Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Miglior poeta fu Luigi, ed uomo di squisita galanteria, alla corte del re lazzarone e della regina Carolina. Verseggiò con un certo malinconico e gentile epicureismo, assai nitidamente; ed amò da fino amatore, ed ebbe avventure in copia, talune celebri, come quella con la marchesa di Bugnano che per gelosia s'avvelenò, e come quella con la contessa di Chesterfield che morta etica egli pianse in canzoni, odi, sonetti ed elegie soavissime se bene un poco frondose.
L'edera di Grazia Deledda (1920): — Che hai fatto? Tu lo sai, senza che io te lo dica. Sai appunto la storia del serpente, che morsicò e avvelenò l'uomo che l'aveva raccolto nel suo seno. Basta, ripeto, non voglio far prediche: una sola cosa ti dico: Paulu è corso a rifugiarsi da me, quando qualcuno lo avvertì del pericolo. Io lo accolsi come zio Castigu accolse te. Nell'ora del dolore m'ha detto tutto.
Anime oneste di Grazia Deledda (1905): Il cavallo di Angela mordeva il freno, si scuoteva e sussultava. Il piccolo cinghiale, già ferito, apparve nel sentiero. Era una bestia di un anno tutt'al più, col pelo lucente, a sottili strisce nere e giallo cupo. Pietro lo prese subito di mira e sparò. Il colpo fu così improvviso, vicino e forte, che la fanciulla si spaventò: poi vide il bosco oscillarle sul capo e la vallata ballare, con le macchie, i cespugli, le pietre mosse da un turbine vorticoso. Allora gettò un grido straziante e battè la fronte su un mucchio di pietre. Il cavallo spaventato le aveva preso la mano, dandosi a una corsa pazza giù per la china e Angela era precipitata miserevolmente. Pietro aveva ucciso il cinghiale, ma la caduta di Angela avvelenò l'esito insperato della caccia. |