L'alfier nero di Arrigo Boito (1867): - È nulla - rispose l'altro - s'aggiusta subito. - E s'alzò, andò allo scrittoio, accese una candela, pigliò un pezzo di ceralacca rossa, la riscaldò, intonacò alla meglio i due frammenti dell'alfiere, li ricongiunse e riportò al compagno lo scacco aggiustato. Poi disse ridendo: - Eccolo! se si potesse riattaccare così la testa agli uomini!
Il cappello del prete di Emilio De Marchi (1888): — Marinella mi vuol bene! — esclamò il barone, mentre ingoiava d'un fiato un bicchiere di assenzio verde come lo smeraldo, che riscaldò la sua voce. — Marinella non odia che la mia sfortuna. Ma voglio fare un patto col diavolo come il vecchio Faust. L'anima mia gliela cedo tutta per un buon asso di picche, su cui abbia puntato centomila per tre volte. Ti pare che faccia pagare troppo cara l'anima di un peccatore di spirito? Vuoi provare intanto chi di noi due deve pagare l'assenzio? Aspetta, lasciami invocare il mio diavolo protettore.
Il perduto amore di Umberto Fracchia (1921): Ad un angolo di strada, in un giardino tutto di palme incappucciate, Silvina vide una serra piena di fiori, e comprò un gran mazzo di rose rosse, che sembravano sbocciate allora nel più tepido sole di maggio. Stringendosi al seno quelle rose, tutta così stupendamente fiorita, attraversò mezza città, salì le scale della sua casa, ed entrò in quella stanza dalla quale la sera innanzi era uscita tremando. Quantunque per l'abbaino piovesse un po' di sole, quella stanza non le sembrò meno squallida. Ma il color vivo delle rose riscaldò con i vaghi riflessi di una aurora il candore nudo di quei muri. |