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Informazioni di base |
La parola leggiadria è formata da dieci lettere, cinque vocali e cinque consonanti. In particolare risulta avere una consonante doppia: gg. Divisione in sillabe: leg-gia-drì-a. È un quadrisillabo piano (accento sulla penultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
»» Vedi anche la pagina frasi con leggiadria per una lista di esempi. |
Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Inseguivano una gran Chimera che sorgeva su dall'orlo, come un'ansa, alla estremità del vaso, mentre dalla parte opposta balzava il giovine sagittario Bellerofonte con l'arco teso contro il mostro nato di Tifone. Li ornamenti della base e dell'orlo erano d'una rara leggiadria. L'interno era dorato, come quel d'un ciborio. Il metallo era sonoro come uno strumento. Il peso era di trecento libbre. La forma tutta quanta era armoniosa. L'orgoglio e la pietà di Federico De Roberto (1888): — Ah! eccomi giunto al mio secondo caso, — riprese Franz von Rödrich, dopo aver lasciato dire gli amici fissando le vaghe forme vaporose che si disegnavano all'orizzonte. — Una creatura vivente, e di che vita intensa, acuta e torturante! Voi non l'avete conosciuta. Il suo nome? Che cosa importa! Ella si chiamava la Leggiadria, la Grazia, l'Incanto. Addio! di Neera (1897): Chi non ha provato queste smanie furenti non può comprendermi. Le donne che amano e che piangono senza scomporre la leggiadria del viso e la sapiente architettura dei capelli, che sospirano colle labbra tinte di cinabro e singhiozzano moderatamente nel loro busto stringato, queste donne mi chiameranno esagerata. |
Giochi di Parole |
Giochi enigmistici, trasformazioni varie e curiosità. Vedi anche: Anagrammi per leggiadria |
Definizioni da Cruciverba di cui è la soluzione |
Definizioni da Cruciverba in cui è presente |
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Cambi |
Cambiando una lettera sola si può ottenere: leggiadrie. |
Scarti |
Rimuovendo una sola lettera si possono ottenere i vocaboli: leggiadra, leggiadri. Altri scarti con resto non consecutivo: legga, legai, lega, ledi, leda, lidia, lidi, lida, lira, ladri, ladra, lari, egida, egira, eira, giada, giara, giri, gira, gara, gaia, idria, idra, aria. |
Zeppe (e aggiunte) |
Aggiungendo una sola lettera si può avere: leggiadrina. |
Parole contenute in "leggiadria" |
già, ria, leggi, leggiadri. Contenute all'inverso: dai, gel. |
Lucchetti |
Scartando le parti in comune (in coda e poi in capo), "leggiadria" si può ottenere dalle seguenti coppie: leggiadra/aia. |
Usando "leggiadria" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * ana = leggiadrina; * ani = leggiadrini; * ano = leggiadrino. |
Cerniere |
Scartando le parti in comune (prima in capo e poi in coda), "leggiadria" si può ottenere dalle seguenti coppie: noleggi/adriano, dileggia/driadi. |
Usando "leggiadria" (*) si possono ottenere i seguenti risultati: * dileggia = driadi; * noleggi = adriano; adriano * = noleggi; driadi * = dileggia. |
Sciarade incatenate |
La parola "leggiadria" si può ottenere (usando una volta sola la parte uguale) da: leggiadri+ria. |
Intarsi e sciarade alterne |
"leggiadria" si può ottenere intrecciando le lettere delle seguenti coppie di parole: legga/idria. |
Quiz - indovina la soluzione |
Definizioni da Cruciverba: Leggiadri, piacevoli ai sensi, Il leggiadro spirito de La tempesta di Shakespeare, Può sorridere mentre leggiamo, Il corpo di leggi emanato in Francia nel 1804, Leggeva in pubblico gli editti. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Vocabolario dei sinonimi della lingua italiana del 1884 |
Avvenenza, Bellezza, Grazia, Leggiadria, Attrattiva - Avvenenza è Convenienza aggradevole delle parti e degli atti di una persona. - Bellezza è generico, e si riferisce a persona e ad ogni opera d'arte, e ad animali: essa sta nella proporzione e nell'ordine delle parti, ed anche nel colorito, per modo che guardando, desti in noi un sentimento di piacere e di diletto. Ha molto del relativo, secondo l'idea del bello che ciascuno ha nella mente, e quindi procede la gran varietà di giudizii. - Grazia, significa, più che altro, l'acconcezza dei modi e delle parole, mista a piacevolezza e brio, ma senza verun eccesso. - Leggiadrìa è la parte estrinseca della bellezza. - Le Attrattive sono quelle doti e qualità di una persona, anche non bella, per le quali altri si sente volto ad amarla. Per alcuni, a modo di esempio, è un'attrattiva i capelli brinati in una donna. Nel fatto delle Attrattive c'è molto e molto del relativo; e ciò che dispiace ad uno, può essere un'attrattiva per un altro. [immagine] |
Bellezza, Leggiadria, Vaghezza, Grazia, Venustà - Anche qui parla il Grassi; il suo articolo è lungo, e non in tutto adattato al disegno nostro; ma è così bello e così vero che non posso lasciarlo.
