Gli occhiali d'oro di Giorgio Bassani (1958): «Gliel'ho chiesto», spiegò, «perché quando ci vivevo io, a Padova, stavo a dozzina da una vedova che si chiamava Molon, Elsa Molon. La casetta di questa signora Molon si trovava in via San Francesco, nei pressi dell'università, e dava, dietro, su un grande orto. Che vita, facevo! A Padova non avevo parenti, non amici, nemmeno tra i compagni di scuola.»
Una grande storia d’amore di Susanna Tamaro (2020): Anche tua madre sembrava rinata con quel folletto che trotterellava per casa; il tempo cupo della vedovanza, avvelenata dal sospetto del tradimento, si era dissolto grazie anche a un incontro avvenuto un paio di anni prima sul treno che da Mestre la portava a Padova. Stava andando a trovare un'amica e si era trovata di fronte a un signore che continuava a fissarla.
La Madonna d’Imbevera di Cesare Cantù (1878): Perocchè, non avendo qui alcun prossimo parente, e d'altra parte bramando allontanarlo dal pericolo troppo vicino, lo chiamò presso di sé uno zio, monaco del più rinomato convento di Padova. Su quella Università fu messo a studio, dove gli avevano insegnato il latino, il greco, e far versi, e quelle altre istituzioni così importanti al viver bene. |