Il resto di niente di Enzo Striano (1986): Riaprì il libro a una pagina segnata: «“Il cielo e la terra e le loro forze che turbinano intorno a me! Non vedo null'altro che un mostro il quale eternamente rumina ciò che ha divorato.” Noi facciamo parte di questo tritume cieco. Senza sapere cos'è. In certi momenti darei ragione a Werther, alla sua risposta tremenda a questa condizione intollerabile, poi penso: proprio perché so che non possiamo scegliere, anche quella sarebbe una sconfitta. Ennesima obbedienza alla forza misteriosa che ci governa. Mi ribello e non credo più nemmeno al suicidio».
Fior di Sardegna di Grazia Deledda (1917): Il più profondo silenzio regnava nella casa. Lara ascoltò attentamente, e i suoi occhi, già abbastanza grandi ed oscuri, si fecero enormi, opachi, quasi velati da quel silenzio immenso, da quell'oscurità ch'era la sua vita, l'ora della sua gioia; poi si gettò uno scialletto bianco sulle spalle e riaprì senza far rumore tutte le porte che Peppa, a sua raccomandazione, aveva rinchiuso con più cura delle altre notti.
Il caso Korolev di Paolo Aresi (2011): Ripresero la marcia. Quel suono ritmico sempre più evidente. Il terreno si trovava in pianura, poi improvvisamente cominciò una discesa, un pendio abbastanza scosceso. Korolev si bloccò, chiuse gli occhi, li riaprì. Stava a poche centinaia di metri di distanza. D'un tratto il Costruttore Capo provò uno strano senso di commozione che gli lacerò la pancia e avvertì lacrime calde sull'orlo delle ciglia. Quanti anni erano passati? Quanti anni dall'ultima volta? Non poteva essere. Non poteva. Eppure era lì. Il costruttore capo fece due respiri profondi. Aprì e chiuse le palpebre, come per esserne certo. |