Naufraghi in porto di Grazia Deledda (1920): Poco dopo lei e Brontu partirono. Giacobbe li vide allontanarsi nella tanca solitaria, via via pel sottile sentiero, dietro i cespugli, dietro il fumo della brughiera incendiata. Preso da un impeto di rabbia impotente si strappò dal capo la berretta e la buttò lontano, poi andò a riprenderla, poi bastonò il cane, che cominciò a guaire lamentosamente, riempiendo di angoscia il silenzio della sera. L'eco ripeteva quel lamento che sembrava il pianto di un fantasma disperato.
Idillio di Pulcinella di Matilde Serao (1919): Esaltato da tanti mesi di lotta, dalla febbre patita, dalla presenza di Sofia, egli dispiegò quella sera tutta la sua versatilità per sedurre gli spettatori. Vestito da Gilda fu ridicolo sino alla caricatura, forzò la voce ed il gesto: imitò, esagerandole, tutte le grazie svenevoli delle attrici di terz'ordine; vestito da uomo, prese tutti gli aspetti: ballò, cantò, suonò il violino, declamò, bastonò, fu bastonato, finse l'uomo ebbro, riempì il palcoscenico ed il teatro della sua voce, della sua presenza.
Dopo il divorzio di Grazia Deledda (1902): Poco dopo ella e Brontu partirono. Giacobbe li vide allontanarsi nell'estrema luce della tanca solitaria, via via pel sottile sentiero, dietro i cespugli, dietro le macchie, dietro il fumo della brughiera incendiata. Preso da un impeto di rabbia impotente si strappò dal capo la berretta e la buttò lontana, poi andò a riprenderla, poi bastonò il cane, che cominciò a guaire lamentosamente, riempiendo d'una voce stridula e straziante l'immenso silenzio della sera. L'eco ripeteva quella voce indescrivibile, che sembrava il pianto di un fantasma disperato. |