«La Bellezza non è altro che una ordinata concordia e quasi un'armonia occultamente risultante dalla composizione, unione e connessione di più membri diversi, e diversamente da sè e in sè, e secondo la loro propria qualità e bisogno, ben proporzionati e in certo modo belli, i quali, prima che alla conformazione d'un corpo si uniscano, sono tra loro differenti e discrepanti (1). «La Leggiadria (stando sempre all'uomo, anzi più particolarmente alla donna), vien definita dallo stesso Firenzuola in questi termini: «La Leggiadria non è altro che una osservanza di una tacita legge data e promulgata dalla natura nel muovere, portare, adoperare così tutta la persona insieme, come le membra particolari, con grazia, con modestia, con gentilezza, con misura, con garbo; in guisa che nessun movimento, nessun'azione sia senza regola, senza misura o senza disegno.» «Quindi è che la Leggiadria dà l'attrattiva alla Bellezza, la quale per sè non ne ha abbastanza (2) «La grazia, prosegue il Firenzuola, non è altro che uno splendore, il quale si eccita per occulta via da una certa particolar unione di alcuni membri, che noi non sappiamo dire: ei son questi, e' son quelli insieme con ogni consumata bellezza, ovvero perfezione, accozzati e ristretti, e accomodati insieme: il quale splendore si getta agli occhi nostri con tanta lor diligenza, con tanto soddisfacimento del cuore e contento della mente, che subito è lor forza volgere il nostro desio a quei dolci raggi tacitamente .... E chiamasi grazia, perciocchè ella fa grata e cara la persona, in cui risplende questo raggio, questa occulta proporzione si diffonde.» «Vaghezza è da Vago, e questo nome, secondo il Firenzuola, significa tre cose: la prima, Movimento da luogo a luogo, come ben mostra il Petrarca: Riduci i pensier vaghi a miglior loco. «La seconda, Desiderio; come è appresso il medesimo: Io son sì vago di mirar costei. «La terza, Bello. Il Petrarca pure: Gli atti vaghi e gli angelici costumi. Dal primo significato, cioè Movimento, ne è tratto Vagabondo; e da Vagabondo, che è quel medesimo che Vago, ne è tratto il secondo, cioè desideroso; perciocchè una cosa che è in moto e va vagando or quinci or quindi, par che accenda di sè maggior desiderio in altrui, che una che stia ferma e la quale noi possiam vedere a posta nostra. E con ciò sia che paja necessario, che tutte quelle cose noi desideriamo, noi le amiamo; e non si potendo amar cosa, che non sia, o non ci paja, bella, però ha ottenuto l'uso del comune parlare, che Vago significa Bello, e Vaghezza, Bellezza; ma in questo modo particolare nondimeno, che Vaghezza significhi quella Bellezza, che ha in sè tutte quelle parti per le quali chiunque la mira, forza gli è che ne divenga vago, cioè desideroso, e divenutone desideroso, per cercarla e per fruirla, stia sempre in moto col cuore, in viaggio co' pensieri e colla mente, divien vagabondo. «E' dunque Vaghezza una beltà attrattiva, inducente di sè desiderio di contemplarla e di fruirla. «Tanto importa la dignità nell'uomo, quanto la Venustà nelle donne. Perciocchè la dignità nell'uomo non è altro che un aspetto pieno di riverenza e di ammirazione; la Venustà adunque nella donna sarà uno aspetto nobile, casto, virtuoso, riverendo, ammirando e in ogni suo movimento pieno d'una modesta grandezza. «Di fatto, per quanto vaga, leggiadra e bella possa essere una donna scostumata, essa non può più aver vanto di venustà, che sta propriamente nella femminil dignità, che è la modestia, e procede da quella Venere celeste che gli antichi dissero madre di tutte le virtù. «Alcuni di questi nomi si adoperano pure nelle cose delle belle arti, ed hanno in questo caso diversa, ma non opposta definizione: e Bellezza chiamasi comunemente dagli artisti la giusta e squisita proporzione delle parti e dei colori. «La Grazia, dicono i pittori e gli scultori, sta nella movenza, ed è quella piacevolezza di movimento, la quale accresce la bellezza, ed alle volte è più gradita. Si considera nel soave moto di tutto il viso, ed anche negli occhi e nella bocca, nel favellare e nel ridere, nel moto delle mani e d'altre membra, e finalmente nella persona tutta, che soavemente atteggi senza stiracchiamento o affettazione. «Leggiadria è un certo portamento della persona