L'amica geniale di Elena Ferrante (2011): Insomma non riuscii a risponderle, pur privandomi del ma-re, del sole, del piacere di stare con Ciro, con Pino, con Clelia, con Lidia, con Marisa, con Sarratore. Meno male che Nella, da un certo punto in poi, venne a tenermi compagnia sul terrazzo portandomi un'orzata. Meno male che, quando tornarono dal mare, i Sarratore si rammaricarono perché me n'ero stata a casa e ripresero a festeggiarmi. Lidia volle preparare lei stessa una torta zeppa di crema pasticcera, Nella aprì una bottiglia di vermouth, Donato attaccò a cantare canzoni napoletane, Marisa mi regalò un cavalluccio marino di stoppa che aveva comprato per sé al Porto la sera prima.
Arabella di Emilio De Marchi (1888): Accettò il vermouth e il biscotto; disse sempre di sì col capo a tutte le questioni della mamma; sorrise due o tre volte anche a lei, mostrando tutte le buone disposizioni di perdonare. Ma non pronunciò una parola tutto il tempo, come se la voce fosse morta nel petto. Gli occhi fissi alla vetrina innanzi alla quale si agitava il turbinio di un popoloso quartiere nella piena luce d'una bella giornata d'aprile, essa, più indifferente che turbata, preparavasi a soffrire fino alla fine... o fin quando era necessario.
I Figli dell'Aria di Emilio Salgari (1904): — Sì, nel Turchestan; e quella bevanda eccitantissima si chiama koknar. È anzi tale l'abitudine che hanno ormai quegli abitanti, che non potrebbero farne a meno. Per loro è diventata una vera necessità, come per la maggior parte degli europei il vermouth, l'assenzio o la birra. L'uomo che volesse rinunciarvi, non potrebbe resistervi a lungo; diverrebbe presto un infelice, privo di qualsiasi energia, apatico, svogliato e non saprebbe imprendere qualsiasi lavoro. |