La fuga in Egitto di Grazia Deledda (1926): La solitudine, dopo la visita di Marga, lo riprendeva a succhiare, come la tartaruga la terra; e lo purificava, certo, gli levava dal sangue le particelle oscure; egli sentiva però che quando quel succhio gli sarebbe arrivato al cuore, sarebbe morto. Poiché non è vero che l'uomo superiore possa vivere solo con la natura e con gli esseri inferiori a lui: il suo cuore ha bisogno del cuore del suo simile come una colonna ha bisogno dell'altra per sorreggere il tempio.
Il piacere di Gabriele D'Annunzio (1889): Quella sera, infatti, il raccoglimento gli era venuto assai tardi, quando cioè rientrando nella sua casa aveva veduto brillare sopra un tavolo il piccolo pettine di tartaruga dimenticato da Elena due giorni innanzi. Allora, in compenso, tutta la notte, aveva sofferto, e con molti artifici del pensiero aveva acuito il suo dolore.
L'isola di Arturo di Elsa Morante (1957): Col passare dei minuti, sentivo i miei muscoli, nell'immobilità, intorpidirsi, e i pensieri incantarsi, quasi mi andassi trasformando in una gigantesca tartaruga di mare, dentro la sua corazza di pietra nera. Il secondo segnale del piroscafo, che dopo la breve fermata lasciava il porto, mi giunse come da secoli di distanza, da chi sa quali novelle favolose, che non volevo più ascoltare. Vicino a me, alla porta della mia stanzetta usurpata, si mischiavano i rumori del vento e delle ondate, e questo coro naturale, senza nessuna voce umana, discuteva certo il mio destino, con un linguaggio incomprensibile come la morte. |