Anime oneste di Grazia Deledda (1905): Maria Fara la giudicò subito per una ragazzina brutta e goffa. Indossava infatti un vestitino goffo, di indiana nera, e col fazzolettino di lana stretto sotto il mento, pareva molto brutta, così mingherlina, con la pelle di un pallore olivastro, il profilo irregolare e la bocca troppo grande. Aveva gli occhi e i capelli castanei, grosse mani e grossi piedi mal calzati: proprio una bambina da villaggio, da montagna. “Dio sa come è maleducata„ pensò Maria Fara con un leggero disgusto all'idea che Annicca sarebbe andata a letto assieme a Caterina.
Leila di Antonio Fogazzaro (1910): Verso mezzanotte donna Fedele ebbe ancora un assalto di doglie acutissime. All'alba erano scomparse, ma il medico di Cadate, venuto alle sei, trovò febbre, naturalmente giudicò impossibile il viaggio. Massimo partì dopo le dieci per Porto Ceresio, ripromettendosi di essere di ritorno a Oria, col piroscafo speciale, alle due del pomeriggio. Dal cimitero di Albogasio, dove la salma di Benedetto si doveva tumulare, a San Mamette si viene a piedi in un quarto d'ora.
La vecchia casa di Neera (1900): Il signor Pompeo non giudicò prudente di continuare una conversazione che gli aveva già guasta la serata. Augurò in fretta la buona notte e se ne andò. Anna soggiunse allora con molta dolcezza: — Io, vedi, preferisco il dubbio doloroso di un'anima ardente alla tranquilla acquiescenza di chi non si è mai domandato una volta nella vita: dove vado? Religiosa è per me la persona che si inchina davanti al mistero e lo rispetta, non colei che sul mistero non ha mai palpitato e professa i riti nello stesso modo che metterebbe un paio di guanti. |