Profumo di Luigi Capuana (1892): Le tristi impressioni del viaggio gli s'erano dileguate rapidamente dall'animo a quell'apparizione luminosa che si levava sul cielo purissimo, col fascino d'un paese orientale per quei campanili, per quelle cupole disegnate sul fondo azzurro con netti contorni; per tutta quella bianchezza di case, che contrastava col rossiccio delle rupi e il verde degli alberi e delle macchie. E gli parvero un'eternità le due ore e mezzo che la carrozza impiegò a trascinarsi con irritante lentezza, su pei continui serpeggiamenti della strada tagliata nel vivo masso.
Canne al vento di Grazia Deledda (1913): Per arrivare a Nuoro impiegò due giorni. Andava su, piano piano, a piccole tappe, buttandosi sull'orlo della strada quando era stanco. Chiudeva gli occhi, ma non dormiva: riaprendoli vedeva lo stradone giallognolo perdersi tra il verde e l'azzurro delle lontananze, su verso i monti del Nuorese, giù verso il mare della Baronia, e gli pareva di esser sempre vissuto così, sull'orlo d'una strada metà percorsa metà da percorrere: laggiù in fondo, aveva lasciato il luogo del suo delitto, lassù, verso i monti, era il luogo della penitenza.
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): «Alice, tu sei golosa?» le disse Viola. Alice impiegò qualche secondo a convincersi che Viola Bai stava davvero parlando con lei. Era convinta di essere trasparente al suo sguardo. Tirò le due estremità dei lacci delle scarpe, ma il nodo le si sciolse fra le dita. «Io?» chiese guardandosi attorno, a disagio. «Non ci sono altre Alici, mi pare» le fece il verso Viola. Le altre ridacchiarono. «No. Non sono tanto golosa.» |