rappresentata in pittura così leggiero ed agile, ch'e' pare che ella si muova, e quasi non abbia peso, ma leggerissimamente si sostenti: è proprio della gioventù. «Bellezza è generico, e si dice di ogni cosa che abbia concordia e buona proporzione di parti. «Leggiadrìa, grazia, e vaghezza possono stare senza la bellezza, ma non la venustà, che è sua compagna. «La leggiadrìa risplende particolarmente nel movimento, la grazia negli atti, la venustà nel contegno. «La vaghezza è piuttosto fuori della persona, è qualità estrinseca, la quale è piuttosto nel desiderio eccitato in altri. «Lasciando de' loro inimitabili pregi, troverai la leggiadria e la vaghezza nell'Ariosto; nel Tasso la grazia e la venustà; la bellezza in tutti e due. «Vaghezza di colori usa il Vasari, e Vago chiamano i pittori un quadro, il merito principale del quale sia nel colorito che alletta i più. «La Leggiadria e la Grazia, parlando d'atti e di movimenti, pare che differiscano particolarmente in questo, che la Leggiadria è più vivace, la Grazia più riposata. La Grazia sfugge ogni sforzo, ogni affettazione; la Leggiadria rende talvolta amabili l'uno e l'altro.» (1) «Comecchè malagevolmente esprimere appunto si possa, che cosa bellezza sia, nondimeno .... voglio che sappi, che dove ha convenevole misura fra le parti verso di sè, e fra le parti e 'l tutto, quivi è la bellezza; e quella cosa veramente bella si può chiamare, in cui la detta misura si trova .... vuole essere la bellezza uno quanto si può il più.» (Casa, Galateo, cap. 26). - «La bellezza non è altro che una grazia, che di proporzione e di convenienza nasce e d'armonia nelle cose; la quale, quanto più è perfetta nei suoi soggetti, tanto più amabili essere ce gli fa e più vaghi; ed è accidente negli uomini non meno dell'animo che del corpo.» (Bembo, Asolani, libro 3). (2) «Non è altro leggiadrìa, che una cotale quasi luce che risplende dalla convenevolezza delle cose, che sono ben composte e ben divisate l'una coll'altra e tutte insieme: senza la qual misura .... la bellezza non è piacevole.» (Galateo, cap. 28). [immagine] |
Dizionario dei sinonimi - Zecchini del 1860 |
Bellezza, Leggiadria, Venustà, Bello, Leggiadro, Avvenente, Vago - «Bellezza sta nella proporzione e nell'ordine delle parti, e nel colorito; leggiadrìa, nel moto o nella mossa, o nell'atteggiamento, e nella convenienza piacevole. Il bello è regolare, il leggiadro non sempre, ma fornito di grazia. Il bello desta in noi maraviglia talvolta; il leggiadro, piacere». Gatti.
Venustà è quella bellezza piena e solida che potrebbe dirsi bellezza artistica, degna della statuaria; è bellezza maestosa. Avvenente ha una certa affinità d'eufonia con conveniente da poter far credere affini anche le loro significazioni: avenant, dicono i Francesi, qui a bon air, bonne grâce; ora, ciò che ha bella grazia ci conviene più di ciò che l'ha cattiva; onde potrebbe dirsi che l'avvenenza è quella bellezza che maggiormente ci va a genio, e piace a' nostri occhi, ciascuno nel nostro particolare: uno trova avvenente ciò che ad altri non piace punto punto. Ciò che è vago è incerto, sfuggevole; vaghezza poi suona desiderio; onde, vago e vaghezza è quel bello estrinseco che sa destare desiderio di sè, ma forse passeggiero. [immagine] |
Garbo, Grazia, Graziosità, Leggiadria, Gentilezza, Cortesia - Il garbo è una specie di grazia. Uomo, donna di garbo è quello o quella che fanno le cose a modo, con aggiustatezza e bella maniera; direi che il garbo sta nelle circostanze di modo con cui si accompagna la cosa; la grazia invece è personale di chi la fa; persona che è per altro tutta grazia vi fa uno sgarbo, volendo o non; un'altra che farà con bella grazia un complimento, una riverenza, non sa fare con garbo gli onori di casa sua: nel garbo adunque ci va più riflessione, più giudizio, è la grazia che possono avere le persone già avanzate in età; poichè la vera grazia, fare il grazioso, muoversi, ridere, fare sciocchezze perfino con grazia è proprio della prima giovinezza. «Il garbo, bene il Tommaseo, viene da certa pratica, da certa compostezza. La grazia è nativa, spontanea, vivace». Leggiadria è grazia unita a bellezza: la bellezza stupida non si dirà leggiadra; nè tanto meno la grazia in corpo mal fatto. La leggiadria