Il segreto dell'uomo solitario di Grazia Deledda (1921): — No, non le farà nulla. È un idiota e se ne andrà magari subito. E vedrà che resteremo sole di nuovo, in questa tebaide: la signora non prenderà più un uomo in casa. E le giuro che io non ne ho colpa. È quell'idiota sfiatato, che veniva in cucina. La solitudine!... — aggiunse, con un breve sommesso riso che tremolò nel silenzio come un barlume di luce. — Sì ha bisogno di parlare, finché si è vivi: e qui finiremo col parlare alle nostre ombre sui muri. Oh, del resto, per me non importa: mi dispiace per la signora che finirà con l'ammalarsi anche lei. — Siete da molto al loro servizio? — egli domandò finalmente.
L'Isola dell'Angelo Caduto di Carlo Lucarelli (1999): Appoggiato al davanzale della finestra, Valenza attese finché il compagno comunista non gli fu accanto, la spalla puntata contro la parete di pietra e le braccia conserte. Era un ragazzo giovane e magro, col collo bianchissimo perché fuori, sotto il sole, portava sempre un colletto inamidato fino al mento.
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Per tanti giorni Arp aveva spiato la cova, la nascita, quel timido eppur terribile istinto di creare. Ormai le tortore si erano stabilite in città, dopo la moria nelle campagne avvelenate. Mendicavano con un loro passeggio elegante e furtivo sui ballatoi, ruotando il lucido collare di piume, la pupilla gentile. Arp spargeva un po' di riso o sbriciolava un grissino sul balcone e restava di sentinella finché ne rimaneva una traccia. |