Malia, Stregoneria, Fattucchieria, Prestigio, Maleficio, Incanto, Fascino, Veneficio, Sortilegio, Magia - La magìa era quella supposta scienza per mezzo della quale facevansi tutte queste azioni credute in parte soprannaturali. Le streghe avevano (così credevasi) patto e commercio coi demonii, ond'è che le loro azioni erano tenute per cattive in principio, e le stregonerie, fatte sempre a danno di qualcheduno, o con qualche fine disonesto e malvagio. Fattucchieria era meno: viene probabilmente da fata, che era contraposto di strega; perciò sente e tiene dell'origine sua. Avevano le fate patto e commercio con ispiriti benigni e benefici; ed anzi le due potenze erano sempre o sovente in guerra; le armi fatate servivano mirabilmente a difesa. Incanto era cosa che sopraffaceva i sensi e alterava il loro modo di corrispondenza coll'anima: ne venivano perciò a questa false idee, storte o esagerate degli oggetti circostanti, per cui credeva travedere o sognare un ordine di cose diverso dal reale: anche adesso la voce incanto si ha per rapimento, trasporto e quasi estasi, per cui si fa astrazione dalle cose presenti, e l'anima è sublimata a cose maggiori delle reali. Dall'incanto al fascino, la conseguenza è diretta e necessaria: persona che trovavasi sotto la forza d'un incanto era certo affascinata, o come affascinata: vi sono degli esseri che esercitano naturalmente una specie d'affascinamento su certi altri, da cui questi non si puonno difendere nè sottrarre: quella del rospo sull'usignuolo, per esempio: una specie di fascino sono certi fenomeni del magnetismo animale. Malìa era una specie d'incanto che legava proprio i sensi e non li lasciava più liberi d'agire se non quando veniva sciolto. Maleficio era stregoneria speciale contro una determinata persona, e l'effetto o conseguenza che ne derivavano; era fatto o tentato sempre a danno. Veneficio era maleficio con avvelenamento o con animo e intenzione di avvelelnare; si credeva col maleficio accrescere diabolicamente l'efficacia del veleno medesimo: gli unti, le polveri che dai supposti untori credevansi essere dati o sparsi nelle celebri pestilenze di Milano e d'altrove erano veneficii. Prestigio è inganno preparato al senso della vista specialmente, o dalla frode o dall'astuzia, o da mezzi somministrati da quell'arte innocente e dilettevole che appunto prestigiazione o prestidigitazione si chiama, e per celia, anche magìa bianca: nel prestigio giova essenzialmente la prestezza, come suona la parola. Sortilegio era incanto o maleficio, determinato forse dalla sorte nel leggere certi versi de' libri magici che primi a caso venivano sott'occhio. Molti di questi vocaboli hanno senso traslato, e così l'incanto della musica, il fascino della bellezza, la malìa di certe occhiate, il prestigio dell'eloquenza, la magìa de' colori, de' tuoni, delle tinte, de' tratti, del verso, e per conseguenza nelle produzioni delle belle arti tutte. [immagine] |
† Prestigio - Agg. [Camp.] Per Prestigioso. In Capel. e S. Isidor. – S. Gir. Pist. 31. Molte sono le prestigie fallacie, e innumerabili sono li lacci con li quali sono prese l'anime umane. T. Forse è da leggere Fallaci, e Prestigia fem. [Camp.] Fr. Giord. Tratt. A questo modo il demonio prestigio teneva gli occhi di que' due discepoli, chè, veggendolo (G. C.) apertamente e con lui favellando, nol conoscevano. (Se non è err.). |
Prestigio - e † PRESTIGIA. S. m. e f. Illusione che credevasi attribuita alla magia, o a qualche sortilegio. Maestruzz. 2. 14. cit. in PRESTIGIARE. (C) Fir. As. 61. Altri diceva, che non era da prestar fede alle parole e menzogne di quel corpo morto, nè alle prestigie di quell'Egizio. Red. Esp. nat. 21. Sotto i maravigliosi prestigii de' Saracini e degli idolatri cova sempre qualche ingannevole manifattura. Pass. 339. (M.) Alcuna volta (il Diavolo) apparendo visibilmente in varie figure, quanto al vedere, e in voci sensibili quanto all'udire, e mostra e dice di quelle cose che gli uomini vogliono sapere; e questa specie d'indovinamento si chiama prestigio. [Cam.] Borgh. Selv. Tert. 52. Essendo il suo più gran gusto (dei demonii) il rivoltare l'uomo dal pensiero della vera divinità con le prestigie di fallaci indovinamenti. [Camp.] S. Gir. Pist. 36. Dimostra esse sue prestigie o illusioni, e dimostra chi fosse la persona…
2. E fig. Bart. Pov. Cont. (M.) Per fare adunque contenta la povertà altro abbisogna che le prestigie d'una lingua filosofante.
T. Prestigio dell'uomo; Il potere ch'egli ha, insolitamente notabile, sugli altrui voleri. – Prestigio dell'autorità, del nome, delle apparenze. |