Annalena Bilsini di Grazia Deledda (1927): Quando io dunque lo vidi, dritto lungo nell'angolo del camerino, mi parve il diavolo; tanto che l'emozione ed il terrore, nel primo momento, m'impedirono di sentire le menzogne con le quali la zingara spiegava al marito i preparativi della cena; poi a poco a poco ripresi animo, e spiegando a mia volta a me stesso il contegno di lei nel ricevermi, cominciai a fare le più amare riflessioni sul conto mìo e suo. E provavo soggezione e paura di quell'altro, che certo mi aveva riconosciuto e si beffava di me: però infine pensai: — piano, col beffare! Siamo tutti e due, i beffati, compare: e nulla mi costa di saltarti addosso e strangolarti.
La messa di nozze di Federico De Roberto (1917): Ma no, non credere che io vada mendicando attenuanti. Ti avrei preso anche se non fossi stata sola. Mi turbasti troppo, mi piacesti troppo: anche questa è verità. Forse altre avrebbero resistito alla tentazione; io provai, ma non vi riuscii. Pago la mia debolezza, sai! O credi d'essere il solo a soffrire, con la tua gelosia? Io soffro della falsità in cui vivo, delle menzogne che dico, degli inganni che ordisco.
La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923): In quel momento sentivo quali erano i miei più forti legami con Carla: il mio proposito d'affettuosità eppoi le menzogne dette da me sui miei rapporti con Augusta e che pian pianino, nel corso del tempo, bisognava attenuare ed anzi cancellare. Perciò iniziai quella stessa sera tale opera, naturalmente con la debita prudenza perché era tuttavia troppo facile di ricordare il frutto che aveva avuto la mia bugia. Le dissi che io sentivo fortemente i miei obblighi verso mia moglie ch'era una donna tanto stimabile che certamente avrebbe meritato di essere amata meglio e cui mai avrei voluto far sapere come la tradivo. |