Il nome della rosa di Umberto Eco (1980): Ci trovammo sulla soglia di una stanza simile per forma alle altre tre stanze cieche eptagonali, in cui dominava un forte odore di chiuso e di libri macerati dall'umidità. Il lume che tenevo alto illuminò dapprima la volta, poi mossi il braccio verso il basso, a destra e a sinistra, e la fiamma alitò vaghi chiarori sugli scaffali lontani, lungo le pareti. Infine vedemmo al centro un tavolo, colmo di carte, e dietro al tavolo, una figura seduta, che pareva attenderci immobile al buio, se pure era ancora viva. Prima ancora che la luce illuminasse il suo volto, Guglielmo parlò.
Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro (1901): “Sempre orgogliosa!„ diss'egli. “Non vuol mai avere sbagliato!„ Ella sorrise pure, gli alitò sul viso un “cattivo!„ Poi gli domandò ad alta voce dove mai fosse il suo paese e soggiunse piano: “lo so, non ci avevo pensato„. Piero le parlò della casetta dov'era nato, del romito lago, delle grandi, austere montagne di Valsolda. Il landau toccava allora il sommo dell'erta, i cavalli presero il trotto.
La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Un brivido gli attraversò il braccio e gli scese lungo la schiena. Sentì il palmo della mano asciutto come sabbia. Immediatamente lo avvicinò alla bocca e ci alitò sopra, per inumidirlo con la condensa del fiato. Non resistette alla tentazione di mordersi una falange, cercando di non farsi scoprire da Alice, che tanto se ne accorse. «Non so fare il nodo» disse, strascicando le parole. «Mmm, sei proprio imbranato.» |