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Foto taggate gerusalemme | ||
La cupola d'oro |
Informazioni di base |
La parola gerusalemme è formata da undici lettere, cinque vocali e sei consonanti. In particolare risulta avere una consonante doppia: mm. Lettera maggiormente presente: e (tre). Divisione in sillabe: ge-ru-sa-lèm-me. È un pentasillabo piano (accento sulla penultima sillaba). |
Frasi e testi di esempio |
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Esempi d'uso |
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Citazioni da opere letterarie |
L’avventura di un povero crociato di Franco Cardini (1997): Al-Afdal, il potente vizir del califfo fatimide egiziano al-Mustali, aveva sin dai tempi dell'assedio franco di Antiochia accarezzato l'idea di servirsi di quei barbari scesi dal nord-ovest per attaccare i turchi selgiuchidi e rioccupare quella Palestina che essi avevano strappato alla sovranità del Cairo e adesso governavano attraverso il governatore che il sultano aveva imposto a Gerusalemme, l'abile ed energico guerriero di nome Ortoq. Ma, alla sua morte, la provincia era stata divisa tra i suoi due figli, Soqman e Ilghazi, vassalli dell'emiro di Damasco. Il nostro padrone di Grazia Deledda (1920): — Per questo no: è proprio un turco e viene da Gerusalemme. Ha persino delle reliquie, e davanti a queste io mi segno. Ma le persone che dico io non guardan le reliquie; no, tutto al più guardano le corone di madreperla e le medaglie d'oro. Son persone vane, sciocche; gente senza conseguenza.... I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): Aveva nella sua libreria, e si può dire in testa, le opere degli scrittori più riputati in tal materia: Paride dal Pozzo, Fausto da Longiano, l'Urrea, il Muzio, il Romei, l'Albergato, il Forno primo e il Forno secondo di Torquato Tasso, di cui aveva anche in pronto, e a un bisogno sapeva citare a memoria tutti i passi così della Gerusalemme Liberata, come della Conquistata, che possono far testo in materia di cavalleria. |
Definizioni da Dizionari Storici |
Dizionario delle invenzioni, origini e scoperte del 1850 |
Gerusalemme - In Arabo El Kouds, o Beit el Mukaddes (Hierosolima). Città della Turchia Asiatica, pascialicco di Damasco, capoluogo di Sandgiack, sede di un mollah di prima classe, di un patriarca armeno, e residenza del capo dei conventi cattolici in Soria.
Poche città provarono tante vicissitudini quanto Gerusalemme, e furono tante volte prese, distrutte, e rifabbricate; eppure esistono poche ruine de' suoi monumenti. Innanzi alla conquista del Canaan fatta da Giosuè, ere un luogo poco considerevole chiamato Salem posseduto dai Gebusei. Questa città fu sottomessa da David e Salomone, i quali l'abbellirono. Sezac re di Egitto, Hazael re di Siria, Amazìa re d'Israelle, saccheggiarono uno dopo l'altro i tesori del magnifico tempio ivi fondato da Salomone. Nell'anno 587 avanti Gesù Cristo, fu presa e rovinata da Nabuccodonosor re di Assiria. Risorta, e restituita ai Giudei sotto Ciro verso l'anno 535 innanzi all'era cristiana, riacquistò per qualche tempo tutto il suo splendore sotto i Maccabei; ma Pompeo essendosene impossessato sessantatre anni avanti quest'era, ne demolì le mura, che Giulio Cesare permise fossero ristabilite dopo venti anni. Tito, figlio di Vespasiano, l'abbruciò nel 70 e la ridusse a solitudine, e si verificò in tal guisa la predizione del Salvatore che non resterebbe in lei pietra sopra pietra. Fu eretta una nuova Gerusalemme dall'imperatore Adriano, vicino all'antica, ed essa veniva chiamata Aelia Capitolina, sino al regno di Costantino, durante il quale riprese il suo vecchio nome. I Persi pure la incendiarono, e presero prigioniero il suo patriarca, del pari che molti abitanti. Poco dopo gli Arabi sottomisero la Siria. Omar, successore di Maometto, entrò vittorioso in Gerusalemme nel 638, e l'arricchì con la superba