Due Fratelli di Cesare Cantù (1878): I genitori, sulle prime una collera coi fiocchi. Ma brave persone, di quelle la cui schiettezza non temeva di cantar la verità quando si trattasse d'incaparrarsi la futura signora, posero in mezzo delle buone parole; il tempo fa sbollire ogni sdegno: al primo bambino s'impose il nome del signor nonno: il sangue alla fin dei conti, non è acqua: in somma poco andò che furono casa e bottega. Scene che succedono ogni anno a dozzine. Celebrata la pace, il genero attaccò il cappello nella casa del suocero, e poco dopo, morti i genitori, si trovò padrone di una lauta eredità, che beato lui.
Demetrio Pianelli di Emilio De Marchi (1890): Giovann dell'Orghen prese la valigia e si avviò verso la scala d'ingresso. Arabella si attaccò al braccio dello zio e lo accompagnò fin sulla soglia. Era pallidissima, ma non piangeva per non conturbare con lagrime inutili la malinconia del viaggiatore. Questi, col corpo in preda a piccole scosse, colle rughe del volto tese a uno sforzo supremo, disse ancora qualche cosa colla mano, mosse le labbra a un discorso che non volle uscire, e lì sulla soglia, sotto gli occhi del controllore, baciò sulla fronte Arabella, mettendole la mano sulla testa, come aveva fatto la sua mamma con lui. E si divisero senza piangere.
Gli egoisti di Federigo Tozzi (1924): Anche Dario era al concerto. Per caso, la poltrona alla sua destra restava vuota; ed egli, quando l'orchestra attaccò, vi dette una occhiata quasi di sgomento: non poteva convincersi che accanto a lui non ci fosse Albertina, per quanto fosse quasi contrariato di pensare a lei. Non poteva fare a meno di voltarsi a quella poltrona; e, qualche volta, invece, non osava né meno. Perciò escì innanzi che la prima suonata fosse finita. Ma Albertina l'aveva visto; e si era sentita come cadere dentro il teatro. |