Cenere di Grazia Deledda (1929): Verso mezzanotte ebbe una crisi di lagrime; soffocò i singhiozzi mordendo il guanciale, torse le braccia, si graffiò il petto; si strappò dal collo l'amuleto datogli da Olì il giorno della loro fuga da Fonni, e lo scaraventò contro il muro: oh, così avrebbe voluto strappare e buttare lontano da sé il ricordo di sua madre!
Il denaro di Ada Negri (1917): E la fanciulla si sentì presa per la vita, stretta alla cintura da ferree braccia: con l'odore ferino del maschio nelle narici, con quell'alito di fuoco sulla bocca, con quella carne madida incollata alla carne. La sua chiusa ed aspra verginità si armò d'un balzo di mille punte, trovò in se stessa la più artigliata difesa. Graffiò, morse, lacerò, si strappò da quelle tanaglie, balzò, gatta elastica e minacciosa, contro la parete. I suoi occhi fosforescenti, tutti pupilla, mettevan paura. La voce le usciva quasi afona dalla strozza, rotta dall'ansimo.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): Descrissi alle fanciulle il sentimento poco gradevole che mi veniva dal soggiorno in mezzo a nemici. Avrei però resistito e sopportata l'Inghilterra per quei sei mesi che mio padre e l'Olivi volevano infliggermi acciocché studiassi il commercio inglese (in cui intanto non m'imbattei mai perché pare si faccia in luoghi reconditi) se non mi fosse toccata un'avventura sgradevole. Ero andato da un libraio a cercare un vocabolario. In quel negozio, sul banco, riposava sdraiato un grosso, magnifico gatto àngora che proprio attirava le carezze sul soffice pelo. Ebbene! Solo perché dolcemente l'accarezzai, esso proditoriamente m'assaltò e mi graffiò malamente le mani. Da quel momento non seppi più sopportare l'Inghilterra e il giorno appresso mi trovavo a Parigi. |