moschea. I Turchi se ne impadronirono verso il 1055. I Crociati se ne resero padroni nel 1099 sotto Goffredo di Bouillon. Il sultano Saladino la riprese. Dopo aver dipeso per lungo tempo dai soldani d'Egitto, nel 1519 cadde in potere di Selim 1°. imperatore dei Turchi, e da allora in poi rimase sotto il dominio del Gran Signore. Per molto tempo aveva avuto dei patriarchi, il di cui numero si valuta a sessantacinque da S. Jacopo il Minore sino ad Arnould, cappellano del duca di Normandia, primo patriarca latino. I più famosi concilj tenutisi in Gerusalemme, dopo la solenne riunione degli Apostoli (vedasi Act. Apostoli Cap. I.) sono i seguenti: Quello convocato dal vescovo Narciso verso il 191; Quello in cui l'imperatore Costantino chiamò verso il 335 i vescovi digià adunati a Tiro, per fare la dedica del tempio ch'egli aveva eretto; E finalmente, il concilio provinciale adunato nel 453 da Giovenale, vescovo di Gerusalemme. [immagine] |
Tempio di Gerusalemme - Questo superbo edifizio, che superava per magnificenza tutti i templi eretti prima, fu costruito dal re Salomone quattrocento anni dopo l'uscita dall'Egitto, nell'anno 1015 innanzi Gesù Cristo. Quel principe vi spese somme enormi, che oggi sembrerebbero incredibili se il ragguardevole commercio ch'egli faceva con le Indie e le coste di Africa mediante i porti del Mar Rosso non ispiegasse l'origine di tali immense richezze. [immagine] |
Dizionario compendiato di antichità del 1821/1822 |
Tempio di Gerusalemme - Tutti hanno in generale una grande idea della magnificenza del Tempio fabbricato da Salomone, e ristabilito al ritorno degl'Isdraeliti dalla schiavitù di Babilonia nell'istessa forma, e nella disposizione medesima di tutte le di lui parti: ma è egli poi vero che si abbia la cognizion necessaria, per poter chiaramente intendere molti luoghi della Scrittura, di tutto il complesso del Fabbricato, il cui vasto recinto portava il nome di Tempio? Si darà qui una brevissima descrizione; ma per averne una più giusta e adequata si può ricorrere all'Opera dei Gesuiti Prado e Villalpando di 3. Vol. in fol. stampata in Roma nel 1604. presso Ciacconi con bellissime Tavole incise.
Il Tempio di DIO propriamente detto era un Edifizio separato da ogni altro, e circondato per ogni verso da un atrio spazioso. Tutto l'interno di questa Fabbrica era impiallacciato di cedro da cima a fondo; e Salomone lo fece ricoprir tutto di piastre d'oro purissime attaccate con chiodi egualmente d'oro. Fece fare il pavimento d'un preziosissimo marmo ricoperto d'un tavolato di pino, tutto ornato d'oro ancor esso. Dividevasi l'Edifizio in due parti; la più interna chiamata il Santo de' Santi era lunga venticinque cubiti, alta trenta, e larga venti. Là era l'Arca dell'Alleanza del Signore, posta sotto le ali di due Cherubini alti dieci cubiti, e scolpiti in legno d'olivo tutto ornatissimo d'oro. Essa parte più interna era chiusa da un tramezzo o divisorio, il quale aveva due porte parimente d'olivo ornate di bassi rilievi, di Cherubini, di palme, di festoni, e tutto ciò messo ad oro. Davanti a questo tramezzo o assito eravi un Vel di giacinto, di porpora, di scarlatto, e di lino finissimo con varj ricami. Furono spesi dal Re Salomone secento talenti d'oro, che si valuterebbero adesso circa a nove milioni di vecchia moneta di Francia, in quella sola porzione Santo de' Santi o Sancta Sanctorum, dove a chicchessia non era permesso d'entrare eccettochè al gran Sacerdote una sola volta per anno. L'altra porzione di questo ampio Edifizio detto il Santo aveva quaranta cubiti di lunghezza a contare dal Velo, che la separava dal Santo de' Santi. Salomone vi fece fare un Altare d'oro, che fu collocato vicino al Velo nel mezzo del Santo per bruciarvi profumi; oltre a ciò vi fece ancor collocare dieci Candelabri o Candellieri d'oro a più lumi, cinque a diritta, e cinque a sinistra; dieci tavole d'oro per i pani di