è propria delle forme; la grazia, de' moti; il garbo, de' modi. La gentilezza è la grazia dell'animo; la cortesia, la grazia del cuore; la gentilezza è promettente; la cortesia, generosa. Una signora di molto spirito mi diceva d'un personaggio alto locato e perciò potente: «ei riceve e parla così gentilmente, che quantunque non v'accordi ciò che gli chiedete, partite da lui soddisfatti»; ei non era cortese certamente, perchè non dava, ma superlativamente gentile. Graziosità, voce d'uso e dello stile famigliare che vale, grazia cortese; il Tommaseo la dice affine a gentilezza; a me pare più affine a cortesia; farsi delle graziosità fra vicini è un prestarsi dei piccoli servigi: una vera graziosità deve consistere più in un favore che in una mera gentilezza. [immagine] |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Leggiadria - S. f. Grazia, Bellezza che deriva dalla convenevolezza delle parti ben proporzionate e ben divisate l'una con l'altra, e tutte insieme. Galat. 75. (C) Non è altro leggiadría, che una cotale quasi luce che risplende dalla convenevolezza delle cose che sono ben composte e ben divisate l'una coll'altra, e tutte insieme; senza la qual misura eziandio il bene non è bello, e la bellezza non è piacevole. Fir. Dial. bell. donn. 344. Leggiadría, che vuol dire vaghezza. E 379. La leggiadría non è altro… che una osservanza d'una tacita legge data e promulgata dalla natura a voi, donne, nel muovere, portare e adoperare così tutta la persona insieme, come le membra particolari, con grazia, con modestia, con gentilezza, con misura, con garbo; in guisa che nessun movimento, nessuna azione sia senza regola, senza modo, senza misura, o senza disegno.
But. Purg. 26. 2. (C) Leggiadría è decenzia e attitudine degli atti virtuosi. Bocc. g. 4. p. 13. Veder continuamente gli ornati costumi, e la vaga bellezza, e l'orna'ta leggiadria. Dant. Par. 32. Ed egli a me: bellezza e leggiadría, Quanta esser puote in angelo ed in alma, Tutta è in lui. E Rim. 21. Tu discacci virtù, tu la disfidi, Tu togli a leggiadría il suo ricetto. Petr. Son. 211. Deposta avea l'usata leggiadría. E 223. Com'è giunta onestà con leggiadria, Ivi s'impara. [Camp.] Bib. Os. 1. Tanto vuole dire che il Signore non ha misericordia di noi per nostre valentie, nè per nostre leggiadríe, ma egli ae misericordia di coloro che stanno al suo servigio e che vivono sanza malizia. (Pitt.) Certo portamento della persona rappresentata in pittura così leggiera ed agile ch'e pare ch'ella si muova, e quasi non abbia peso, ma leggierissimamente si sostenga; è proprio della gioventù e spezialmente di Ninfe e simili. Baldin. Voc. Dis. (Mt.) 2. Parlandosi di stile, significa Nobile e sciolta graziosità. Segni, Demetr. Fal. 63. 64. (Gh.) Certo che la leggiadría consiste in quella parola apporti, la quale ha relazione a tutte le cose; e da' medesimi scritti (di Saffo) molte altre sì fatte leggiadríe potrebbon cavarsi. Nascono, altra di questo, dalla dettatura delle parole le leggiadríe, cioè per mezzo della metafora. T. Leggiadría d'imagini. Plur. Poetiche leggiadríe. 3. [Camp.] Per Opera di gentilezza, di nobiltà. Din. Din. Mascal. V. Prol. Adunque ti mosse a tanta leggiadría (a comporre i Libri dell'arte della guerra) la gentilezza di grande animo. (Parla di Vegezio.) 4. Per Ornamento leggiadro, Cosa leggiadra. Nov. ant. 92. (M.) Aveva armi orate, rilucenti, e piene di contigie e di leggiadríe. [T.] Del bello è parte il leggiadro; ma il bello sublime, il bello severo, gli si detrarrebbe a chiamarlo leggiadro. La leggiadría è specialm. nel movimento o in quelle attitudini che pajono al moto più pronte e adatte. T. Aless. Piccolom. Bell. Crean. Donn. 16. Tanta beltàe leggiadría quant'è la tua. Rim. attrib. a D. L'altra ha bellezza e vaga leggiadría, E adorna gentilezza le fa onore. – Donna Bella potrebbe non meritare titolo di Leggiadra; nè Leggiadra, di Bella. Bella anco la matura, anco l'avanzata in età, non Leggiadra. – Nel cit. es. l'aggiunto di Vago rende più determinata l'imag. del movimento. Di qui appare non essere assai pr. quello del Salvin. Disc. 1. 318. Leggiadría del colore; se non in quanto il colorito pare che dia movenza al viso e all'intera pers. |
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