Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Arp aveva stretto mani, rivolto saluti, voltato le terga a seconda della sua personale trama d'amicizie o inimicizie. Vide passare il Delfino, le labbra serrate, le mani strette dietro la schiena. Rapida una Jena seppe disincagliarsi dal suo gruppetto e lo inseguì. Dietro i vetri della hall apparve e disparve il profilo aquilino del Gran Capo Penna Bianca. Ruotò uno sguardo di rassegnato cinismo sul cortile, lasciò cadere la tendina. Il momento stabilito per la sua conferenza-stampa era ancora lontano.
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Arrivarono inaspettati. I ribaldi che avevan creduto di non andar che alla preda, vedendosi venire addosso gente schierata e pronta a combattere, lasciarono il saccheggio a mezzo, e se n'andarono in fretta, senz'aspettarsi l'uno con l'altro, dalla parte dond'eran venuti. L'innominato gl'inseguì per un pezzo di strada; poi, fatto far alto, stette qualche tempo aspettando, se vedesse qualche novità; e finalmente se ne ritornò. E ripassando nel paesetto salvato, non si potrebbe dire con quali applausi e benedizioni fosse accompagnato il drappello liberatore e il condottiero.
Gli egoisti di Federigo Tozzi (1924): Una ragazza balzò verso le tenebre della Passeggiata di Ripetta; e un brigadiere dei Carabinieri, tenendo la sciabola che gli scintillava sotto il braccio, la inseguì. E siccome cominciava a piovere, i due amici presero il primo tranvai che giunse alla fermata. La stanchezza impediva loro di udire qualsiasi rumore; e credevano che il tranvai fosse addirittura silenzioso. |