Un uomo finito di Giovanni Papini (1913): E ognuno deve ricomprendere il suo sé medesimo quando questo è già passato ed è tra i morti per sempre, cogli altri morti, con tutti i me che uccidiamo ogni giorno col veleno lento della dimenticanza, e quando vogliamo riparlare di lui che non è più, dobbiamo rifarci dal suo dizionario, dalla sua grammatica, dalla sua sintassi mentale e non serve a nulla frugar tra gli stracci che furono in quei giorni i suoi costumi di gala e ribalbettare le epigrafi ch'egli dettò allora per fissare (cioè rendere immobili: ammazzare) le sue intuizioni e le sue fuggevoli conquiste sull'eterno fuggente.
La festa dei Canestri di Cesare Cantù (1878): E veniva pure.... Ma voi, giovani cortesi e belle donne, avvezzi a commovervi al racconto di avventure strepitose, bizzarre, romanzesche; voi, che a parole chiedete il semplice, il vero, poi in effetto volete prurigine di fittizio, d'esagerato, deh saltate a piè pari questo racconto; non fa per voi: esso è schietto e mite siccome il cuore di chi me lo dettò.
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1840): N'ebbe in risposta, che bisognava guardarsi dalle risoluzioni precipitate; ma che, se persisteva, non sarebbe rifiutato. Allora, fatto venire un notaro, dettò una donazione di tutto ciò che gli rimaneva (ch'era tuttavia un bel patrimonio) alla famiglia di Cristoforo: una somma alla vedova, come se le costituisse una contraddote, e il resto a otto figliuoli che Cristoforo aveva lasciati. |