proposizione, ed un copiosissimo numero di bacini, tazze, e altri vasi pe'i differenti usi del Tempio. Le porte del luogo Santo erano ornate di sculture e coperte di lastre d'oro. È da osservarsi che non era permesso se non ai soli Sacerdoti d'entrarvi, ed in oltre non potevan essi ciò fare se non quando erano destinati, ed in quell'ordine o turno dal Sacerdote autorizzato indicatosi. I Leviti medesimi n'erano sempre esclusi; ed apparisce dall'Evangelio, che un sol Sacerdote alla volta veniva ammesso tirandosi a sorte per offrire profumi sull'Altare d'oro destinato a tal'uso. In faccia alle Porte del Tempio propriamente detto eravi un grandissimo Altare di rame, detto l'Altare degli Olocausti, in mezzo ad un vasto Cortile, che circondava l'intero Edifizio, e che dicevasi l'Atrio interno, o l'Atrio dei Sacerdoti, perchè non era concesso che a loro e ai Leviti l'ingresso: ciò che si dee pure osservare. La vista di tutto questo magnifico Fabbricato era vietata al Popolo, il quale non poteva veder che da lungi quello, che succedeva nell'Atrio dalle uscite dei Portici, che corrispondevano all'Atrio esteriore. Quivi il Popolo si radunava per pregare e adorare, come faceva anco in un altro grand'Atrio denominato l'Atrio d'Isdrael. Molti Portici si contavano in tutto il recinto delle Fabbriche ed Atrj, compresi sotto la generale denominazione di Tempj; e tutti questi Portici restavan divisi in due ordini. Uno era aperto a tutti, sia agli Estranj come agli Ebrei, ai Gentili come ai Proseliti, a quelli che fossero puri, ed agli altri che non lo fossero. Tale Ordin di Portici, Loggie, o Gallerie rimaneva separato dall'altro mediante un riguardevole spazio, e s'inalzava al disopra del livello del suo piano quanto importavano quattordici gradini; non era accessibile che ai soli Ebrei; e non veniva loro permesso l'entrarvi se non erano puri. Oltre allo spazio interposto a questi Portici gli altri a tutti accessibili erano altresì separati da un muro elevato di tre cubiti; ed alcune colonne poste di distanza in distanza portavano cartelli o iscrizioni, che proibivano sotto pena di morte ad ogni straniero di oltrepassare quei confini terribili. In qualcuno dei Portici accessibili a tutti, e nei più lontani dal Tempio propriamente sì detto, e dai Portici ed Atrii destinati alle preghiere e all'adorazione, si faceva un commercio di Bovi, di Pecore, di Colombi, ec.; commercio, che aveva un così immediato rapporto coll'Altare degli Olocausti e col ministero de' Sacerdoti che sembrava almeno scusabile, se non era assolutamente legittimo. Contuttociò GESU' CRISTO, quantunque pazientissimo e mansuetissimo, fece provare il suo zelo e la sua divina severità contra un abuso, che i nostri pochi lumi riguardar ci farebbero come quasi innocente. Quando Gerusalemme fu presa dai Romani, il Tempio a malgrado degli ordini, che l'Imperador Tito avea dati per conservarlo, rimase preda delle fiamme divoratrici. Ciò doveva accadere. I Profeti da molti secoli avanti questo orribile avvenimento n'avevano esposto il terribil Decreto predicendo il delitto, che stato ne sarebbe la causa. L'imperatore Giuliano, il quale sentiva tutta la forza di questa prova della verità delle Profezie e della Religione Cristiana, intraprese di annullarla col ristabilimento del Tempio e col richiamarsi gli Ebrei; ma tutto quello, che fece a tal fine, non servì che a render la prova più forte e più luminosa. Questo Principe avendo fatto ammassare una quantità prodigiosa di materiali inviò Ebrei da tutte le parti, e con essi altri Operaj a Gerosolima, ed ordinò ai suoi Tesorieri di somministrare il denaro occorrente per la nuova costruzione del Tempio, il quale doveva costare somme eccessive. Si cominciò quanto prima il lavoro, e si occuparono i lavoranti giorno e notte a sbarazzare il terremo occupato dal Tempio antico, ed a demolire i vecchi fondamenti di esso. «La demolizione totale di tutti i