare. M. V. 10. 27. (Mt.) Stimossi che 'l Papa sentisse, e per lo meno male lo si tacesse. 4. Si scrive dopo le particelle Me, Te, Se, Ce, Ve. Bocc. Nov. 10. 4. (C) Fattoselo chiamare, gravissimamente e con mal viso il riprese. E g. 1. f. 3. Acciocchè quello, che a me par di fare, conosciate…, con poche parole ve lo intendo di dimostrare. E nov. 19. 28. Se egli non è disdicevole, diccelo come tu le guadagnasti. E nov. 28. 5. Messere, se Dio m'avesse dato marito, o non me lo avesse dato,… E nov. 65. 20. Mi posi in cuore di darti quello che tu andavi cercando, e dieditelo. 5. † Tra Lo e Vi interposto il verbo. Fortig. Ricciard. 2. 65. Io lo dirovvi, abbiatemi pietade. 6. Tra Lo e il verbo interposta altra parola. Non com. Tesorett. 2. 60. Io lo pur domandai. 7. Alla particella Ne ora preponesi; ma già preponevasi. Bocc. Nov. 31. 2. (C) Il padre… poca cura si dava di più maritarla, nè a lei onesta cosa pareva il richiederlone. E 28. 13. Quando alcun voleva, dormendo, mandare nel suo paradiso, o trarlone. Vit. SS. Pad. 1. 157. Rispuosero che questo non poteva essere, e che non lo ne consigliavano. Stor. Mos. 13. (Man.) E la donna disse. Ed io lo ne porterò. 8. † Talvolta si distaccò dal verbo da cui dipende, e si congiunse al pronome. Bemb. Asol. l. 3. canz. (M.) Ed or mel par veder che a voi dinanzi Voli superbo, e dica (cioè, mi par vederlo). 9. Talora si trasportò da un verbo ad un altro. Soder. Colt. 64. (M.) Non lo finendo di spendere affatto (cioè, non finendo di spenderlo affatto). Stor. Mos. 10. (Man.) Imperciocchè lo conveniva loro sotterrare vivo (cioè, conveniva loro sotterrarlo). 10. Quando si debbe aggiungere a varii verbi accozzati in un periodo, si può darlo al primo, e poi sottintenderlo per gli altri. Segr. Fior. Com. in vers. 3. 5. (M.) Accarezzalo, stima, e riverisci. 11. † Aggiunto alle voci de' verbi gli scorcia talora d'alcune lettere. Lasc. Rim. p. 1. son. 102. (Mt.) E vorrelo quand'io Aspetto questa cosa indiavolata. Dav. Colt. E tu il seguente anno taglieralo rasente il ceppo, e con tutto il paniere porteralo nella fossa ordinata. 12. Unito all'infinito de' verbi anche per comodo della rima fa dileguare la loro ultima sillaba, raddoppiando la sua consonante. Ar. Fur. 2. 3. (Mt.) Gridò: scendi, ladron, del mio cavallo; Che mi sia tolto il mio patir non soglio, Ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo. Bern. Orl. 8. 36. Orribilmente in un tratto inghiottillo, Che per paura pur pavento a dillo. E 10. 6. Già è sì lungi che non può vedello. 13. [Val.] † Unito all'infinito, e toltagli la O, irregolarmente e con mal suono. Pucc. Capit. Mor. 6. 280. Avendo l'agio di poterl freddare. T. L'avranno pronunziato Potè 'l; come facevano Vedello per Vederlo. V. § preced. 14. Lo per Tale, p. es. Antonio è dotto, ma Luigi non lo è, ha ben qualche esempio; ma dai migliori e riprovato e fuggito. (Fanf.) Sagg. nat. esp. 207. (M.) E antica e famosa quistione, se quelle cose che leggiere comunemente si chiamano, lo siano di lor natura,… Red. Lett. 15. Conosco che sono indiscreto, ma lo sono per mera necessità. E Ins. 107. Siccome tutte le carni morte… sono un nido proporzionatissimo per le mosche e per gli altri animali volanti; così lo sono ancora tutte le generazioni di funghi. E Cons. 1. 54. (Man.) I fiori mestruali sono stati sempre, siccome per ancora lo sono, scarsi. Ar. Fur. 14. 9. O misera Ravenna, t'era meglio Ch'al vincitor non fessi resistenza, Far ch'a te fosse innanzi Brescia speglio, Che tu lo fossi a Arimino e a Faenza. Alam. Gir. 4. 60. Ah, disse il Gruo, come mal conosco, Che vi stimai discreto cavaliere, E nol sete però per quel ch'io sento. Sassett. Lett. 191. Mi pare che voi siate stato venturoso, e lo sareste stato maggiormente, se.. Galil. Lett. 3. 133. Bisogna bene… che non sia preteso… ch'io possa in uno o due giorni instruire ogni soggetto propostomi, che ne divenga così padrone, come lo sono io, che ci ho consumato sei anni nel ritrovarlo. Pulci Luig. Lett. ined. in Orat. lett. V. 2. p. 90. col. 1. (Vian.) Io ero pel tuo partire molto afflitto; ora lo sono molto per le sopravenute nuove di Lombardia. Baldi, Vit. Guidob. Duca d'Urbin. in Perticar. Op. 2. 74. Io son paruto ed alcuni violento e terribile, e mi ha bisognato esserlo. Meglio però ne' seguenti. Borghin. Vinc. Disc. in opusc. ined. e var. Class. Scritt. p. 50. Fir. 1845. (Man.) Nè il dir ladro a uno lo fa essere, ma il mostrar col fatto che egli abbi rubato qualcosa. Così il gridare e chiamare uno ignorante, nol sarà mai, se non mostra con li esempii in mano ch'e' non intenda, e che gli abbi preso degli errori. Segner. Pred. 29. 9. (Mt.) È voler fare come quelle fontane, le quali pajono liberali, e non sono. Gell. Capricc. Bot. Rag. 5. Dimmi un poco, non siamo noi tutti figliuoli di Dio, e conseguentemente di Cristo? G. Sì siamo. Tac. Dav. 4. 66. Che costui… le seguitasse, non fu miracolo; ben fu, che compagno alla spiagione gli fosse Publio. 15. E anco in altre frasi rimane sottinteso. Gell. Capricc. Bot. Rag. 5. (Mt.) G. Non sai tu che ella è in volgare? A. Sì so (cioè, sì lo so). 16. Dopo la voce Dio, suole perdere in alcuni modi di dire la propria vocale, e far tramutare la fine della voce antecedente attaccandosi ad essa. Amm. Ant. 10. 3. 11. (Mt.) Diel volesse che così molti bene facessero, come molti bene parlano. Vellut. Cronic. 89. La cosa non potere aver luogo, onde Dielsà, come ci cascò in maranese, e come ci dolevamo. Ma quest'ultima frase trovasi anche separata ed intera. Dant. Par. 3. (C) Dio lo si sa qual poi mia vita fusi. T. Nel preced. la mutazione viene da Il, non da Lo. 17. [Val.] Per ell. Fortig. Ricciard. 6. 88. Morì il marito mio, ch'or sarà l'anno (compiuto, o l'anno ch'egli morì). |
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