Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1968): Un furore squassò Johnny, e proprio per stanchezza e pietà. - Mi hai seccato! Ne ho abbastanza di te. Sei un pulcino, un pulcino bagnato, era infinitamente meglio che avessi incontrato per strada il più ardito degli arditi. Sei tanto pulcino che io stesso mi vergogno di averti attaccato e preso. Che cosa risponderai? Me ne frego. Tocca a te rispondere. Inventa qualcosa. In qualche maniera sei pur infilato in quella sporca divisa. Significa onta e disgrazia tu ora sopportala questa disgrazia. E d'ora innanzi taci e pensa alle tue giustificazioni. Capito, non fiatare più. Avanti.
L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957): Mio padre intanto ridendo le strappava i fermagli e i pettini, e le disordinava i capelli con tutte e due le mani, e pettinini e forcine cadevano da ogni parte. Una grande capigliatura nera, tutta di riccioli e boccoli naturali, come una pelliccia selvaggia, le scendeva scompigliata intorno al viso, fino alle spalle. Il suo viso s'era fatto ombroso e quasi protervo, e nei suoi occhi s'era acceso uno splendore di lagrime; essa non ardiva, però, di schivare mio padre; solo, quando lui ebbe finito di disfarle i capelli, squassò forte la testa, con l'atto che si vede fare talvolta ai cavalli, o anche ai gatti.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): La guerra mi prese, mi squassò come un cencio, mi privò in una sola volta di tutta la mia famiglia ed anche del mio amministratore. Da un giorno all'altro io fui un uomo del tutto nuovo, anzi, per essere più esalto, tutte le mie ventiquattr'ore furono nuove del tutto. Da ieri sono un po' più calmo perché finalmente, dopo l'attesa di un mese, ebbi le prime notizie della mia famiglia. Si trova sana e salva a Torino mentre io già avevo perduta ogni speranza di rivederla. |