Donato del Piano di Federico De Roberto (1888): D'ogni intorno, null'altro che il verde: il verde scuro dei ligustri, il verde cinereo degli eucaliptus, e il verde tenero, quasi giallo, di certe robinie. A destra, un cantuccio d'Africa, una siepe di cactus erti come pilastri, rampanti come rettili, orridi, contorti, spinosi; e poi ancora le agavi, i banani, gli aloè. A sinistra, un angolo di Norvegia; dei pini, degli abeti, una varietà di conifere dal fogliame fitto e minuto come una nebbia.
Nelle nebbie del tempo di Lanfranco Fabriani (2005): Lei lo guardò con odio. — Se proprio devi tirarmi il bidone, almeno evita di spiegarmi come soffiarmi il naso, va bene? Un giorno cercherai di insegnare come fare il proprio lavoro a qualcuno un po' stressato che si dimenticherà di chi tu sia, e allora ne vedremo delle belle. Se avessimo un'aiuola con un giardiniere incaricato di curarla, tu gli spiegheresti come si annaffiano le piante. Malgrado tu sia incapace di distinguere un cactus da una violetta! Hai fatto della rottura di balle un'arte.
La scotennatrice di Emilio Salgari (1909): John ed Harry, sempre armati dei loro rifles, temendo di trovarsi da un momento all'altro viso a viso col terribile e gigantesco orso, lasciarono il rifugio e prima di tutto si diressero verso un gruppo di cactus a bocce, piante strane, che formano dei cespi enormi rassomiglianti a giganteschi alveari, ed i cui rami tagliati a fette, servono per dissetare non solamente gli uomini bensì anche gli animali, essendo ricchissimi d'acqua. |