Azzurro tenebra di Giovanni Arpino (1977): Si guardò intorno. Era tutto uguale. Come sempre. Forse non si trovava nel Neckarstadion di Stoccarda ma a Dublino o Kiev o Zagabria. Le macchine da scrivere ticchettavano furiose, coni di luce smorta cadevano dalla tettoia, narici e bocche deformate emettevano fiotti di fumo, fiammelle d'accendini tremavano di continuo. Già nera l'erba del prato.
Le piccole libertà di Lorenza Gentile (2021): Ripenso a Miss Rinaldi, l'italoamericana con l'alito pesante che mi dava lezioni private quando ero piccola; alla scuola d'inglese dove mi portava la mamma il mercoledì pomeriggio e mi veniva sempre il mal di pancia; alle ripetizioni del liceo; alla vacanza studio a Dublino, che i miei mi avevano costretto a interrompere perché mi ero lasciata sfuggire che i miei compagni fumavano; al pacchetto di ore di conversazione che mi hanno offerto in ufficio come formazione: sei mesi di telefonate Skype il lunedì nel tardo pomeriggio con un'irlandese più giovane di me che ha messo in piedi la sua società di consulenza per aziende, mentre io cercavo di glissare sul fatto che stavo solo portando a termine uno stage.
La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro (2013): «È che ci sentiamo un po' fessi, Ivo, perciò ci diamo reciproco conforto, solidarietà. Ogni volta mi dico: ma perché cazzo devo andare lì pure quest'anno? Chi mi obbliga? Nessuno mi obbliga, Isa pure vuole venire, ma anche lei quando si tratta di decidersi, quando è tempo di fare il biglietto, cerca false alternative, fa proposte che non si possono nemmeno prendere in considerazione. Quest'anno ha proposto Dublino… L'Irlanda, capisci? mi ci vedi a me a passare l'estate a Dublino? Lo fa apposta, perché alla fine si dica, vabbè, allora se è così andiamo all'isola. Riusciamo a dirci addirittura che ci conviene venire qui. Ci conviene? Ci piace! Eccola, Isa». |