L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957): La cena era terminata ormai da un pezzo, sebbene noi ci attardassimo a tavola. Mio padre aveva ancora del vino nel bicchiere, e seguitò ancora un poco a scherzare con noi, ma presto se ne stancò. Ogni tanto, si stirava le braccia, o traeva dei grandi sospiri, che in lui non erano segno di tristezza, ma, al contrario, di un piacere d'esistere profondo, e quasi amaro. A un certo punto, fece l'atto di allungare un braccio verso la sposa, per attirarla a sé. Ella si levò in fretta, e si scostò indietro, dicendo che doveva sparecchiare; e vidi riapparire nei suoi tratti quella paura, che sembrava per un poco essersi staccata da lei.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): Lo lasciai attendere dopo di avergli offerta una sigaretta e mi diedi da fare con certa corrispondenza. Dopo un po' di tempo egli si stancò e disse che non poteva restare di più. Del resto era venuto solo per raccontare a Guido che certe azioni dallo strano nome di Rio Tinto e di cui egli a Guido aveva consigliato l'acquisto il giorno prima — si, proprio ventiquattr'ore prima — erano quel giorno balzate in alto di circa il dieci per cento. Si mise a ridere di cuore.
Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello (1904): In preda a un'ansia smaniosa, attesi, curvo, stringendomi forte con le mani i ginocchi, che Adriana si facesse al terrazzino. La lunga attesa non mi stancò affatto, anzi mi sollevò man mano, mi procurò una viva e crescente soddisfazione: supposi che Adriana, di là, non volesse arrendersi alla prepotenza di quel villano. Forse la Caporale la pregava a mani giunte. Ed ecco, intanto, colui, là nel terrazzino, si rodeva dal dispetto. Sperai, a un certo punto, che la maestra venisse a dire che Adriana non aveva voluto levarsi. Ma no: eccola! |