Malombra di Antonio Fogazzaro (1881): Qui il racconto fu interrotto da un'espansione di Steinegge contro quei maledetti bigotti ipocriti furfanti vili che son capaci di queste azioni da assassini. Tempestò sbuffando per la camera buia, e non si fermò se non quando ebbe rovesciate due sedie. Allora udì un passo leggiero venire a lui, si sentì una mano sulla bocca. Tutta la sua ira cadde. Egli baciò quella mano e la tolse con ambo le sue.
I Viceré di Federico De Roberto (1894): Il barone invece tempestò, di risposta, che per niente avrebbe commesso quella sciocchezza, giacché il colera era alle porte di Catania, e ingiunse alla figlia di non perder tempo e anche di lasciar solo Raimondo se questi rifiutavasi di accompagnarla... Allora ella non seppe più che fare né chi ascoltare, smaniando all'idea di restar divisa dalla figlia e dal padre, non tollerando neppure d'abbandonare Raimondo, poiché non poteva vivere lontana né dall'uno né dagli altri, in quella triste stagione. Il giorno che il duca, fatte le valigie, partì per Palermo, ella si vide perduta....
Il romanzo della fanciulla di Matilde Serao (1921): — Niente affatto, niente affatto, — tempestò Anna Doria, — Tutte più o meno ci meritiamo di maritarci, tutte più o meno siamo buonine, carine;... eppure, quante zitelle che si vanno maturando! Non parlo per me, che, ormai, sono andata in aceto, ammuffita. Sapete perché? Olga si marita subito e come vuole, perché non ha la mamma: a noi le nostre mamme impediscono il matrimonio. — Oh! oh! oh! Anna, Anna! — dissero, quasi tutte, scandalizzate. — Ti viene l'accesso, Anna? — domandò Chiarina Althan. |