Il chiodo di Adolfo Albertazzi (1918): Che ne dici? Il giovine alzò gli occhi al cielo: — Miriamo in alto — rispose. E aspettò cavallo e carrozza; acquisto fatto dal filosofo senza intermediari. Ecco. La carrozzella era della prima metà del secolo decimonono. Meno antico, sebbene bianco di pelo, il cavallo; e non brutto: solo, aveva il vizio di camminare con un po' di lingua fuori. Celso lo battezzò Gedeone, nome che piacque moltissimo al conte e ai concittadini.
Dialoghi tra il Gran Me e il piccolo me di Luigi Pirandello (1895): Non c'è scritto nulla; ma star qua non è precisamente come stare un passettino più in là. Qua è il punto vero. Ghiaccio, sì, qua e là; e un freddo indiavolato; e non ci si vede anima viva; ma io sto qui alto, in questo momento, più di qualunque re sul trono!». Forse il Duchino d'Orléans, raggiunto il polo, si sarebbe contentato di stare un tantino più basso, sul trono di Francia, stabilmente. Ma non ci hanno detto i giornali che, invece del polo, egli scoprì un'isola e che la battezzò Terra di Francia? Io non capisco! Terra di Francia, e se ne tornò indietro… Poteva, intanto – per cominciare – proclamarsi re di quella Francia là…
Il ventre di Napoli di Matilde Serao (1884): Una madre offrì la culla del suo bimbo morto; un'altra battezzò il bimbo, facendogli il segno della croce sul visino; una terza questuò per tutte le case del vicinato; una quarta, serva, si offrì e andò a fare il servizio per la povera puerpera. La moglie del fornaio divise il suo letto con la puerpera: e il fornaio dormì sopra una tavola per dieci giorni, avendo per cuscino un sacco. E quella miserella piangeva di emozione, ogni volta che baciava suo figlio. |