Il Marchese di Roccaverdina di Luigi Capuana (1901): — Se penso — egli continuava — che in questo vino qui hanno sguazzato i piedacci di un pestatore, mi vien nausea di berlo! Ai tempi di Noè non si faceva altrimenti! Un mascalzone grosso e tarchiato va su e giù pel palmento affondando nell'uva ammonticchiata le pelose gambacce fino alla caviglia, reggendosi a un bastone per non scivolare, spiaccicando i chicchi coi piedi mal ripuliti.... E questa incredibile porcheria dovrebbe continuare ancora tra noi!...
I Malavoglia di Giovanni Verga (1881): — La pancia è buona, e se ne può ancora fare qualche cosa, — sentenziò alfine mastro Zuppidda il calafato, e dava anche lui dei calci coi suoi piedacci nella Provvidenza. — Con quattro lapazze ve la metto in mare un'altra volta. Non sarà più una barca che potrà resistere al mare grosso, un'ondata di fianco la sfonderebbe come una botte fradicia. Ma per la pesca di scoglio, e per la buona stagione potrà servire ancora. — Padron Cipolla, compare Mangiacarrubbe, e compare Cola stavano ad ascoltare senza dir nulla.
Dono della Vergine Maria di Luigi Pirandello (1899): Sperticatamente alto di statura, ossuto e nero come un tizzone, questo don Bartolo Scimpri, benché da parecchi anni scomunicato, vestiva ancora da prete. Le maniche della vecchia tonaca unta e inverdita avevano il difetto opposto di quelle della giacca di don Nuccio: gli arrivavano poco più giù dei gomiti lasciandogli scoperti gli avambracci pelosi. E scoperti aveva anche, sotto, non solo i piedacci imbarcati in due grossi scarponi contadineschi, ma spesso perfino i fusoli delle gambe cotti dal sole, perché le calze di cotone a furia di rimboccarle da capo attortigliate in un punto perché si reggessero, s'erano slabbrate e gli ricadevano sulla fiocca dei piedi. |