ruderi e avanzi erasi terminata, e senza accorgersene si era intanto adempita col più gran rigore e pienezza possibile la parola puntuale di GESÙ CRISTO che non resterebbe pietra sopra pietra. Si voller gettare nuove fondamenta; ma uscirono da quel luogo orribili vortici di fiamme, che formidabili ed incessanti consumarono gli Operaj. L'istessa cosa successe per diverse volte, e l'ostinazione del fuoco rendendo inaccessibile il posto obbligò ad abbandonare per sempre l'impresa». Queste sono le proprie e schiette parole di Ammiano Marcellino nel Libro XXIII. Cap. I; Scrittore di quell'età, Istorico giudizioso e fedele, Pagano di religione, e impiegato al servizio di Giuliano predetto. Non vi è nell'Antichità un fatto più accertato, che non si può contrastare senza volere stabilire il pirronismo istorico il più insensato (Vita dell'Imperatore Giuliano Lib. V). |
Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865-1879 |
Gerusalemme - e † GERÙSALEM e † JERUSALEMME e † JERÙSALEM e † GIERUSALEMME e † GIERÙSALEM e GEROSÒLIMA e † JEROSÒLIMA e SÒLIMA. [T.] N. pr. della città, che diventa com. in certe locuz. Dall'ebr. vale Visione di pace. T. D. 2. 23. Gerusalemme. – Tempio di… Rovine di… Tass. Ger. Ecco apparir Gerusalem si vede, Ecco da mille voci, unitamente, Gerusalemme salutar si sente. D. 2. 2. Ar. Fur. 17. 18. Gerusalem. B. Giamb. Gerusalem. – Segnatam. nel verso dicesi Gerosolima, che è neut., in Tac. In Cic., come a noi, femm. Nel verso anche Solima. – Solima era città nella Licia su un colle detto Solimo da Strabone. Tac. Che i Solimi, gente rammentata da Omero, dessero il nome alla città di Gerosolima. – Solimi Popoli d'Asia confinanti a Licia e a Pisidia, poi detti Milii.
2. T. Solimo agg. Stat. Solymum cinerem. – Solimita Sabell. Stor. 61. [Camp.] Comp. Ant. Test. Naboth Jerosolimita aveva una sua vigna. [De Capit.] Dav. Guerr. Civ. Fr. 4. 215. Gerosolimitano. T. Cirillo Gerosolimitano, a distinguerlo dal Cirillo Alessandrino. = Bemb. Lett. (Mt.) Le responsioni che si pagano alla religione Jerosolimitana (di Malta). V. § 3. T. Cic. Questo nostro Gerosolimario, Pompeo espugnatore di Gerusalemme. T. Gebuseo o Jebuseo da Jebus, antico nome di Gerusalemme. Monti, Pellegr. Apost. C. II. – Nella Bibbia, e quindi da chi accenna alle memorie di quella, Gebusei, gl'infedeli. – Giebus, Gerusalem, Solima, diventa per Adriano Elia Capitolina, acciocchè la diplomazia protettrice di Barabba s'avveri: Non abbiamo re altri che Cesare. 3. T. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, religioso e militare, poi detto dei cavalieri di Rodi, e poi di Malta; perchè fondato nel X sec. sotto l'invocazione di S. Giov. Elemosinario. Ordine Gerosolimitano, Ospitalieri o di Rodi. – I titoli del regno di Gerusalemme e di Cipro si trovarono nel 1197 congiunti, perchè un Lusignano aveva sposata la figliuola del re di Gerusalemme. I re di Sardegna, fino a Carlo Alberto, intitolaronsi Re di Gerusalemme e di Cipro. 4. T. La Gerusalemme liberata del Tasso; anche ass. La Gerusalemme, inteso il poema. C'è anche la Gerusalemme Conquistata, conquistata dai critici sopra il povero gentiluomo, che voleva essere gentiluomo e poeta. T. Il libro. Ristampe della… 5. Fig. T. La Gerusalemme terrena e la celeste, La Chiesa militante, e la trionfante. Un Inno: Celeste città, Gerusalemme, che sublime di pietre viventi t'innalzi al cielo, e mille migliaja d'angeli, come sposa, ti cingono. Contrapp. a Egitto, ch'è il mondo, per denotare che virtù è libertà. D. 3. 25. (C) Gli è conceduto che d'Egitto Venga in Gerusalemme per vedere (a Dante, che abbia la visione de' cieli innanzi che muoja). – La Gerusalemme celeste, La Gerusalemme superna. Segner. Mann. Ag. 28. 1. Lassù, nella sovrana Gerusalemme. – E prendesi per due opposte direzioni, quasi prov. il verso del Tasso: Tu vêr Gerusalemme, io verso Egitto. |
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