Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (1919): E tutti si afferrarono alla fune, che pendeva dalla carrucola alta. Domenico l'avvolse ad uno dei polsi. Come il fastello cominciò a salire, il legno della carrucola scricchiolò; mentre la polvere con le festuche ricadevano su gli uomini. Lo stalliere stava con la mano tesa, sporgendosi dall'apertura. Gli alzatori si piegavano con un solo respiro; e il fastello penzolava su le loro teste; poi, afferrato dallo stalliere, imboccò nella finestra e disparve nell'ombra.
Col fuoco non si scherza di Emilio De Marchi (1900): Il canotto con una giratina magistrale imboccò l'arco oscuro della darsena e andò ad arrestarsi ai piedi della scala che mena al giardino. Ma il luogo era così buio che lo sbarcare non fu cosa facile. Ezio saltò a terra per il primo, tirò il legno a riva, lo legò, a tastoni, colla catena, bestemmiando contro quell'animale di Moschino che non era venuto incontro colla lanterna. Accese un zolfanello per rompere l'oscurità e alla fiamma che rischiarò l'antro vide il ragazzetto seduto sulla scala, addormentato, colla lanterna morta tra le gambe.
Le otto montagne di Paolo Cognetti (2016): Imboccò il canalone per cui era salito e sparì tra le rocce. Lo rividi dopo pochi minuti, un centinaio di metri più in basso. C'era una lingua di neve laggiù, tutta spostata verso nord, e lui aveva attraversato la pietraia per raggiungerla. In cima a quel piccolo nevaio ne tastò la consistenza con un piede. Alzò lo sguardo verso di me e mi salutò, e io ricambiai con un gesto ampio, che si vedesse da lontano. La neve doveva essere bella ghiacciata, perché Bruno ci saltò sopra e prese subito velocità: andò giù a piedi larghi, sciando sui suoi stivali da lavoro, mulinando le braccia per mantenere l'equilibrio, e in un attimo fu inghiottito dalla nebbia. |