Canne al vento di Grazia Deledda (1913): In attesa che le ore passassero rimosse il cadavere, secco e leggero come quello d'un bambino, lo lavò, lo rivestì, parlandogli sottovoce, fra una preghiera e l'altra per raccontargli come s'era svolta la cerimonia nuziale, come Noemi piangeva entrando nella sua ricca nuova dimora, — piangeva tanto era felice, s'intende, — come la casa era piena di regali, come la gente buttava grano e fiori fin dentro il cortile degli sposi, per augurar loro buona fortuna, come tutti insomma erano contenti.
Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1968): Su tutta la sua pelle la patina inlavata a lungo era ricca, serica ed assolutamente inodora, o al più arricchiva stupendamente il suo odore d'uomo. Sentiva di poter dire di poter annusare in quel momento con narici di donna. Il pensiero della guerra piombò come un'ala grigia, non nera, sulla dorata bianchezza della sua pelle, serica e assolutamente glabra, senza vello a distrarre, a intercettare la mano. Era enormemente, forse sacrilegamente, eccitante pronosticare, fantasticare il bersaglio e il varco aperto in quella intatta integrità. Scrollò le spalle, sazio d'immobilità, di fantasia e di rinfresco, e si rivestì in fretta.
Monte Mario di Carlo Cassola (1973): Una sera, era tornato prima del solito. “Elena” chiamò. Non ebbe risposta. Pensò che fosse uscita (anche la sera prima era uscita, ma non gli aveva detto dov'era stata. Né lui gliel'aveva domandato). Fece la doccia, si rivestì mettendosi in borghese; sedette sul divano a leggere il giornale. Lo buttò via quasi subito perché gli era venuta voglia di fumare. Non che si sentisse inquieto per l'assenza di Elena. |