Monte Mario di Carlo Cassola (1973): “Dove hai intenzioni di portarmi, in un locale alla moda? Io voglio andare in una delle nostre trattorie… Lo sai che sono una sentimentale. In una di quelle in cui s'andava da fidanzati… Allora eri povero, e poi, con l'idea che avevamo da metter su casa, ci si stava attenti a spender poco… Ma è in quelle trattorie lì che si mangia meglio“ aggiunse prendendo un tono impersonale. “Lì almeno sei sicuro che non t'imbrogliano: è roba genuina…“ “Non avrai freddo senza il golf?”
Un uomo finito di Giovanni Papini (1913): Sono un toscano – non soltanto italiano. La vera patria di ciascuno non è già il regno o la repubblica a cui appartiene. L'Italia è troppo grande per ciascun italiano: la patria genuina non può esser che piccola. Anche in Francia, paese unificato se mai ve ne fu, l'uomo di Bretagna sente il provenzale come straniero, e il normanno e il lorenese son normanni e lorenesi anche nel cuor di Parigi.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): — Non tutte! — mormorai per dirgli che non ero tanto malato. Intanto io non desideravo Ada che vedevo ogni sera. Quella, per me, era proprio la donna proibita. Il fruscio delle sue gonne non mi diceva niente e, se mi fosse stato permesso di muoverle con le mie stesse mani, sarebbe stata la stessa cosa. Per fortuna non l'avevo sposata. Questa indifferenza era, o mi sembrava, una manifestazione di salute genuina. Forse il mio desiderio per lei era stato tanto violento da esaurirsi da sé. Però la mia indifferenza si estendeva anche ad Alberta ch'era pur tanto carina nel suo vestitino accurato e serio da scuola. Che il possesso di Augusta fosse stato sufficiente a calmare il mio desiderio per tutta la famiglia Malfenti? Ciò sarebbe stato davvero molto morale! |