Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1968): Su tutta la sua pelle la patina inlavata a lungo era ricca, serica ed assolutamente inodora, o al più arricchiva stupendamente il suo odore d'uomo. Sentiva di poter dire di poter annusare in quel momento con narici di donna. Il pensiero della guerra piombò come un'ala grigia, non nera, sulla dorata bianchezza della sua pelle, serica e assolutamente glabra, senza vello a distrarre, a intercettare la mano. Era enormemente, forse sacrilegamente, eccitante pronosticare, fantasticare il bersaglio e il varco aperto in quella intatta integrità. Scrollò le spalle, sazio d'immobilità, di fantasia e di rinfresco, e si rivestì in fretta.
Resurrezione di Elena Di Fazio (2021): Oltre ai militari, per le vie del KEIRI si scorgevano i soliti personaggi, dagli appassionati di yoga ai surfisti improvvisati, lanciati verso le onde con le tavole che luccicavano al sole. Nella sequenza di volti sconosciuti, Francesco ne riconobbe uno. Testa glabra, bermuda gonfi al vento, minuscoli occhiali da sole: era Philippe Villiers, il medico direttore del centro sanitario. Se ne stava abbracciato a una tavola da surf in prossimità del litorale, una sagoma bassa e scura stagliata di profilo contro il panorama costiero.
Gli occhiali d'oro di Giorgio Bassani (1958): La pelle che le ricopriva, grossa, glabra, coi pori evidenti, dava sempre la medesima impressione del cuoio, del cuoio ben conciato. No, per questo eravamo molto più cambiati noi, al confronto: noi che di sfuggita, assurdamente (mentre lui, magari, tirava fuori dalla tasca del soprabito il «Corriere della Sera», e quieto e bonario si metteva a leggerlo nel suo angolo), venivamo cercando su quel suo volto familiare le prove, i segni, starei per dire le macchie visibili del suo vizio, del suo peccato. |