Concupiscenza, Libidine, Voluttà, Dissolutezza, Lussuria - La Concupiscenza, ben dice il Girardi, è il primo movimento della volontà degradata verso i piaceri sensuali. - La Libidine è smoderata cupidità di tali piaceri, con deliberata e cercata smania di prolungarli. - La Voluttà si ferma con compiacenza sopra tali piaceri, quasi gustandoli e prendendone gioja: e però si trasporta ad altri diletti, anche non rei. - La Dissolutezza è il darsi perdutamente a ogni sorta di vizii e ad ogni piacere del senso. - La Lussuria, per ultimo, è abito colpevole ai colpevoli piaceri del senso. [immagine] |
Voluttà, Dissolutezza - Dissoluto, o di costumi dissoluti è l'uomo che cerca menare l'esistenza di voluttà in voluttà. La voluttà è piacere goduto, assaporato con troppa compiacenza; la dissolutezza non si compiace tanto de' piaceri veri, quanto delle esagerazioni, degli eccessi che stancano e portano alla sfinitezza e poi alla dissoluzione: se il voluttuoso è talvolta scusabile per troppo squisita sensibilità, il dissoluto, che s'infanga in ogni lezzo senza ritegno e senza vergogna, è sempre condannevolissimo. [immagine] |
Disciogliere, Sciogliere, Prosciogliere, Sciorre, Dissolvere, Solvere, Risolvere; Discioglimento, Dissoluzione, Dissolutezza, Scioglimento, Soluzione, Risolvimento, Risoluzione; Risoluto, Risolto; Insolubile, Indissolubile; Solvente, Solutivo - Fra sciogliere e disciogliere non v'è differenza che nel grado; il secondo dice un po' più: cosa sciolta non è più strettamente legata; cosa disciolta è libera affatto dai legami: in senso traslato si dice sciogliere una difficoltà, un dubbio: disciogliere non si potrebbe dire senza affettazione, poichè si scioglie anche ciò che è soltanto intricato, e si discioglie ciò che è legato veramente. Sciorre è poetico o dello stile sostenuto: prosciogliere non si dice che da un voto, da un patto e simili, quasi solvere pro (auctoritate, eo). Dissolvere è esso pure poetico, per disciogliere; ed è termine della scienza eziandio per disciogliere: gli acidi dissolvono certi sali; polvere, cerotto dissolvente. Risolvere indica un certo scioglimento che meglio mutazione o cambiamento potrebbe dirsi: le nuvole si risolvettero in nebbia; l'acqua si risolve in vapore: risolvere, o meglio risolversi, vale eziandio fermarsi a un partito; ma già anche in questo caso avvi il dubbio, l'esitanza tra i molti partiti che resta risoluta o risolta. Concretizzando in un sostantivo, il primo senso dà risolvimento; il secondo risoluzione; e così i due participii detti pur ora si riferiscono, il primo al primo, ed il secondo al secondo. La dissoluzione è l'effetto del discioglimento delle parti; così la dissolutezza è il discioglimento, l'allentamento delle idee morali e conservatrici: un corpo morto cade in dissoluzione; l'animo dell'uomo che corre sciolto da ogni freno morale cade di dissolutezza in dissolutezza: lo scioglimento pare sempre fatto da altri, racchiude un'idea come proveniente da verbo attivo; il discioglimento pare l'effetto d'una causa interna, racchiude un'idea pertanto come proveniente da verbo neutro. Indissolubile è ciò che non si può disciogliere; insolubile è ciò che non può sciogliersi; il cremor di tartaro è insolubile nell'acqua fresca: il nodo del matrimonio è indissolubile. Solvente è ciò che scioglie, che può sciogliere: solvente è pure chi paga, chi ha di che pagare, di che sciogliersi cioè dall'obbligazione del debito: solutivo è termine medico; è dai moderni ippocrati applicato alle medicine, alle pillole, decozioni purganti, perché sciolgono almeno la stitichezza del ventre, se non hanno efficacia di risolvere la malattia. [immagine] |